Perché è tornare a casa, è un viaggio che organizzo come fosse una festa, mi sale l'adrenalina e mi luccicano gli occhi innamorata, pensando ai posti vecchi e a quelli nuovi, il mio personalissimo caricabatterieumane e l'energia che poi mi durerà per mesi.
All'aeroporto in Spagna ci fermano per assicurarsi che non siamo albanesi ladre di passaporti, alle conseguenze del Brexit oggi non ci penso, se ne riparla fra 2 anni.
È uno dei soliti viaggi pezzentelli, vestiti vecchi in valigia da abbandonare lungo la strada, bandiere sdrucite del mio passaggio. Couchsurfing e dormire all'aeroporto di Prestwick, ormai lo conosco bene e c'è un divanetto morbido che mi aspetta e la mia Scozia là fuori.
All'alba sono già sveglia, sul treno per Glasgow pieno di pendolari del lunedì mattina, li abbaglio col mio sorriso a milledenti e il sole mi fa compagnia. All'ostello non possiamo entrare fino alle 3, sono appena le 8. Molliamo le valigie e ci prepariamo a una giornata infinita: 5 bombe al caramello vegane possono bastare a darci la carica?
Ce ne andiamo a passeggiare lungo il fiume, è una zona che non conosco ancora, bella, pulita, piena di biciclettari ginnici, silenzio rotto solo dalle nostre chiacchiere concitate, io in questa casa qua ci vivrei, e immagino la mia vita sulla riva del Clyde.
Veniamo abbordate da una strana tipa svedese, che ci trattiene 20 minuti a parlarci di Dio e Gesù in collegamento con Snoopy e Pluto. Non so che ingranaggio nel suo cervello si sia rotto e come sia finita a vivere con un carrello in un prato, parliamo di filosofia, di puzzle della vita e poi è ora di scappare, la città ci aspetta.
Pare che stia per piovere, ma no, il cielo ci risparmia, ci spariamo la prima dose di cibo indiano sotto lo sguardo affamato di un gabbiano e poi una pausa in biblioteca.
Quando vivevo a Glasgow, la biblioteca della Goma (Gallery of Modern Art) era il mio rifiugio nei giorni di pioggia e luogo di sosta nelle pause da scarpinata da un lato all'altro della città. Rivedo me quasi ventanni fa, seduta sui divanetti a leggere libri pescati a caso. Mi piace osservare la gente che legge, come si muovono gli occhi veloci su una pagina, come si soffermano, si dilatano, come si sprofonda sempre di più nella poltrona e si vive in bilico fra questo mondo e quell'altro là, delle parole che si rincorrono.
Poi le solite spese programmate, il giro per negozi ci lascia senza forze. Ma non è consumismo, è la Scozia che mi porto via con me: shampoo, vitamine, biscotti.
La siesta che doveva esserci viene abolita, fuori c'è il sole, facciamo come i Glaswegian e andiamo in piazza, a fare le lucertole. Il sole qua fa l'effetto di un gas esilarante, la gente scoppia, si vede che te lo vogliono dire quanto è bella la luce e stare seduti fuori. Una signora addirittura mi dice che i miei pantaloni sono bellissimi. Forse coi capelli spettinati e il look straccione/abbronzato sarò un'icona di un mondo altro, dove da marzo è già più estate che questa estate qui.
Di sera infine cena vegana al The 78 con Scott, che ci facebookconosciamo da 4 anni ed è lui 'la voce' di tanti listening degli esami che preparo. Povero Scott, torturato foneticamente, pronuncia questo e quest'altro, perché il glaswegian è l'accento più sexy del mondo e il mio cervello frulla di simboli. Ridiamo dei nostri errori e un cameriere gnoccone ci regala pure una fetta gigante di torta - lo sa che ci sono venuta fin dalla Spagna per mangiare da loro.
Good night, Glasgow <3
Goditi ogni minuto! Quella luce magnifica mi manca già!
ReplyDeleteAppena tornata in Spagna e medito la fuga ...
DeletePensa che Glasgow (e la Scozia in generale) fanno lo stesso effetto anche a me, che non ci vivo (sono a sud del Vallo). Ogni scusa è buona, quindi, per andarci quando posso e ricaricare le batterie :)
ReplyDeleteAllora magari la prossima volta ci incontriamo lì!
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