23.8.16

Alla ricerca di Jamie

Ero stata a Inverness nel giugno del 2003 e non ne avevo un bel ricordo - non per colpa della città, ma della compagnia. A quanto pare Inverness è stata dichiarata due volte il posto più felice della Scozia, dunque mi sono detta bisogna rimediare, sovrascrivere nuovi immagini e momenti associati alla capitale delle Highlands - e di 13 anni fa ricordare solo le 24 ore di luce, che non se ne andava mai.
Questo viaggio ho cominciato ad organizzarlo ad aprile e cercando couchsurfing e simili, una vegana mi aveva messo in contatto con una sua amica dicendomi che faceva parte del gruppo https://www.warmshowers.org/ e che ci avrebbe potuto ospitare nel suo camper.
Non avevo neppure tanto indagato, l'idea del camper mi pareva una grande novità rispetto a ostelli, divani altrui ed aeroporti, ma sì, buttiamoci, sarà un altro tassello del nostro puzzle avventura.
Così avevo comprato un aggeggio per fare la pipì in piedi ('sto coso qua https://go-girl.com/) e mi ero dichiarata pronta ad affrontare le fratte.
E così eccoci qua, in una giornata piovosissima, ad essere accolte da Karen e sua figlia Lily, lei inglese trapiantata in Scozia, prof di pilates, con l'orto in giardino, Lily ragazzina vispa e ginnica, che se dovesse scegliere fra cioccolata e fragole e condannare uno dei due cibi all'estinzione, vorrebbe che rimanessero le fragole, che ce le hanno pure in giardino, insieme a zucchine, lamponi, pomodorini, insalate e penso: ma allora gente come me in Scozia c'è.


Perché io ho sempre questo dubbio, che se tornassi mai a viverci in Scozia, non so se la troverei gente a me affine, minimalista e frugale, ecologica e vegana, con pochi fronzoli.

Ma eccoci nel Carousel, il camper parcheggiato in giardino - non a frattoni -, un lettone e delle copertone calde calde, un minispazio come nelle tiny-houses che mi piacciono tanto e pronte per metterci in marcia.

Perdendoci nelle viuzze del quartiere dall'altro lato della città rispetto al centro, scoprendo i canali (https://www.scottishcanals.co.uk/canals/caledonian-canal/ opera di ingegneria del XIX secolo, 100 km che collegano la costa orientale del mare del Nord a quella occidentale dell'oceano Atlantico, percorso per un terzo artificiale e che sfrutta per due terzi vari laghi, fra cui anche Loch Ness,  che i turisti per lo più vedono durante i tour che portano proprio a Loch Ness presso la località di Banavie e la sua Scalinata di Nettuno), le chiesette del lungofiume, il Castello che castello non è più.



Di Inverness ricorderò:
- Lily dai mille talenti  che balla per me un ballo scozzese delle Highland https://en.wikipedia.org/wiki/Scottish_highland_dance, facendomi venire voglia di imparare.
- Karen che mi racconta con orgoglio di tutto ciò che riesce a coltivare in giardino e la buonissima insalatona preparata con ingredienti a Km Metro zero.



- La semplicità con cui veniamo accolte e fatte sentire a casa, integrate nelle chiacchiere serali di Karen e sorella + cognato, mentre Lily e cugini giocano in giardino, niente tablet o TV, solo salti sul trampolino, prove da giocolieri, hulahoop e un'idea di spensieratezza che non vedevo da secoli.
- Il silenzio solitario, perché i (pochi) turisti stanno tutti ammassati in 2-3 viuzze del centro, ma il bello di stare a casa di gente del posto sono le dritte che ti portano in posti così, noi, il mare e qualche passante con un cane che ci guarda di soppiatto pensando, queste si sono perse, non ci arriva mai nessuno qua.



Ad Inverness mettiamo in pratica anche due regole del viaggiatore minimal:
- se sei fermo per almeno due giorni lava mutande e calzini e stendili dove puoi, porta sempre con te cordicella e mollette.
- se ti offrono un asciugamano, accettalo, così non dovrai portarti il tuo umidiccio in valigia.

Ad Inverness la mia valigia, dopo avermi accompagnato fedelmente per non so quanti anni, perde una ruota e mi fa capire che vuole rimanersene in Scozia. Il mio io-minimal ne soffre, so che potrei aggiustarla con un po' di tempo e attrezzi e me la porto ancora un po' più in là, anche se dubito che ce la farà fino alla fine del viaggio.

E imparo la regola 3 del viaggiatore minimal:

- se qualcosa è già mezzo scassato prima di partire, finirà di scassarsi durante il viaggio. E questo vale per tutto, quindi occhio ai cocci che vi portate in giro.

Poi ecco, diciamoci la verità, ad Inverness ci sono venuta pure perché è qui che praticamente comincia la storia della serie Outlander, tratta dai libri di Diana Gabaldon. Giusto per invogliarvi comincia così:

Nel 1945 Claire, infermiera durante la II Guerra Mondiale, torna con suo marito Frank nelle Highlands scozzesi per una sorta di "seconda" luna di miele, dopo una lunga separazione a causa della guerra. Durante il soggiorno a Inverness però, Claire viene misteriosamente catapultata indietro nel tempo nella Scozia del 1743, dopo essere entrata in un antico cerchio di pietre magiche , chiamato Craigh na Dun. In Scozia incontra Jamie, un bello scozzesone kiltato e ne succedono di tutti i colori...

E dunque fosse che pure noi troviamo il nostro Jamie da queste parti ...


2.8.16

Glasgow col sole

- Scozia, di nuovo ... perché?
Perché è tornare a casa, è un viaggio che organizzo come fosse una festa, mi sale l'adrenalina e mi luccicano gli occhi innamorata, pensando ai posti vecchi e a quelli nuovi, il mio personalissimo caricabatterieumane e l'energia che poi mi durerà per mesi.

All'aeroporto in Spagna ci fermano per assicurarsi che non siamo albanesi ladre di passaporti, alle conseguenze del Brexit oggi non ci penso, se ne riparla fra 2 anni.

È uno dei soliti viaggi pezzentelli, vestiti vecchi in valigia da abbandonare lungo la strada, bandiere sdrucite del mio passaggio. Couchsurfing e dormire all'aeroporto di Prestwick, ormai lo conosco bene e c'è un divanetto morbido che mi aspetta e la mia Scozia là fuori.


All'alba sono già sveglia, sul treno per Glasgow pieno di pendolari del lunedì mattina, li abbaglio col mio sorriso a milledenti e il sole mi fa compagnia. All'ostello non possiamo entrare fino alle 3, sono appena le 8. Molliamo le valigie e ci prepariamo a una giornata infinita: 5 bombe al caramello vegane possono bastare a darci la carica?


Ce ne andiamo a passeggiare lungo il fiume, è una zona che non conosco ancora, bella, pulita, piena di biciclettari ginnici, silenzio rotto solo dalle nostre chiacchiere concitate, io in questa casa qua ci vivrei, e immagino la mia vita sulla riva del Clyde.
Veniamo abbordate da una strana tipa svedese, che ci trattiene 20 minuti a parlarci di Dio e Gesù in collegamento con Snoopy e Pluto. Non so che ingranaggio nel suo cervello si sia rotto e come sia finita  a vivere con un carrello in un prato, parliamo di filosofia, di puzzle della vita e poi è ora di scappare, la città ci aspetta.

 

Pare che stia per piovere, ma no, il cielo ci risparmia, ci spariamo la prima dose di cibo indiano sotto lo sguardo affamato di un gabbiano e poi una pausa in biblioteca.
Quando vivevo a Glasgow, la biblioteca della Goma (Gallery of Modern Art) era il mio rifiugio nei giorni di pioggia e luogo di sosta nelle pause da scarpinata da un lato all'altro della città. Rivedo me quasi ventanni fa, seduta sui divanetti a leggere libri pescati a caso. Mi piace osservare la gente che legge, come si muovono gli occhi veloci su una pagina, come si soffermano, si dilatano, come si sprofonda sempre di più nella poltrona e si vive in bilico fra questo mondo e quell'altro là, delle parole che si rincorrono.

Poi le solite spese programmate, il giro per negozi ci lascia senza forze. Ma non è consumismo, è la Scozia che mi porto via con me: shampoo, vitamine, biscotti.
La siesta che doveva esserci viene abolita, fuori c'è il sole, facciamo come i Glaswegian e andiamo in piazza, a fare le lucertole. Il sole qua fa l'effetto di un gas esilarante, la gente scoppia, si vede che te lo vogliono dire quanto è bella la luce e stare seduti fuori. Una signora addirittura mi dice che i miei pantaloni sono bellissimi. Forse coi capelli spettinati e il look straccione/abbronzato sarò un'icona di un mondo altro, dove da marzo è già più estate che questa estate qui.

Di sera infine cena vegana al The 78 con Scott, che ci facebookconosciamo da 4 anni ed è lui 'la voce' di tanti listening degli esami che preparo. Povero Scott, torturato foneticamente, pronuncia questo e quest'altro, perché il glaswegian è l'accento più sexy del mondo e il mio cervello frulla di simboli. Ridiamo dei nostri errori e un cameriere gnoccone ci regala pure una fetta gigante di torta - lo sa che ci sono venuta fin dalla Spagna per mangiare da loro.



Good night, Glasgow <3