30.8.12

Non so se lei se ne è andata ...

Non so se lei se ne è andata perché è scappata da qualcosa o se qualcosa la aspettava.

Ecco, qualcuno è arrivato al mio blog cercando questo.

E a me è sembrata una bella frase, l'incipit di un libro.
Una passione disperata, un tipo che si fa crescere la barba aspettandola, che lascia tazze di caffè in giro, che guarda dalla finestra il cielo con le nuvole che corrono.
Che ciabatta per casa in pigiama, coi capelli spettinati.
Un gatto affamato che cerca di smuoverlo, un temporale, un bottiglia di whisky.
Una cosa così.

Poi c'è la solita gente che ci arriva cercando zozzerie su professoresse in reggicalze, sono innamorato della mia prof., sexy maestrine e altre pornografie. Beh, porcelloni, ve l'ho già detto nel mio precedente blog. Non pubblicherò nessuna foto mia in mutande dei settenani e reggiseno contenitivo-sportivo. E neppure con la bata (vestaglia) assecondando il desiderio di chi scrive: bata sì, bata no, foto.
Mettetevi l'anima in pace.

Ho ridato un'occhiata alla statistiche di arrivo ieri, perché ho aiutato un'amica e collega ad aprire il suo primo blog. Se vi interessa leggere della vita, i sogni, i viaggi, la didattica e probabilmente anche sprazzi di cucina (lei è bravissima a cucinare, l'ultimo tiramisù di cui ricordi il sapore è uno fatto da lei, a maggio del 2003) la trovate insomma qui.

Quelli di blogger e di facebook dovrebbero farmi un monumento o assumermi perché gli porto gente su gente, o forse dovrei dare una svolta alla mia carriera e mettermi a vendere aspirapolveri, tagliananas, pelapatatemagici e panciere-anticiccia ai mercati di paese e diventerei una riccona.

In ogni caso ho notato che oltre alle ricerche porno, qui la gente ci arriva anche per motivi culinari.
Ci sono gli amanti della cucina spagnola che vogliono la ricetta della frittata di patate, e anche chi digita alioli aglioli agliolli non so come si scrive ma lo adoro. 
Poi c'è pure chi si preoccupa - giustamente - e ricerca l'aglio fa venire il mal di testa, e in Spagna? (Beh, caro/a mio/a, purtroppo devo comunicarti che l'aglio fa venire il mal di testa - a me perlomeno - sia in Italia, che in Spagna, che in Zimbabwe, non c'è scampo).
C'è chi confessa: ho mangiato gli gnocchi di sera cercando forse consigli per digerire, e chi consiglia è necessario abituare il palato, e io mi chiedo, abituarlo a che?
Ci sono i sognatori - come me un tempo - che ricercano vita vegana in Spagna - poveri miei, cercate cercate, e se trovate qualcosa fatemi un fischio

Poi ci sono gli innamorati disperati, quelli che interrogano internet come se fosse lo specchio delle mie brame:
google, google delle mie brame, ma i fidanzati che vanno in erasmus, che fanno?

La domanda è ambigua però.

Che fanno le coppie di fidanzati che se ne vanno insieme in erasmus?
Beh, secondo le mie modeste conoscenze (ogni anno mi toccano almeno 4-5 coppiette che partiranno insieme per l'erasmus) trovano casa insieme. Poi si scannano. Si cornificano. Si lasciano.
Perché non puoi fare gli esperimenti di convivenza e famiglia felice quando tutti gli altri intorno a te vivono un rinnovato '68.

Oppure:
Che fanno i fidanzati che se ne vanno in erasmus lasciando in patria i loro partner?
Beh, io non ve lo vorrei dire.
Vorrei farvi vivere in un mondo idilliaco in cui i vostri amori se ne andranno e saranno fedeli, e non usciranno di sera, e non conosceranno nessuno, e studieranno come matti.
Io di queste persone non ne ho conosciuta nessuna.
Vabbè, forse 2.
Ma voi non disperate.
Ci sono un sacco di bei siti internet che vendono cinture di castità. E non sto scherzando.

Oppure:
Che fanno i fidanzati di quelli che se ne vanno in erasmus, e loro invece poveracci devono rimanersene a casa?
Beh, in questo caso c'è un po' di tutto.
Piangono. Si struggono. Soffrono come se l'amato stesse partendo per il fronte.
Mandano messaggini a raffica. Prima sdolcinati, poi arrabbiati, poi minatori.
Oppure appena l'amato se ne va, si danno alla pazza gioia con l'amante.

Insomma, quando la gente mi chiede:
dopo 10 anni, non ti sei annoiata di fare la prof.?
Oppure:
Torni in Spagna, cavoli, come sopravviverai?

Beh, sopravvivo così, con queste quotidiane telenovelas.
Ed ecco perché poi perché le mie stats sono quello che sono.





28.8.12

Due tragedie terribili

Sì, terribili.

E non una, ma due!

Ieri sono andata in pizzeria.
Dopo 57 giorni a mangiare verdurine.

Ho deciso che me la meritavo una pizza con mozzarella di bufala e pachino.

Pensavo che mi sarebbero uscite le lacrime, pensavo che ne avrei voluta un'altra subito.

Invece niente.
Niente stomaco che fa i salti di gioia, niente bis.

Oh mio Dio, che mi sta succedendo?
Sto perdendo i miei ultimi rimasugli di italianità?
Comincerò a metterci il ketchup sulla pizza come fanno nei Paesi dell'est?
Mi mangerò la pizza con l'ananas  e le smarties e mi leccherò i baffi?

Seconda tragedia.
Oggi dopo 58 giorni di verdurine e una pizza deludente ho deciso di andare a prendermi un gelato con mamma che me lo diceva da quando sono arrivata.
Tre gusti con panna.

Io sono una gelato-dipendente.
O forse ERO gelato dipendente.
Cono con variegato alla nutella, pinolata e Mr Max (con le noccioline).
E panna abbondante.

Io ai bei tempi potevo mangiare due chili di gelato. DUE.
Un cono per me non era mai abbastanza.
Solo poche volte me ne sono presi due di seguito, però quasi sempre mi rimaneva un leggero languorino.

Oggi invece non ho sentito quel brivido.
Me lo sono mangiato e basta.
Non ne volevo un altro.

Cosa mi è successo?

Aiuto!




26.8.12

Varsavia, impressioni fugaci

Sono partita.
Sono tornata.
Mi è sembrato un soffio, questo viaggio.

In Polonia ci tornerei e a Varsavia mi da pure l'impressione che potrei viverci.
Varsavia, fondata dal pescatore Wars, che si ritrovò nelle sue reti una sirena (emblema della città), che gli promise eterna protezione in cambio della libertà.

Perché questa città ha tutto.
Perché è moderna ed antica (seppure quello che si vede sia un'antichità ricostruita, dato che durante la II Guerra Mondiale era stata pesantemente bombardata e devastata - l'83% della città andò distrutto e i 2/3 della popolazione uccisi).
Perché ci sono fiumi di gente cammina spedita, ma poi ti ritrovi in angolini silenziosi fuori dal mondo.

Perché arrivi a uno dei grandi parchi, per caso, e ci trovi amache appese agli alberi e gente stesa a leggere, a pensare, a godersi le nuvole che corrono in cielo, a bersi una birretta da mezzo litro che costa meno dell'acqua.
Perché di turisti non se ne incontrano molti e i camerieri in certi ristoranti non parlano neanche inglese e grazie al poco sloveno che so, magicamente, capisco il polacco.

Perché ci sono i tram, eppure non sferragliano rumorosi.
Perché la strada dell'ostello è strapienissima di bar però non sento urla di ubriachi.
Perché è pulita e l'aria non puzza di smog.

Perché infine ho trovato il Salad Story http://www.saladstory.com/menu/salatki e, pur trattandosi di una catena, ho mangiato un'insalata gigante buonissima e un succo di mora da mezzo litro.
Perché mi piacciono i Paesi dove si trovano le zuppe pure d'estate (al pomodoro, cavolo, cetriolo ...)
Perché ci sono i graffiti.
Perché si può andare a piedi sui marciapiedi larghi e avere la sensazione di essere a Parigi, San Francisco, Vienna, Praga, Stoccolma, e invece sei a Varsavia, e a tutti quelli che mi avevano detto ma che ci vai a fare, non c'è niente da vedere dico menomale che c'è tanta gente che la pensa così, e i turisti non ci vanno e Varsavia è tutta per me.
E per chi aveva letto il post pre-partenza e la mia ansia da sottopassaggio presso la metro Centrum (vedi qui), aveva ragione Valentina, è una follia!
Sembra di essere stati infilati nella centrifuga di una lavatrice, perché questi tunnel sotterranei sono pieni di gente che corre e tu disorientato vedi negozietti di calze, tabacchi, dolci da 3 milioni di calorie, dituttodipiù e credi di andare a destra e invece sbuchi dall'altra parte della strada, o fai il giro in tondo e riesci sullo stesso marciapiede, solo 5 metri più in là.
Poi però ne capisci la logica e quando riesci ad arrivare a piedi, attraversando queste bolge infernali, al parcheggio dove prendere l'autobus per l'aeroporto, in meno tempo di quanto ci ha messo il taxi il primo giorno, allora sì che ti senti di averla conquistata questa città.
Trovate tutte le foto qui. Non sono molte e ammetto di non aver visto tutto quello che avrei voluto, ma diciamo che questo è stato un assaggio e che Ryanair permettendo credo proprio che ci tornerò.


21.8.12

Da Varsavia con amore ... E pioggia!

Ieri pensavo che quest'anno non sono andata in Scozia.
Mi sono scordata che quest'anno però ogni mio desiderio è un ordine e così la Polonia è verde e il cielo gronda proprio come nell'Alba (nome gaelico per la Scozia) del mio cuore.

Sono arrivata.
Ho preso al volo lo shuttle bus dall'aeroporto senza poter cambiare gli euro.
Ho seguito il percorso sull'Ipad e ho addirittura potuto usare internet dato che c'era WiFi.
C'era pure l'aria condizionata pinguinosa.
Uguale uguale che il bus-navetta Ciampino-Roma. NO.

Poi in città dato che mi aspettavano ho deciso di prendere il taxi.
Il tassista però non aveva chiaro dov'era l'ostello o forse aveva la vocazione guida-turistica perché invece di andare tutto dritto mi ha fatto fare un giro e passare davanti a tutti i monumenti.
Forse voleva guadagnarsi i 10€ che mi ha chiesto spegnendo il contachilometri.
Era l'unico taxi in giro nei pressi della fermata dello shuttle-bus quindi non avevo scelta.

Ho seguito incuriosita il suo itinerario sull'ipad e aun certo punto ho pure creduto che mi stesse riportando all'aeroporto. Non parlava inglese e il nostro dialogo è stata un misto di polacco-sloveno.

Devo dire che sono davvero meravigliata.
Neanche questa città me la immaginavo così.
Grande, curata, moderna.
Mi ha ricordato Berlino.

Anche l'ostello (Moon Hostel, Foksal 16 http://moonhostel.pl/hostel-warszawa-en/start/ decisamente fedele alla descrizione sulla pagina web. Nuovissimo, centralissimo, silenzioso (almeno la stanza dove sono io, che da sul cortile interno e che ha addirittura un bel balconcino).

Prima passeggiata serale per le strade intorno all'ostello.
Una marea di ristoranti, bar, pub.
Colpiscono la mia attenzione i numerosi localini di Bubbly tea (tè bollicinoso) e come una bambina di 3 anni faccio i capricci finché non me ne prendo uno qui
http://www.waymarking.com/waymarks/WMEYDY_Pij_herbate_Warsaw_Poland

Scelgo un tè nero con latte e noci.
Che vi devo dire?
Starò diventando una vecchia signora amante del tè al limone in tazza di ceramica, perché questo bibitone di tè freddo ai suddetti gusti mi sembra risciacquo di coppetta di gelato alle noci.

Sarà che forse ho evitato l'optional che rende questa nuova moda speciale: pallettine di gelatina alla frutta o alla tapioca, che possono essere aggiunte al tè e bevute attraverso una cannucciona.

Alla fine vorrei pure cenare ed entro nel miniristorante accanto che propone piatti vegetariani.
Poi però il menu recita: pollo vegano, maiale vegano, anatra vegana.
E non sono fatti di soya o tofu. 

Mi nutro allora delle decine digraffiti sui muri e di una scatoletta di mais comprata al negozio di alcolici aperto 22oresu24. E mi riprometto di cercare qualche posto davvero vegetariano.

La notte è allietata dal primo acquazzone e ora è arrivato il momento di mettersi in marcia e fotografarepasseggiareguardaresognareperdersi.


20.8.12

E si riparte, destinazione Polonia!

C'era un tempo in cui cominciavo a preparare la valigia con un mese d'anticipo.
Mettevo dentro, tiravo fuori, aggiungevo, toglievo e facevo stressare tutta la famiglia.
Forse perché i miei viaggi erano sempre (più) lunghi.
Le estati negli USA. L'erasmus in Spagna, gli assistentati linguistici in Scozia e di nuovo negli USA, e poi le valigione di ritorno in Spagna ogni volta, piene di prodotti di sopravvivenza e smercio (biscotti, saponi intimi, creme per il corpo, pasta buona, preparati vari per sughi, lievito pane degli Angeli, peperoncini, caffè).

In realtà mica è passato così tanto tempo, giusto un anno fa di questi giorni ero alle prese con i valigiamenti pre-trasferimento in Slovenia (vedi qui).

Oggi invece parto per una toccata e fuga in Polonia, a Varsavia.
Scelta a caso come punto di convergenza per viaggiatori che si rincontrano provenienti dai punti cardinali dell'Europa.
Poi mi dicono che non sia così bella, che sia stata quasi tutta ricostruita, che perché non hai scelto invece Cracovia, che si mangia un sacco di carne ...

E stavolta la valigetta 10kg Ryanair non ho ancora finito di farla.
Parto dopopranzo e ho giusto dato un'occhiata ora a dov'era l'ostello.
E mi sono ricordata di Valentina, una blogger-mammatuttofare che vive fra Polonia e Svizzera e che su Varsavia aveva scritto un po' di post.

Ero indecisa sul rileggerli o no, mi ricordavo delle belle descrizioni, soprattutto di parchi, di verde, e di robba da magnà (lo scrivo così, perché a mia mamma da fastidissimo che io dica magnà invece di mangiare), ma anche qualcosa di terrificante.

E avevo ragione.
Qua infatti descrive il labirintico sottopassaggio che dovrò attraversare oggi.
Sarò io uno di quegli sprovveduti turisti che discendono nei sotterranei polacchi e non riemergono più?

In ogni caso mi ci voleva questa partenza.
Dopo un anno di gironzolamenti - che mi hanno portata, oltre a Italia-Spagna-Slovenia, anche in Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Serbia, Ungheria - sono stata colta da un'apatia sud-Europea.
Insomma, non va bene.
Ho avuto un mese libero e mi sarei pure potuta organizzare meglio.

Poi invece a Roma quest'anno mi è venuto da fare cose assurde come:

- non mangiarmi nemmanco un gelato (penso che questo sia la causa di tutti i miei scompensi)
- tirare giù tutti i miei diari segreti da quando avevo 13 anni in poi, farmi una bella overdose di polvere, leggerne parti a casaccio, buttare alcune delle lettere d'amore scritte a maschietti che non mi consideravano e mai mandate, rimettere tutto a posto.
- guardare a raffica puntate di un terribile show televisivo britannico, Supersize-Superskinny
http://en.wikipedia.org/wiki/Supersize_vs_Superskinny


- Uscire con mamma e papà ed affidare a loro la macchina fotografica facendomi quasi tagliare la testa in parecchie delle foto.

Si vede che è proprio arrivato il momento di partire o la testa la perderò davvero!


17.8.12

Tutti i Santi (dell'Umbria)

Se mi seguite lo sapete che ho la grazia e la femminilità di uno scaricatore di porto, o come dice mia madre, di un sacco di patate. Ultimamente definisce il mio stile da francescana, perché porto le Birkenstok, i pantaloni larghi, le magliette accollate pure queste larghe e lunghe.

Per capirci, il mio stile quotidiano è questo


(E questa che si vede nella foto è la Casa de los gatos, nel quartiere El Carmen, a Valencia.
Si tratta di un accesso per i gatti al giardino dietro il muro - credo - e qui trovate anche un altro po' di foto dei dettagli).

Sono a Roma da una settimana.
Sono giorni strani e non ho avuto molta voglia di scrivere.
A parte il caldo assassino (oggi 46°), quando sono a Roma devo fare i conti con la mia (ex) cameretta strapiena di cose, con un po' di apatia da città-natia e poi dedicare tempo alla mia famiglia.

E così in questi giorni ho aiutato zia Maria Lodovica (anni 88) a svuotare gli armadi e i cassetti della casa di sua sorella, zia Fernanda, che ci ha lasciati a gennaio a 92 anni.
Alcune foto le avevo già prese, e qualche ricordino.

La settimana scorsa ci siamo dedicate ad eliminare le cose senza importanza (vecchie riviste, calendari, pezzi di carta, medicinali scaduti ecc) e poi successivamente a decidere che vestiti sarebbero andati ai poveri, quali potevano essere usati da altri membri della famiglia, quali erano proprio da eliminare perché vecchi o rotti.

Non pensavo, nell'armadio di una zia novantaduenne, che io ho conosciuto quando aveva più di cinquantanni, di trovare qualcosa che io avrei potuto usare.

Per affetto e ricordo a febbraio avevo preso un maglione, di lana, di quelli da zia che ti porta a giocare ai giardinetti da piccola, che ti paga il gelato, che ti racconta le storie, che te le da tutte vinte e per cui sei sempre la più bella e la più intelligente, quella per cui si continua a crescere anche da adulti e ogni volta che mi vedeva mi diceva: ti sei fatta più alta.

Mi manca e mi vengono le lacrime mentre scrivo, a pensare che nel giro di 6 mesi se ne sono andate lei e nonna Margherita, anche se me le vedo già insieme adesso in qualche altra realtà, a mangiarsi i cioccolatini e i biscottini insieme e a parlare di noi.

E così oggi sono di nuovo andata nella sua casa vuota, a continuare a curiosare nei cassetti e scoprire pezzi di storia della mia famiglia.

Non mi immaginavo di trovare questo vestito:



Ora blogger mi fa incavolare di nuovo e mi dice che non ho più spazio per le foto, ma com'è?
Ma che sono cumulative le foto pubblicate su tutti i blog che uno ha avuto in passato?

Avrei anche altre foto da farvi vedere, di un cappottino blu con un'allacciatura particolare, un vestitino da adolescente stile cheerleader americana, e poi una camicia alla Mao Tse e una gonna signorina Rottermeier. E un altro vestito blu con cappotto, da occasioni speciali.

Io queste cose a zia Fernanda non le avevo mai viste addosso, perché da quando l'ho conosciuta io già era più cicciottella e portava le sue gonne di lana e i maglioncini o gilet fatti da lei. E i vestiti e le camicie larghi d'estate.

E mi piace pensare che queste cose non le ho trovate prima perché oggi, dopo 5 settimane di dieta, questi vestiti ritrovati mi entrano, e addirittura mi ci sento comoda, io che non compro mai niente da femmina.

11.8.12

Sindrome del ritorno a casa

Se mi seguite lo sapete che ho la grazia e la femminilità di uno scaricatore di porto, o come dice mia madre, di un sacco di patate. Ultimamente definisce il mio stile da francescana, perché porto le Birkenstok, i pantaloni larghi, le magliette accollate pure queste larghe e lunghe.

Per capirci, il mio stile quotidiano è questo


(E questa che si vede nella foto è la Casa de los gatos, nel quartiere El Carmen, a Valencia.
Si tratta di un accesso per i gatti al giardino dietro il muro - credo - e qui trovate anche un altro po' di foto dei dettagli).

Sono a Roma da una settimana.
Sono giorni strani e non ho avuto molta voglia di scrivere.
A parte il caldo assassino (oggi 46°), quando sono a Roma devo fare i conti con la mia (ex) cameretta strapiena di cose, con un po' di apatia da città-natia e poi dedicare tempo alla mia famiglia.

E così in questi giorni ho aiutato zia Maria Lodovica (anni 88) a svuotare gli armadi e i cassetti della casa di sua sorella, zia Fernanda, che ci ha lasciati a gennaio a 92 anni.
Alcune foto le avevo già prese, e qualche ricordino.

La settimana scorsa ci siamo dedicate ad eliminare le cose senza importanza (vecchie riviste, calendari, pezzi di carta, medicinali scaduti ecc) e poi successivamente a decidere che vestiti sarebbero andati ai poveri, quali potevano essere usati da altri membri della famiglia, quali erano proprio da eliminare perché vecchi o rotti.

Non pensavo, nell'armadio di una zia novantaduenne, che io ho conosciuto quando aveva più di cinquantanni, di trovare qualcosa che io avrei potuto usare.

Per affetto e ricordo a febbraio avevo preso un maglione, di lana, di quelli da zia che ti porta a giocare ai giardinetti da piccola, che ti paga il gelato, che ti racconta le storie, che te le da tutte vinte e per cui sei sempre la più bella e la più intelligente, quella per cui si continua a crescere anche da adulti e ogni volta che mi vedeva mi diceva: ti sei fatta più alta.

Mi manca e mi vengono le lacrime mentre scrivo, a pensare che nel giro di 6 mesi se ne sono andate lei e nonna Margherita, anche se me le vedo già insieme adesso in qualche altra realtà, a mangiarsi i cioccolatini e i biscottini insieme e a parlare di noi.

E così oggi sono di nuovo andata nella sua casa vuota, a continuare a curiosare nei cassetti e scoprire pezzi di storia della mia famiglia.

Non mi immaginavo di trovare questo vestito:


C'era anche un cappottino blu con un'allacciatura particolare, un vestitino da adolescente stile cheerleader americana, e poi una camicia alla Mao Tse e una gonna signorina Rottermeier. E un altro vestito blu con cappotto, da occasioni speciali.

Io queste cose a zia Fernanda non le avevo mai viste addosso, perché da quando l'ho conosciuta io già era più cicciottella e portava le sue gonne di lana e i maglioncini o gilet fatti da lei. E i vestiti e le camicie larghi d'estate.

E mi piace pensare che queste cose non le ho trovate prima perché oggi, dopo 5 settimane di dieta, questi vestiti ritrovati mi entrano, e addirittura mi ci sento comoda, io che non compro mai niente da femmina.

7.8.12

Al momento giusto

Se mi seguite lo sapete che ho la grazia e la femminilità di uno scaricatore di porto, o come dice mia madre, di un sacco di patate. Ultimamente definisce il mio stile da francescana, perché porto le Birkenstok, i pantaloni larghi, le magliette accollate pure queste larghe e lunghe.

Per capirci, il mio stile quotidiano è questo


(E questa che si vede nella foto è la Casa de los gatos, nel quartiere El Carmen, a Valencia.
Si tratta di un accesso per i gatti al giardino dietro il muro - credo - e qui trovate anche un altro po' di foto dei dettagli).

Sono a Roma da una settimana.
Sono giorni strani e non ho avuto molta voglia di scrivere.
A parte il caldo assassino (oggi 46°), quando sono a Roma devo fare i conti con la mia (ex) cameretta strapiena di cose, con un po' di apatia da città-natia e poi dedicare tempo alla mia famiglia.

E così in questi giorni ho aiutato zia Maria Lodovia (anni 88) a svuotare gli armadi e i cassetti della casa di sua sorella, zia Fernanda, che ci ha lasciati a gennaio a 92 anni.
Alcune foto le avevo già prese, e qualche ricordino.

La settimana scorsa ci siamo dedicate ad eliminare le cose senza importanza (vecchie riviste, calendari, pezzi di carta, medicinali scaduti ecc) e poi successivamente a decidere che vestiti sarebbero andati ai poveri, quali potevano essere usati da altri membri della famiglia, quali erano proprio da eliminare perché vecchi o rotti.

Non pensavo, nell'armadio di una zia novantaduenne, che io ho conosciuto quando aveva più di cinquantanni, di trovare qualcosa che io avrei potuto usare.

Per affetto e ricordo a febbraio avevo preso un maglione, di lana, di quelli da zia che ti porta a giocare ai giardinetti da piccola, che ti paga il gelato, che ti racconta le storie, che te le da tutte vinte e per cui sei sempre la più bella e la più intelligente, quella per cui si continua a crescere anche da adulti e ogni volta che mi vedeva mi diceva: ti sei fatta più alta.

Mi manca e mi vengono le lacrime mentre scrivo, a pensare che nel giro di 6 mesi se ne sono andate lei e nonna Margherita, anche se me le vedo già insieme adesso in qualche altra realtà, a mangiarsi i cioccolatini e i biscottini insieme e a parlare di noi.

E così oggi sono di nuovo andata nella sua casa vuota, a continuare a curiosare nei cassetti e scoprire pezzi di storia della mia famiglia.

Non mi immaginavo di trovare questo vestito:



Ora blogger mi fa incavolare di nuovo e mi dice che non ho più spazio per le foto, ma com'è?
Ma che sono cumulative le foto pubblicate su tutti i blog che uno ha avuto in passato?

Avrei anche altre foto da farvi vedere, di un cappottino blu con un'allacciatura particolare, un vestitino da adolescente stile cheerleader americana, e poi una camicia alla Mao Tse e una gonna signorina Rottermeier. E un altro vestito blu con cappotto, da occasioni speciali.

Io queste cose a zia Fernanda non le avevo mai viste addosso, perché da quando l'ho conosciuta io già era più cicciottella e portava le sue gonne di lana e i maglioncini o gilet fatti da lei. E i vestiti e le camicie larghi d'estate.

E mi piace pensare che queste cose non le ho trovate prima perché oggi, dopo 5 settimane di dieta, questi vestiti ritrovati mi entrano, e addirittura mi ci sento comoda, io che non compro mai niente da femmina.