21.2.15

Che si fa con la nonna?

Il secondo quadrimestre mi ha messo sotto come un treno ad alta velocità.
Da venerdì scorso ad oggi ho avuto l'impressione di nuotare sottacqua con le bombole quasi scariche.
Sono stata sempre al lavoro, a casa solo per dormire, perché le prime settimane sono così, con corsi nuovi, alunni nuovi, sala dei professori da svuotare proprio il giorno che ti fa male la schiena, riunioni in cui vengono dette sempre le stesse cose, ma vabbè, è sabato.

Però ecco, almeno una cosa bella c'è stata. 
Fra i miei buoni propositi per quest'anno c'è quelli di andare a teatro (almeno 4 volte) e così, già a inizi gennaio, avevamo comprato i biglietti per uno spettacolo intitolato ''Che si fa con la nonna?'' che poi è stata mercoledì.

L'avevo comprato perché, leggendo un trafiletto di descrizione avevo visto che trattava di alzheimer e di nonni, un tema che ho vissuto e che mi sta a cuore. Poi guardando le foto di spettacoli precedenti mi ero un po' insospettita, c'era qualcosa di strano. 


Solo quando la regista/direttrice ha cominciato a descrivere ciò che la serata sarebbe stata, ho realizzato che TEATRO FORUM significava qualcosa di diverso. Il teatro forum (nato dal Teatro dell'oppresso) si propone di coinvolgere il pubblico, trasformando tutti in spettATTORI, usando il teatro come strumento di lotta sociale e di cambiamento e riflessione a livello personale, ma anche globale.

Funziona così: gli attori mettono in scena l'opera normalmente e poi, dopo aver spiegato 3-4 regolette, a luci accese la ricominciano, ma quando c'è qualcosa che non va, quando un membro del pubblico pensa che il personaggio avrebbe dovuto o potuto comportarsi in maniera diversa, allora può alzare la mano, dire STOP, salire sul palco e prendere il posto di quel personaggio, per rinventare la scena con gli altri attori, prontissimi a dargli filo da torcere.

 In questo caso la storia rispecchiava la vita di tantissime famiglie:
una nonna malata di alzheimer, di cui si prendono cura una badante romena che vive con lei e la figlia che vive al piano di sopra. L'altro figlio che vive a soli 5 minuti in macchina si presenta raramente, è sempre impegnato, scarica tutte le responsabilità sulla sorella, ma quando si tratta di spendere soldi (di sua madre) per migliorare la situazione, magari scegliendo di trasferirla in una struttura che possa prendersi meglio cura di lei non acconsente e continua però a lavarsene le mani.
La nipote, figlia della figlia, studia in un'altra città e promette di tornare in visita, ma questi 'presto verrò a trovarvi' non si trasformano mai in realtà. Il genero, marito della figlia, osserva la situazione da spettatore, non sa come aiutare e vede la sua vita matrimoniale andare a rotoli.

A quanti di voi risultano familiari queste dinamiche? Quanti di voi hanno vissuto quegli scontri, quelle frustrazioni, quella rabbia? Avremmo potuto fare di più? Avremmo potuto comportarci meglio? Cosa avremmo potuto dire e fare per rendere il tutto più umano? Come vivere questa terribile malattia senza che alla fine si ammali anche qualcun altro?

Perché così si conclude l'opera, con la figlia ormai stremata e malata anche lei, che non ha tempo per sé e finisce in ospedale, e allora ''Che si fa con la nonna?''. 

All'inizio temevo che, essendo composto il pubblico principalmente da pensionati, che già si erano lamentati all'idea di avere le luci accese nella seconda parte, lo spettacolo non avrebbe funzionato.
Invece il tema alzheimer ed anziani toccava personalmente più di uno degli spettatori seduti in sala e il tempo è volato.
Ci sono stati tantissimi stop, molte riflessioni, tanta voglia di condividere da parte di persone la cui vita è stata distrutta da questa malattia. Ci sono state anche risate e sicuramente delle lacrime e parecchi esami di coscienza. Per tutte quelle volte che abbiamo detto di non avere tempo, per tutte quelle male parole, per l'egoismo di alcuni e l'incapacità di trovare un compromesso. 


(Vi lascio un link - in inglese-  con studi interessanti sulla prevenzione dell'Alzheimer http://nutritionfacts.org/?s=alzheimer, sarà pure ereditario, ma ci sono tante cose che si possono fare per prevenirlo!)

6.2.15

Er mejo der Colosseo

Certe ciambelle riescono proprio con il buco.

Sono a Roma, lo sapete e di solito quando ci torno d'estatepasquanatale ci sono sempre un sacco di cose da fare e finisce che non esco dal mio quartiere e incastro incontri di famigliamici, ma mi rimangono in testa troppi avrei voluto o sarei voluta andare.

Uno di questi ultimi era un sareivolutaandare al ROMEOW CAT BISTROT (questo qui), aperto proprio a dicembre a 10 minuti a piedi da casa di mamma e papà, nuova casa di uno dei gatti di Luna di Formaggio, il rifugio per cani e gatti che gestisce mia sorella http://www.lunadiformaggio.com.

Quando poi avevo letto che la cucina sarebbe stata vegana, fremevo per andarci, ma quando infine avevo ritagliato una mattinata libera, grido di mannaggiaipescirossi, era lunedì ed era chiuso!


Questa volta mi sono ripromessa che non avrei lasciato sfuggire l'occasione, e quale migliore momento se non una cena con la mia amichetta Jasmina, in visita - per pura coincidenza - dalla Slovenia del mio cuore? Lei è stata la mia ispirazione vegana e allora cosa poteva esserci di meglio che celebrare 25 anni di amicizia se non una cenetta in un posto speciale?


Romeow è tutto ciò che mangiare fuori significa per me.

Un posto accogliente, gestito da persone carinissime che ti fanno sentire subito a casa, decorato nei minimi dettagli in modo creativo e particolare. Musica di sottofondo, cibo fantastico e poi loro, i 6 gattoni, che gironzolano, si arrampicano, sonnecchiano e ti ricordano, con la loro semplice presenza, che nella vita ci meritiamo di fermarci, tranquilli, a cenare, pranzare, fare colazione, mangiarci un dolcetto, chiacchierare, respirare e dimenticare il mondo di fuori che corre.




Le foto fatte con il cellulare non rendono (guardate il loro facebook linkato sopra) e sono talmente tante le cose che abbiamo provato che ora non ricordo più gli ingredienti e i nomi, ma solo la delizia dei sapori. Soprattutto della torta raw al cioccolato, me la sogno di giorno e di notte! La ricetta la trovate qui http://www.sugarless.it/?p=1482#more-1482



Così ci sono pure tornata, per una tarda colazione con mamma e papà, e per qualche altra foto e un'oretta di pace. Perché Romeow NON è un cappuccino bevuto di corsa prima di scappare chissà dove, ma il concedersi volutamente una pausa anche solo per guardare uno dei gatti dormicchiare o arrampicarsi sempre più in alto.






Che dopo 15 anni lontana da Roma io i ritmi frenetici non li capisco più, e Romeow è quell'oasi di tranquillità dove rifugiarsi e semplicemente godersi la vita! Da non perdere!




Il Romeow Cat Bistrot si trova a Roma, Via Francesco Negri 15, facilmente raggiungibile a piedi dalle fermate metro Garbatella o Piramide. Chiamate per prenotare a pranzo e cena, perché sta avendo un incredibile successo ed è quasi sempre tutto pieno
tel. 06 57289203 - romeowcatbistrot@gmail.com

http://www.romeowcatbistrot.com/