25.9.14

Settembre, mese di ...

Come tutti i mesi di settembre mi vengono in mente un sacco di cose, di essere ordinata, di farmi schemi su schemi di progetti, di esami da passare, di allenamenti, ... di mettere a posto la scrivania per cominciare a  studiare indovinate un po' cosa?

 

SVEDESE. 
Ci ho già provato due anni fa, avevo cercato pure un prof , ma niente di fatto.
Stavolta allora uso un altro metodo.
C'è una pagina su youtube con un sacco di video Learn Swedish with pictures, frasi, verbi, presentazioni, suoni.
Quando sono a casa la metto in sottofondo, a ruota libera, senza sosta.
Non guardo come si scrivono le cose, e neppure il loro significato. Ogni tanto butto un occhio allo schermo, e collego le immagini alla parola. Ma non sempre.
Così cerco di riprodurre l'apprendimento di un bambino, che sente frasi su frasi, molte ripetute, e gli vengono indicati oggetti, ma non sempre.
Insomma, per ora so capire/ dire varie cose, le so pronunciare, ma non so esattamente cosa vogliano dire. Certo, parto avvantaggiata, perché ci sono tante parole simili all'inglese e al tedesco, quindi diciamo che sono come una bimba di 4-5 anni, già bilingue di altro magari.
Poi dopo questa overdose do un'occhiata veloce a come si scrivono le cose, le appunto su un quaderno, ma non le studio, sono là, non ho ancora deciso come affronterò lo scritto.

Poi c'è la questione ciccia!
Dopo i 3.5kg presi durante le vacanze, ora sono tornata alla mia solita dieta veganasana, con concessioni per il fine settimana, perché perché a Murcia, udite udite, hanno aperto un altro ristorantino vegano  https://www.facebook.com/eljardindelosdragones
Così mi faccio insalatone durante la settimana, e poi un giorno a settimana botta di vita: burger, salsicce, patate in varie salse, crocchette (mancano varie foto perché ci sono arrivata un po' affamata).


A Murcia come sempre a settembre piove per 2-3 giorni, e la città si allaga, perché il resto dell'anno non piove mai mai, e quindi i chiusini e gli scoli non se li fila nessuno e certi viali della città si trasformano in canali veneziani, la gente si fa prendere dal panico, non si esce di casa.
Io, che amo l'autunno che qua però non esiste, in questi rari giorni piovosi mi siedo in veranda con una tazza di tè, e sono gli unici momenti in cui riesco a stare ferma, a meditare.


Poi c'è il ritorno al lavoro, gli esami di inglese per 120 studenti, per molti dei quali come vedete qua sotto l'inglish è molto importante. Ne abbiamo bocciati il 70% credo, perché in Spagna purtroppo è così, molte persone credono di poter arrivare all'intermedio B1 richiesto per accesso a master e simili studiando una settimanella prima dell'esame.


Quest'anno causa epidemia di gravidanze fra colleghe siamo rimasti in pochi prof. e io, essendo una delle più veterane, ho infine un orario che mi piace. Uscirò ben due giorni a settimana alle 6 di sera, cioè, potrò aver un minimo di vita sociale pomeridiana, potrò cenare al mio amato orario nordico, vedrò tramonti non dalla finestra della mia classe.  
Ieri quando tornavo a casa dopo averlo saputo facevo i salti di gioia.


Poi per non farmi mancare nulla, e per solidarietà coi miei genitori che in Italia stanno affrontando i lavori a casa, ecco, serranda rotta, e tenuta su con manico di scopa. Calcolando che fino a una settimana fa faceva 45º immaginatevi che piacere non poter aprire e chiudere la finestra.

Ora emergenza rientrata, dopo quella dell'invasione di formiche, del computer che abbassava il volume da solo ...

Mica può andare tutto bene, sennò ci si annoia!

15.9.14

Baciata dal karma

Ognuno ha i suoi rituali magici per rilassarsi e stare un po' da soli con se stessi.
Io a Ljubljana passeggiavo e facevo foto, a Murcia mi faccio una tazza di tè o caffè e mi siedo sulla sedia a dondolo in terrazzo, a Roma leggo un libro tutto di un fiato.

Però se voglio davvero davvero tranquillizzarmi, se ho bisogno di un momento di stacco dopo un quadrimestre di insegnamento molto pesante, o un'estate a gironzolare, allora la soluzione è una sola:
la mia dose annuale di Scozia.

Quest'anno la scusa è stata che mi costava di più volare diretta da Roma a Alicante che farlo via Glasgow. E un'anima buona, Carlo (ve ne avevo già parlato in questo post http://nonsipuotornareindietro.blogspot.com.es/2013/12/glasvegans.html) si è offerta di ospitarmi. 
Grazie, grazie, grazie!
Che quest'anno in Scozia è Homecoming, http://www.visitscotland.com/see-do/homecoming-scotland-2014/, in più ci sono stati i Commonwealth Games, e poi fra pochi giorni si vota per l'indipendenza. 
Insomma, tutto pieno, tutto carissimo, ma avere amici vegani che vivono in posti così, ha reso anche questo tappa del mio viaggio possibile.


E così, per la prima volta, invece di stare a Glasgow centro, sto a Troon, che è a 45 minuti in treno e a soli 4 minuti dall'aeroporto di Prestwick. E devo dire che, baciata dal karma, Troon è proprio ciò di cui avevo bisogno dopo le due settimane di inscatolamenti di cui ho parlato nel post precedente.

Poi Carlo deve avermi letto la mente e aver capito che avevo bisogno di una giornata lontano da tutto e immersa nel verde, a respirare aria buona e non polvere, e a rimanere a bocca aperta davanti allo spettacolo della natura scozzese, questa qui.



Che c'è il sole, e quella luce speciale di queste parti d'Europa, e spuntano i funghetti nel sottobosco e le salite non sono mai troppo ripide. E alla fine di una camminata ti aspetta un picnic vegano in riva al lago, con le risate di Alex in sottofondo, che non smette di cantare, saltare e ricordarti che a volte la vita bisogna prenderla così, da dodicenni.

Poi c'è la mia Glasgow che giro e rigiro su e giù, impavida senza ombrello, perché le previsioni dicono niente pioggia e per una volta hanno ragione. Conosco tutte le strade e le viuzze, guardo la gente, e come sempre mi chiedo come sarebbe vivere di nuovo qui, in questa città che per tanti versi è come me, piena di contrasti, un po' rozza ma davvero amichevole e alla mano.



Per me Glasgow è un colore, quello di questi edifici qui. A viverci in uno di questi scriverei fantastiche storie, avrei un appartamento minimalista, con il pavimento di legno ruvido e forse un tappeto blu, finestre grandi e tazze da tè ancora più grandi. 


Come sempre i passi mi conducono verso quella che era casa mia, la mia strada, il rudere che è diventato il mio appartamento al piano terra, e ricordo la paura iniziale che qualcuno mi entrasse dalla finestra mentre dormivo. Chissà chi ci vive.  Chissà se usano ancora la coperta gialla che ci ho lasciato. E si pesano sulla mia bilancia abbandonata.


Il mio tour del Regno (forse preso dis-)Unito mi ha fatto mettere su 4kg, biscotti, cibo indiano a go-go, e ora infine anche le bombe ripiene. Menomale che ci pensa Carlo a farmi tornare sulla retta via, preparandomi dei sanissimi cannelloni vegani al tofù e spinaci.

 



E sono pronta per tornare a Murcia nel deserto, dove mi aspettano temperature di 40-45º  e un sacco di lavoro da fare.

Ma sai che c'è? Sto già pensando al prossimo viaggio!

13.9.14

La mia vita inscatolata

Beata teeee, che vacanze lunghe che ti sei fatta quest'anno - dicevano ieri e l'altroieri i miei colleghi, al mio ritorno al lavoro l'inferno (42º gradi a Murcia, just saying!).
Specifichiamo: a settembre io non ho ferie, quindi mi sono dovuta prendere una settimana senza stipendio e 3 giorni di permesso (ne abbiamo 5 all'anno).

Non mi bastava agosto? Non ero stanca dopo tre settimane di  avventure fra Spagna e Regno (forse prossimamente dis-)Unito? Non erano sufficienti un po' di giorni di tranquillità al paesino?

NOOOOO! Quest'estate ci siamo concessi anche un doppio trasloco.

Non miomio, cioè non in Spagna. Resto nell'appartamento di sempre, addirittura con le coinquiline di sempre (era da 3 anni che non succedeva). L'ammazzata è stata a Roma, perché dopo anni e anni di titubanze, ripensamenti, vorreimanonposso, scuse, temporeggiamenti, ecco, infine i miei genitori hanno deciso che era il momento di fare i fantomatici lavori a casa, nella speranza di godersi la pensione in un appartamento più moderno, più funzionale, più adatto alla loro vita senza figlie fra i piedi.

Però in quella casa io ho ancora tutte le mie cose pre-Spagna. 
Accumulate in 23 anni di vita a Roma e innumerevoli mesi passati negli USA, più tutti i viaggi in giro per il mondo. Sono quintali di roba.
E non scherzo. QUINTALI.
Dunque dovevo esserci.

Credo però che sia stata un'ottima terapia familiare.

Salve a tutti, siamo la famiglia Costantini, e siamo degli accumulatori.
Non mi ero mai resa conto che il fatto di essere un po' shopaholic e collezionatrice mi venisse di famiglia.
Siamo bravi a risparmiare e a trovare superoffertone, ma allo stesso tempo siamo una famiglia di immagazinatori. 

Vestiti, scarpe, borse, decorazioni, quaderni, agende, diari, librilibrlibrilibrilibri.
 Solo per muovere tutta la mia collezione di fumetti di Topolino e libri ci sono voluti non so più quanti scatoloni e quanti viaggi in macchina, trolley su e giù per le scale con l'ascensore e lividozzi su braccia e sugli stinchi.


Fumetti, libri, e la collezione di tazze ... con pause per provarmi vestiti che appartenevano a mia nonna.


Camicia da notte della bisnonna, foto dell'adolescenza, maschera di carnevale della terza (che ancora mi entra!) e quinta elementare, maglietta XXL della mia epoca rapper.


Ecco, leggevo robe sulle Harley Davidson, sui tatuaggi, e sugli impressionisti ... 

Svuotando ci sono stati momenti di crisi, di ansia e di profonda riflessione.
Io credo che, anche se ora soprattutto mia madre ancora non veda la lucina alla fine del tunnel, questo processo di inscatolamento e trasferimento della nostra vita ci abbia fatto bene.

Perché ci siamo resi conto di quante cose abbiamo ammassato nel corso degli anni, e di quante non ne usiamo, non ci ricordavamo, non ci piacciono neppure più.
Se mi seguite sapete che io da 3 anni a questa parte ho cominciato il mio cammino minimalista (anche se a vedere camera mia in Spagna non si direbbe, è ancora pienissima rispetto a quando vivevo in Slovenia con il contenuto di una valigia da 20kg e di un trolley da 10kg). E credo che ora anche i miei genitori seguiranno la mia strada.

Perché gli oggetti spesso si trasformano in una zavorra, sono lì a chiedere di essere spolverati, messi a posto, lavati, considerati. Ci ricordano i soldi che abbiamo speso - chissà perché un sacco di volte -, il tempo che non li usiamo, quanto occupano. Conquistano il nostro spazio vitale e lo rendono un percorso ad ostacoli.
Quando le cose prendono il sopravvento e la casa si trasforma in magazzino, è naturale provare ansia, senso di oppressione, soffocamento. 

Perché tutti quegli oggetti sono frutto del lavoro di qualcuno, e seppur inanimati contengono l'afflato vitale di chi li ha prodotti, di chi li ha inventati. Vogliono essere usati, apprezzati, consumati.

E quando se ne stanno lì fermi, dentro un armadio, su uno scaffale, in un angolo, sono il simbolo dell'ingiustizia del mondo, in cui io ho 30 borseborsettezainetti, e qualche bambino in India va a scuola portando i pochi quaderni che ha in una busta di plastica o in mano. Perché se io ho 15 giacche, altrove ci sarà qualcuno che ha freddo. E le 10 paia di scarpe che non uso potrebbero essere ai piedi di qualcuno che è scalzo.

Abituati al troppo ci circunnavighiamo intorno, perché abbiamo perso la mappa del senso di ciò che siamo, trasformati in ciò che abbiamo. 

E allora sono contenta di aver inscatolato la mia vita. Non so cosa uscirà da quelle scatole a dicembre quando ci sarà il trasloco di ritorno. Non so cosa tornerà ad abitare gli armadi, i pensili, gli scaffali. Per tutto il resto cercherò una nuova vita, vendendo, regalando, barattando.

Spero solo che questa esperienza ci trasformi in individui accumulatori di esperienze più che di oggetti.
Di cene fuori, di cucinare a casa, di passeggiate, di chiacchierate, di tè seduti comodi in salone quando sono a Roma. E non è che queste cose non si facciano, ma si potrebbe avere molto più tempo per se stessi senza il peso delle cose inutili.

Quindi coraggio a mamma e papà che sono rimasti a Roma, con il casino dei lavori e delle ultime cose da spostare. Ora sembra un incubo, ma poi sarà tutto più facile!

E se qualcuno è interessato a borse e vestiti vintage, libri, tazze, scarpe che batta un colpo. Venghino, signori, venghino, abbiamo di tutto da vendere!

 
 

2.9.14

Il sogno di mio nonno

Prendo appunti veloci (e pubblicherò al ritorno), perché non ho internet e in 3 giorni rischio di dimenticare tutto.

Tornare al paese, Borgo Cerreto di Spoleto, 100 anime o meno, 3 giorni di stacco dal caos di Roma.


Fotografo con gli occhi, sbatto le palpebre, clic clic, fotogrammi di un'altra vita.

Le lucertole che sgusciano via, ma se fai piano le becchi al sole, placide e beate.

Un paesano, che non mi vede da 100 anni, e parla a me, dirigendosi però a mio padre, la figlia si è raccolta i capelli dice ... Cosa significherà? Che arrivata alla fase crocchia sono ormai destinata alla zitellagine?

Rumore di moto, brum brum, e mamma corri alla finestra, cos'è un raduno?, perché qua magicamente scompare la città, e questo frastuono è novità, nel sabato del villaggio.

Rifiutarmi di usare i piatti di plastica, perché no, io in questa cucina voglio vivere una vita diversa, quella in cui non esiste l'usa e getta e non si vede il telegiornalepienodimorte a pranzo.

 

I ragazzini che corrono nei vicoli, i primi amori dell'adolescenza, e fanno tardi per cena e le nonne gli strillano, sorridendo.

2 libroni letti in 2 giorni e mezzo, fra una dormitina e l'altra e cadere in letargo di sera, subito dopo cena, a recuperare tutte le ore di sonno perse in viaggio.

Passare ore, ORE, ad accarezzare un gatto, e ripararlo dal temporale.


Tenere l'ipad spento. E capire che io, arrivata a questo punto, ci potrei pure vivere in un posto così, dove tutto è lentezza e silenzio.

Questo era il sogno di mio nonno.

Un sogno che lui non ha visto realizzarsi, perché è morto pochi giorni prima, 26 anni fa che mi sembra ieri e mi escono le stesse lacrime. Quel 23 giugno 1988 è finita la mia infanzia e la vita mi ha dato un grosso pugno in faccia, che a pensarci mi toglie ancora il respiro.

Mio nonno era uno sempre sempre allegro, riguardo le sue foto e ride sempre, pure sulle fototessere per la carta di identità o per la patente, e dopo quel pugno in faccia dalla vita 26 anni fa, solo ora comincio a capirli i suoi sorrisi e il suo sogno.

Questo ultimamente mi sembra un po' anche il mio di sogno, e accarezzo i mobili e mi aggrappo alla ringhiera, come fosse la sua mano.

Ecco, io credo che potrei pure farla questa salita tutti i giorni ...


... dormire in una stanzetta senza fronzoli ...


... mangiarmi le mele dell'orto ...


... gelare nel bagno gigante in inverno ...


Mi addormento di sasso dopo cena e sogno una vita con poche cose e tanti sorrisi.