31.7.15

Dialogo della Natura e di una Murcitalianscozzese

Ritorniamo come ogni anno nel deserto.
Landa desolata, artificiale, ora abbandonata dall'uomo.

Il deserto si adatta all'umore, che quest'anno è pigro e sonnolento.
Siamo vittime dell'estate, che ci schiaffeggia giornalmente coi suoi 45º.

Profughe in un'oasi abbandonata, entriamo e usciamo dall'acqua, cacciamo (via) rane, frastornate dalle cicale che non smettono di sventolarsi con le ali, che pure per loro quest'anno a Murcia è troppo caldo.

  Getting lost

 Death Valley

Eppure i laghi, creati per affondare palline da golf, ora sono pieni di papere e di cigueñuelas, cicognette, anche se il loro nome in italiano è cavalieri d'Italia e fa un po' ridere, che sono? Amiche di Berlusca fuggiasche? 

Eppure dall'asfalto spuntano fiori e piante, ogni anno più anarchiche, ogni anno più libere.
Di giardinieri non ce ne sono più, nessuno si cura che i marciapiedi si crepino, che i serpenti entrino nelle case dei pochi che rimangono a vivere da queste parti.
I gatti vanno a caccia, così come le volpi, perché il canyon è diventato territorio comanche.

 
Non mi ricordo da che anno è che torno nel deserto, all'inizio era ancora un campo da golf, ora mi fa pensare a Leopardi, al Dialogo della Natura e di un Islandese, che mi è rimasto in mente per ventanni e ora la memoria me lo ripropone e lo cerco per rileggermelo.

Natura. Tu mostri non aver posto mente che la vita di quest'universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera, che ciascheduna serve continuamente all'altra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o l'una o l'altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe in suo danno se fosse in lui cosa alcuna libera da patimento.

Islandese. Cotesto medesimo odo ragionare a tutti i filosofi. Ma poiché quel che è distrutto, patisce; e quel che distrugge, non gode, e a poco andare è distrutto medesimamente; dimmi quello che nessun filosofo mi sa dire: a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell'universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono? Mentre stavano in questi e simili ragionamenti è fama che sopraggiungessero due leoni, così rifiniti e maceri dall'inedia, che appena ebbero forza di mangiarsi quell'Islandese; come fecero; e presone un poco di ristoro, si tennero in vita per quel giorno. Ma sono alcuni che negano questo caso, e narrano che un fierissimo vento, levatosi mentre che l'Islandese parlava, lo stese a terra, e sopra gli edificò un superbissimo mausoleo di sabbia: sotto il quale colui diseccato perfettamente, e divenuto una bella mummia, fu poi ritrovato da certi viaggiatori, e collocato nel museo di non so quale città di Europa.

Io non sono pessimista come il nostro Gobbo nazionale, il ciclo della vita mi piace, soprattutto quando la natura vince e si riprende ciò che è suo. 
Di leoni poi da queste parti non ce ne sono, al massimo conigli,  che zompettano qua e là fra i cactus e ci guardano, forestiere in terra di nessuno.

Il deserto è ritorno alle origini, piedi scalzi, capelli arbusto, amiche ritrovate, necessità primordiali, dormire, mangiare, starsene in silenzio, al sole o in acqua. 
Il deserto è cervello che sogna pioggia altrove e che in sovraccarico fa puff e si spegne.

Batteria scarica.


(Per fortuna che è solare)

23.7.15

Generazione di whatsappomani





Stiamo facendo in classe le simulazioni di esame.

In coppia hanno 4 foto di ristoranti e devono inscenare il teatrino di quale sceglierebbero se insieme dovessero andare a festeggiarci il compleanno di uno dei due, una cena di classe, la fine degli esami.
Un'alunna, oggi particolarmente agitata, mi dice che per lei è un'attività troppo difficile.
Ma come? A me sembra una delle più facili, considerando che abbiamo appena scelto il ristorante per il pranzo di classe.
Certo, dice lei, ma lo hanno discusso fra loro, fra alunni, su WHATSAPP!
Si sono messi d'accordo lì, parlando delle due proposte che io avevo fatto.
E io che pensavo lo avessero fatto durante la mezzora di pausa che facciamo a metà mattina.
No, no, che siamo matti?
Lei dice che di solito le decisioni di gruppo non le prende mai A VOCE.
Che per decidere dove cenare, che film vedere, che regalo fare tutto si svolge via whatsapp.

Che può essere comodo, pratico, gratis, ma arrivare al punto di dire che non si è più capaci di interagire per prendere una decisione mi sconcerta non poco.

Poi fra l'altro lei al pranzo non ci è neppure venuta.
Forse sarà proprio un problema di interagire in generale allora.
Eppure non mi pare una tipa introversa o timida.

Boh.

Comunque da prof. di alunni dai 18 a 60 anni mi ritrovo in una situazione in cui:

- generalmente i più vecchietti odiano i listening e lo speaking, vogliono grammatica a tutto spiano. Poi diventano fan della fonetica, questa sconosciuta. E si fanno passare quintalate di pdf e di materiali come manna dal cielo. (più che altro perché i più non sanno fare ricerche su internet per trovare da soli tutte queste cose)

- i 30-40enni, che a scuola hanno studiato grammatica, mi seguono abbastanza, siamo della stessa generazione, in adattamento al mondo tecnologico. Capiscono se dico avverbio o sostantivo, gli va bene un po' tutto, anche se sono reduci di una scuola dove i loro prof erano quelli della categoria precedente. Quindi all'inizio hanno la fase oddiomachièstamatta, aiuto, attacco d'ansia. Poi si abituano al ritmo.

- i 20enni mi fanno vedere i sorci verdi. Non sanno scrivere, funzionano solo per frasi corte e opinioni risicate. Non tutti, certo, ho anche alunni brillanti, ma quando correggo i compiti noto questa forma mentis fatta di foto e di like, di twitter e di whatsapp.
Difficile mantenere la loro attenzione, non ce la fanno a sostenere i reading più lunghi ... ma io sono un osso duro.
Sono abbastanza addicted ai social network - facebook soprattutto - per riuscire a capirli, anche se mi preoccupa parecchio che questa sia la piega che la società e i cervelli stanno prendendo.

Domani sono gli esami orali, ce la faranno i nostri giovani eroi a PARLARE per ben 7 minuti, interagire, rispettare i turni di parola e raggiungere un accordo?
Chi bloggherà, saprà!

18.7.15

Capriole

Quasi un mese senza scrivere.
È stato un luglio particolare, ore lavorative (e stipendio) ridotte, all'università a insegnare al massimo fino alle 2.30.
Ho una classe di gente tranquilla, normali, carini. Nessuno psicolabile.
Fanno i compiti, partecipano, tutti molto interessati, le 3 ore passano veloci, veloci, tanto che a volte mi sbaglio e mi devo mettere la sveglia per ricordarmi quando la lezione finisce.

I primi giorni però sono stata disorientata. Pomeriggi liberi? E ora che faccio?
Ero partita con un sacco di buoni propositi: allenamento, dieta crudista, studiare svedese.


È andata bene per qualche giorno, a mangiare i pomodori del balcone, fare 9km a piedi di ritorno dal cinema, comprarmi carciofi per merenda invece che bombe caloriche.

Ma a 40-45º il cervello va in tilt.
E i buoni propositi fanno una piroetta a 180º trasformandosi in: fare la siesta, mangiare gelati (vegani) e un sacco di altra roba, andare al cinema col tram a vedere qualsiasi cosa per approfittare dell'aria condizionata in sala (che io a casa non ce l'ho).


Le mie interiora soffrono per l'attacco di grassi, glutine e zuccheri.
Ogni giorno mi riprometto: da domani solo cocomero!
Ma poi c'è sempre qualcuno da salutare perché non lo vedevi da tanto tempo, un giretto in centro, qualche tapa, fa caldo, che ti vuoi far mancare un gelato?

Da brave suicide io e Marghe certi pomeriggi usciamo alle 5, sotto il sole a picco, sperando di dimagrire per evaporazione. Arriviamo in centro con pause cibo varie e, sarà forse un miraggio, ci ritroviamo nel bel mezzo di uno spettacolo di balli folclorici.
D'oriente dice il cartello.
Nizza, dice il tamburo di uno dei suonatori.
Vabbè, però ha ragione mamma, a Murcia esci per strada e ti trovi sempre una sfilata, una processione, qualcosa di non annunciato che ti sorprende.
Durante l'anno chissà quante me ne perdo, di queste manifestazioni estemporanee, con cinesine ginniche che si arrotolano le gambe intorno al collo, draghi con le mani di Mickey Mouse, coreografie di asiatici-francesi che sudano le 7 camicie.


Ieri era l'ultimo venerdì di lezione, la prossima settimana sono già gli esami.
In classe stiavamo parlando di sogni, di chi avrebbero voluto essere per una settimana se avessero potuto scegliere: Obama, un compositore che non conosco, Peter Griffin, un'aquila ...
Manco a farlo apposta l'ultimo a rispondere dice Sean Connery. 

Gli dico: così potresti metterti un kilt, vero? - e rido sotto i baffi.
Ho la lezione sulla Scozia preparata per l'ora successiva. 
Il kilt è proprio lì, in una scatola davanti a me. 
Certo - dice lui.
A volte ciò che si desidera diventa realtà in 4 e 4 8.
Tiro fuori baracca e burattini e fra gli applausi della classe e con sottofondo musicale di cornamuse, trasformo l'alunno in scozzese, tanto che lui vorrebbe addirittura togliersi i pantaloni.


Da lì risate a go-go e foto ricordo con minacce di accoltellamento se non fanno i compiti.