Bristol si risveglia con la pioggia, e i miei piedi temono l'allagamento da scarpe da ginnastica coi buchi.
Provvidenziale Kyla, la couchsurfer che ci ospita, che mi presta un paio di calosce, o wellies, che suona molto più carino ed elegante.
(In compagnia di Barbanera, che a quanto pare nacque proprio da queste parti).
Pronta ad affrontare pozzanghere e diluvio, ce ne andiamo a fare un brunch in un altro bellissimo posticino, in cui offrono la tradizionale colazione britannica, ma veganizzata.
Di ritorno altra sfilza di graffiti, case colorate e negozietti, catturati fotograficamente sotto la pioggia.
Pancia piena e pronte a partire, non sono nemmeno le due, abbiamo 4 ore per arrivare a piedi a Ashton, che è da dove dovrebbero prendere il volo le mongolfiere alle 6. http://www.bristolballoonfiesta.co.uk/content/8/about-us.aspx
Prima facciamo una tappa al Mshed http://www.bristolmuseums.org.uk/m-shed/, un museo (gratuito, aperto nel 2011) sulla vita, i luoghi e le persone di Bristol. Ogni turista dovrebbe visitare uno di questi musei tutti britannici, che raccolgono le storie di tutti i giorni della gente comune, dei quartieri, dei rituali, e la mescolano con la Storia, quella dei libri e dei media.
Imbuti decorati simpaticamente si mescolano a libri rilegati in pelle umana e biciclette per amputati, e a centinaia di altri oggetti, foto, quadri.
Poi al secondo piano c'è la tragedia della schiavitù, chi ci avrebbe mai pensato che tanto dolore fosse passato da queste parti?
Bristol e i suoi abitanti sono un fuoco di proteste e lotte alle ingiustizie, i Bristolians devono essere gente di carattere, che ci tiene alle proprie radici, alla propria città e a non soccombere all'uniformità.
Oggi Bristol mi piace più di ieri.
Anni fa ci furono proteste e rivolte sedate dalla polizia anche in modo piuttosto violento, contro l'apertura di un supermercato Tesco in un quartiere che difendeva i piccoli negozi e combatteva le grandi corporazioni. I graffiti, murales, le scritte dal profondo significato sociale tappezzano un po' tutta la città e invitano a riflettere.
Sarà forse che siamo prese da troppe riflessioni, ma ovviamente ci perdiamo.
O forse no, è solo che la strada per arrivare alle mongolfiere non è ciò che ci aspettavamo.
Il ponte che vogliamo attraversare è chiuso ...
Il Suspension Bridge, che era la nostra idea originaria è troppo lontano ...
Ed eccoci sotto la superstrada, tutta tappezzata di graffiti, e temiamo di essere rapinate da un momento all'altro.
Ma a Bristol le apparenze ingannano e questa zona, che pare un po' il Bronx, è invece popolatissima di gente che corre, che va in bici, che passeggia coi cani e che, ovviamente, va verso il festival.
Noi invece ecco dove andiamo, verso un breakdown mentale ...
Certo che segnali così non aiutano. Ma 'sto festival dov'è?
Ci arriviamo infine che ho i piedi gonfi da caloscia di plastica, e sono le 6 precise. Puntualità britannica.
Una guardia all'ingresso avverte che, causa pioggia e vento, le mongolfiere non partiranno.
Vabbè, andiamo a vederle a terra perlomeno.
Macché!
Da un secondo all'altro comincia il diluvio universale, talmente forte che è come rilavarmi i capelli nel tempo di acchiappare l'ombrello ed aprirlo. L'ombrello si rompe.
Spiove in 5 minuti e l'altoparlante annuncia che la zona mongolfiere è ora chiusa al pubblico, gli incaricati cominceranno a smantellare il tutto.
E noi siamo lì, giusto all'altro lato della collinetta, abbiamo fatto non so quanti chilometri per arrivarci e le uniche mongolfiere che avremo visto saranno quelle finte del museo e quelle delle cartoline.
E ci tocca ripercorrere tutta la strada a ritroso, senza perderci questa volta, menomale che perlomeno è pieno di cespugli di more e facciamo mambassa.
Poi sono i graffiti, come mollichine di Pollicino, a riportarci verso casa ...
... e verso il premio di consolazione ... E dall'ora di colazione che non mangiamo praticamente nulla, e magicamente rieccoci da Kino, questa cenetta ce la siamo proprio meritata.
Se continuiamo così presto vedremo delle belle mongolfiere guardandoci allo specchio!
Peccato! Bristol a prima vista e' banalmente semplice, poi ne scopri la storia e ti conquista. Io vorrei tornarci perche' con gli studenti ho visto tutto di corsa.
ReplyDeleteSì, è un po' come Glasgow, che si scopre il suo fascino giorno per giorno ...
DeleteCacchio, voglio vivere a Bristol! Ma la rilegatura in pelle umana è una roba da fantozzi o è vera?
ReplyDeletePelle umana vera, di un condannato a morte il cui corpo era stata donato alla scienza! Bristol è San Francisco dell'Inghilterra! Stesso vento, stessi hippy, stesso clima estivo, stessi negozietti ...
DeleteMOOOO!!!
ReplyDeleteBella quella foto! :)
Davida!
Quale?
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