28.3.16

Curiosità di viaggio # 1

Dato che sia Copenhagen che Madrid sono abbastanza famosette e ci sono blog a bizzeffe che ne parlano, e dato che Malmo invece non è famosa per niente e ci siamo andate a casaccio, senza sapere cosa c'era da vedere, ho deciso che invece di una sfilza di post turistico-culturali, ve ne beccate un paio di curiosità e scemenze, che anche quelle fanno parte della scoperta di un Paese.

Procedo per foto


Girando la prima sera ci troviamo in una via tappezzata di questi poster.
Ironici ed attualissimi, - leggo successivamente - sono parte di una proposta artistica del gruppo Superflex nel 2002, anno in cui - durante la presidenza danese all'UE - la situazione dell'immigrazione ed integrazione era particolarmente calda. Cosa significa essere danese (o di qualsiasi altra nazionalità)? Cosa significa essere straniero? Di primo impatto fanno ridere, poi però ... i controlli alle frontiere fra Dinamarca e Svezia li abbiamo dovuti passare ...


Gironzolando vediamo da lontano The Zinker, fratello di zinco del pensatore di Rodin, seduto a Nordre Toldbod. Ne leggo già di ritorno http://zinkingpeople.com/ e mi piace la descrizione che l'artista (o sono un gruppo?) da di sé:
I have a condition where my brain iz overflowing with ideaz 

Succede anche a me, gli ingranaggi del cervello che ruotano a tutta manetta, e allora ci vorrebbe un po' di time to zink davanti al mare.



Del grande mistero delle serrature nel muro non ho trovato soluzione.
Qualcuno che viva in Danimarca e sappia spiegarci che razza di chiusure hanno le porte???
Perché poi ci sono i normali citofoni e anche la normale ed unica serratura, però ... boh ...

Foto che ha fatto già scalpore sul mio facebook. 
Fa freddo, sì, e al 7/11 si possono comprare tè e caffè da portare via, in simpatici bicchieri dalla doppia funzione. Sei single, indeciso, accalappiato? 
Fai sapere al mondo che ti circonda il tuo stato amoroso. 
A quanto mi dicono in Danimarca ormai ci si conosce solo su Tinder, magari 'sti bicchieri sono l'occasione giusta per rompere il ghiaccio nordico. Che ne dite?

xxxx sezione porno soft xxxx

 
Care mamme all'appello ... ma cos'è 'sta storia del latte a fontanella? Io poi 'na vergine Maria col sedere di fuori non l'avevo mai vista.


E un murales così, davanti a una chiesa, cosa rappresenterà?  Andate e riproducetevi, anzi fatene due a botta e così vi levate il pensiero?
Poi mi sa che ai danesi piacciono le tettone ...



Ecco a voi, la Siretetta!

A domani per la seconda parte di viaggiare informsclerati.








19.3.16

La carica





Come ogni anno eccoci arrivate al viaggetto di Pasqua, ormai tradizione coinquilinesca.

Io e Marghe questa volta abbiamo scelto la Danimarca, un viaggio più corto del solito perché fra una cosa e l'altra non volevamo rischiare di non poter pianificare nulla (e così è stato, prese da altre mille cose) e ritrovarci 10 giorni da qualche parte a improvvisare, in riserva di energie.

Meglio allora pochi giorni, ma buoni.
Anche perché questa volta, in anticipo rispetto alla data effettiva, festeggerò i miei 40 20x2 anni in compagnia, Copenaghen sarà centro di raccolta di diverse persone.

Ceci, la mia gemella, direttamente dalla Svezia, mia amica di penna dal 1994, migliore amica a distanza negli anni, l'incontro compleannoso è stata idea sua. È da due anni e mezzo che non ci vediamo, ma sarà come se ci fossimo viste ieri, il filo della nostra amicizia non si perde mai. 
A noi si unirà Linda, dai Paesi Bassi, altra amica di penna di entrambe dagli anni '90. Nel '97 avevamo cercato di organizzare un viaggetto insieme, non riuscito. A distanza di più di 20 anni dalla prima lettera (ora facebook) infine ci conosceremo di persona. Trovarla 20x2enne anche lei, ma averla in testa adolescente o ventenne.
E poi Sara di Udine, ma residente a Cph, la mia coinquilina del mio secondo anno in erasmus, quando io avevo già messo la testa a posto ed era lei a rincasare all'alba, con me che da brava mamma la aspettavo sveglia (anzi appena svegliata) sul divano, fingendo immensa preoccupazione. 

Ed eccoci in arrivo, io e Marghe, le viaggiatrici sgarrupate, con valigie sempre più minimal e fatte all'ultimissimo momento, vestiti sempre più trucidoni, patate lesse e panini con i resti del frigo da svuotare come pranzo al sacco in aeroporto, viaggi economici che ricaricano dopo periodi un po' confusi.

Si va insomma ... e io scrivo poco, prima facevo le telecronache giorno per giorno, ora chissà.
L'ipad funziona di nuovo, ma ci sarà il tempo mi chiedo, fra una chiacchiera, una foto, una torta vegana, fra una risata e l'altra, fra un vedere che il tempo passa ma non passa. 

Vorrei trovarlo, il tempo di scrivere, perché poi rileggere da la carica nei momenti in cui il prossimo viaggio è ancora troppo lontano.

6.3.16

Amiche, da grandi

Doveva essere un post diverso, era da un po' di tempo che pensavo che ultimamente non mi viene voglia di scrivere stupidaggini o dettagli, ma forse dovrei. Perché poi succedono cose che tocca scrivere macigni, e nel mezzo ci dovrebbe essere pure vita più leggera da apprezzare e da riderci su.

Stamattina ho ricevuto un messaggio di una mia alunna, che aveva provato a chiamarmi - ma non avevo fatto in tempo a rispondere - per dirmi che voleva parlarmi. Di brutte notizie.

Sapevo già quale poteva essere la brutta notizia prima ancora di richiamarla.
Abbiamo solo un'amica in comune e quell'amica (anche lei mia alunna) a dicembre era stata ricoverata in ospedale con una polmonite, dopo settimame a tossire in classe. A gennaio era venuta a fare l'esame, sembrava stesse meglio. Si era iscritta al corso successivo. A febbraio era venuta a una lezione e poi mi aveva scritto che era di nuovo in ospedale, di nuovo polmonite. Dentro e fuori, antibiotici, analisi su analisi.

Però poi ci eravamo viste pochi giorni fa, perché l'avevano fatta uscire, un pomeriggio di chiacchiere arretrate, di cui aveva bisogno dopo una reclusione di settimane in ospedale.
Stamattina stavo per mandarle i compiti della settimana, credevo ingenuamente che stesse meglio, in fondo l'avevano rimandata a casa.
Mi ero appena svegliata da uno strano sogno in cui rianimavo una marionetta e la salvavo.

Ho letto il messaggio e l'ho saputo, Carmen, che eri tu.
Che tutto questo non ha senso, o un senso molto più grande di me e lo colgo di sfuggita dientro la retina, dove passano i fotogrammi di un'amicizia nata per caso.

Scelgo pochi amici fra gli alunni, perché a volte temo che sia l'interesse a spingerli a frequentarmi (per ottenere una traduzione, per parlare inglese gratis ...).
Con te, Carmen, era stato diverso. Mi avevi sorpresa coi tuoi grandi miglioramenti il primo corso, con il tuo entusiasmo. Avevo sentito che ero davvero la tua maestra, non so di inglese, ma forse anche un po' di vita.
E mi rendevi migliore teacher e persona.

Mi ricordo quel giorno che, davanti a un caffè parlavi di me come la tua teacher e io ti ho detto: Carmen, smetti di chiamarmi teacher, che siamo amiche.
Avevo visto un guizzo nei tuoi occhi, quella felicità che si prova quando si scopre di avere un nuovo amico vero. Che da grandi è più difficile trovarsi in sintonia davvero, trovarsi bene con qualcuno con cui parlare di tutto, condividere segreti, mettersi in paro di tutti gli anni che non si era ancora amici. Scoprirsi.

Ci stavamo ancora scoprendo, sapevo in cosa avrei potuto aiutarti, in cosa aiutavi me. Eri una di quelle che ormai ci sentivamo quasi tutti i giorni. Mi mancavi in classe quando non c'eri. Con quei tuoi appunti presi un po' storti, con il tuoi orgoglio di mandarmi foto di quello che facevi tu nelle tue classi, perché eri anche tu maestra ora.

Carmen, io ora non ci capisco niente, non voglio pensare, non voglio tentare di capire, non c'è soluzione alle lacrime, al dolore, al vuoto.

Respiro forte e cerco di farmi entrare nei polmoni tutta la vita che tu non hai più, penso ai bimbi della tua classe e a chi gli racconterà che la loro señorita non tornerà. Vorrei essere io, vorrei prendere quella scimmia di peluche che avevi comprato dopo le nostre chiacchiere didattiche, e che mi avevi portato in classe per farmela conoscere, perché sarebbe stata la vostra mascotte, il vostro rituale speciale.

 Vorrei  inventare per loro e per me una storia, della Señorita Carmen e le sue nuove avventure in un Paese fantastico, dove si scrive obliquo, si hanno in casa strani oggetti ricordo di vite passate, non si mangia questo e quello perché occhio alle allergie e, sempre e nonostante tutto, si sorride sempre e si creano nuovi giochi, nuove canzoni, nuove attività.

Perché è il tuo entusiasmo e la tua voglia di essere sempre migliore, Carmen, ciò che più mi mancherà.