31.12.12

Ciao 2012, grazie.

Si conclude un anno negativo per tante persone che mi circondano e al contrario molto positivo per me. Con questo non voglio dire che non ci sono stati momenti duri anche per me, in primo luogo la perdita di zia a gennaio e di nonna in estate, o il fatto che il mio sogno sloveno si sia concluso (per ora). E anche il dover essere tornata in Spagna, Paese che ultimamente non mi fa impazzire e in cui non mi ritrovo del tutto.

Eppure nonostante la crisi, gli stipendi ridotti, le decine di ore extra di lavoro, gli impegni ad incastri, le corse, le poche ore di sonno, nonostante tutto, per me il bilancio è positivo.
Anche se ultimamente mi sento chiamare signora e mi fa strano e mi viene da cantargli 'non sono una signoraaaaa' ...

Ho viaggiato. Tanto. Belgio, Ungheria, Serbia, Bosnia-Herzegovina, Croazia, Scozia, Polonia e poi le solite Spagna ed Italia.
Non ho più avuto emicranie che condizionavano tanto la mia vita.
Ho imparato a controllare lo stress e le situazioni che me lo provocavano.
Ho allontanato persone per me molto negative.
Sono diventata vegana e sanissima.

Ho un lavoro, un tetto sulla testa, troppe cose ancora e tanta strada da fare.

Ho parecchi progetti che non scriverò qui, ma su un quadernino o su un'agenda, per tenerli a mente e che non scompaiano nel vortice della vita quotidiana.

Ho dei principi più saldi e un carattere meno ballerino.
Mi arrabbio meno e dormo meglio.
Perdo ancora un sacco di tempo in dilettevoli assurdità.
Mi fido ancora troppo, ma non mi offendo più così tanto.
La felicità mi deriva da cose più semplici e quasi mai materiali.

E allora non posso che augurarmi che continui così e augurare anche a voi che troviate la vostra strada e iniziate a percorrerla quanto prima.

Ci si rivede nel 2013.

Buona serata!





24.12.12

Buon Tetris-Natale

Ritorno a casa (di mamma e papà) senza i soliti imprevisti natalizi.
Sarà la crisi ma l'arroporto di Alicante era deserto e quello di Madrid popolato da cumuli di monnezza (sciopero personale delle pulizie?). Voli entrambi atterrati in anticipo, valigia arrivata sana, salva e obesa in una mezzoretta.
C'era un tempo in cui contavo le valigie che uscivano prima della mia e quel numero rappresentava il numero di giorni in cui la mia vita sarebbe cambiata. Stavolta me ne sono ricordata e ne ho contate 8, quindi il 31 chissà che succederà!

Sono uscita e a mamma è spuntato un altro capello bianco quando mi ha visto con gli hippantaloni bragaloni, ma si è astenuta dal commentare, segno evidente che ormai ha proprio perso le speranze, questa figlia mia non se l'accatta nessuno, al massimo un circo.
Mamma è quella che non crede nella canzone ogni scarrafone è bello a mamma sua, infatti non ama particolarmente il mio stile, né il mio modo di non pettinarmi i capelli. Poi ora che sono vegana lo stress si moltiplica, ieri sera ad aspettarmi c'erano 3 chili di verdure, fra fagiolini, melanzane, pomodori, cicoria. Io non ho avuto neppure il coraggio di aprire il frigo questa volta, perché a Natale si trasforma in un tetris-frgo e per tirare fuori qualcosa c'è il rischio di far scatafasciare tutto.
Oggi però mi sono resa conto dell'immensa quantità di formaggi che lo popolano, praticamente una mucca intera prosciugata e forse anche una capra. Io ho trovato un tizio che produce formaggi vegan, lunedì farò l'ordine.

Il 24 in questa casa è una cucina in ebollizione, il forno a tutta manetta, stoviglie lavate e rilavate. Fa tutto mamma da sola, io al massimo sbuccio un melograno, rimetto qualcosa in frigo, mangio gli avanzi in anticipo.
Il 24 da noi non c'è pranzone, né cenone. Si mangiano due cosette veloci, si beve una tazza di tè in un minuto che sennò te la levano da sotto il naso.
Il 24 ho fatto mille giri bancapostasupermercato e non mi è sembrato Natale o perlomeno il solito Natale. Anche le decorazioni sono in tono minore e la gente non ha la faccia da noncelafacciopiùagirarepernegozi. E devo dire che non mi dispiace. Fosse la volta buona che le cose la smettono di fare da padrone.
Il 24 torno a casa dopo aver passato 20 minuti buoni al supermercato a leggermi gli ingredienti di 50 tipi di cioccolate e non trovarne nessuna che non contenga latte - neppure quella fondente - e apro il pacco di regali mandatomi da Cecy la svedese, trovandoci miracolosamente la similNutella vegana.
Il 24 ricevo una mail dal cinema di Murcia che mi comunica che, per il terzo anno consecutivo, mi omaggeranno con una tessera per entrare al cinema gratis dal lunedì al venerdì, per me e chiunque io ci voglia portare.
Il 24 ceno sul tavolo ingombro di 1000 antipasti che non potrò mangiare domani e sono costretta a portarmi i cereali e le gallette di riso in camera perché in cucina non c'è più posto. 
Il 24 guardo la mia cana vecchietta che ieri sera non mi ha accolto scodinzolante come tutti gli anni perché passa tutto il giorno a dormire e poi le scatto una foto furtiva e mi sembra la cuccioletta di sempre.



Il 24 penso che questo sarà il primo Natale senza Zia Fernanda e senza nonna Margherita e quando mamma guarda le foto dei piatti preparati lo scorso anno e le confronta con quelli di quest'anno e dice che l'anno scorso erano più belli, è vero, lo erano, perché nella nostra vita c'erano due persone che quest'anno non ci sono più.
E sarà strano domani stare a tavola senza zia Fernanda a guardarmi nel piatto e a dire questa povera creatura non mangia niente. E sarà strano un Natale senza nonna che mi chiede se finalmente un fidanzato l'ho trovato e mi imbottisce di crocchette.

E il mondo non sarà finito venerdì come dicevano i Maya, però per me quest'anno sono finiti tanti mondi, e davvero non si può tornare indietro, ma solo vivere questo Natale nel modo più pieno possibile, incastrare nelle giornate amici, famiglia e cose belle da fare insieme come il Tetris in frigo.

Auguro un Natale tetris anche a voi, con un sacco di impegni piacevoli, pranzi e cene, giochi, dormite, tranquillità, pure un po' di riposo, niente petardi, pochi regali e tante foto di bei ricordi.




19.12.12

Diventare donna e i piccoli piaceri quotidiani

Le donne della mia famiglia nel passaggio fra ragazza e donna subiscono le seguenti trasformazioni:
 
- mettono il rossetto a tutte l'ore! Lo portano sempre in borsa, e ne conoscono il nome manco fosse uno di famiglia. Mia mamma è il caso estremo: non l'ho mai vista senza rossetto in vita mia, neppure all'ospedale. Neppure di prima mattina. Che abbia le labbra tatuate di rosso? No, perché lascia sempre il suo marchio su tutte le tazzine di caffè.
 
- tic-tac. Le caramelline. Quando diventi donna nella mia famiglia, cominci a portare le tic-tac in borsa.
 
- Scollatura. Da vera italiana Sofia Loren dotata di buon davanzale.
 
- Cucina. A go-go. Capacità di preparare 20 piatti alla volta. E di far ingrassare gli ospiti 5 chili in un pranzo o cena.
 
Ora, a me non è successo niente di tutto questo. Porto ancora le magliette girocollo da maschietto che mamma odia, il rossetto e addirittura il burro di cacao mi fanno venire il prurito. Non mangio caramelle, che sono piene di coloranti e sicuramente di roba antivegana. E cucino sì, ma probabilmente con quello che preparo io si dimagrisce invece di ingrassare.
 
Però poi c'è pure un'altra cosa.
Le abitudini.
Quando a mia mamma piace un posto vuole tornare sempre lì.
Tipo che a Madrid mi ha fatto andare per 5 giorni di seguito a pranzo e cena qua, immaginatevi la mia felicità, quasi svenivo per la puzza.
 
Però ora mi rendo conto che faccio la stessa cosa. Vado al ristorante vegano religiosamente domenica sabato, e non perché è l'unico vegano in città, ma perché mi piace arrivarci anche da sola e non sentirmi un pesce fuor d'acqua, perché conosco i padroni e anche parecchie delle persone che ci vanno. Mi sento a casa fuori casa, anzi più a casa che a casa mia, dove mangio davanti al computer mentre guardo video per cercare robe per le lezioni.
 
E poi vado dal fruttivendolo. Ve ne ho già parlato. Praticamente da quando l'ho scoperto ci vado un giorno sì e uno no. Ecco, sono diventata una massaia. Mi piace andarci anche per comprare solo 3 peperoni, come ieri sera. E fare due chiacchiere. Ricevere un sorriso e parole gentili. E anche dei regalini. Mi ha regalato un giorno un avocado, un giorno un melograno, ieri un sacchetto di mandorle (e avevo speso solo 70 centesimi). Mi ha dato il regalo, e mi ha detto, dandomi del Lei: questo è perché è una persona buona.
 
Piccoli piaceri quotidiani.
 
Sono pure andata dal calzolaio.
Che mi pare che con la crisi stiano ricomparendo professioni dimenticate. Mi si era scollato il tacco dello stivale, che io stessa l'anno scorso avevo riattaccato con il super-attack. E anche lì quattro chiacchiere e grande gentilezza. Insomma, 'sta crisi a qualcosa mi pare che stia servendo. A farci apprezzare di più il lavoro che abbiamo, e a trattare bene chi ci circonda, perché in fondo siamo tutti nella stessa barca, no?
 
Poi i miei alunni mi fanno regali.
Una coppia mista italo-spagnola mi ha invitata a cena (vegana, appositamente per me!) e mi ha anche regalato una zucca. Come alle maestre di altri tempi a cui si regalava una mela.
E un'altra ragazza ieri mi ha portato un poster. Di quelli che ti motivano quando ti svegli la mattina. Dovrei forse attaccarlo di fronte al letto.
Un bel paesaggio? Una spiaggia al tramonto? Dei cuccioli? Un lupo che ulula alla luna? Una cascata? Una raccolta di frasi di Gandhi e Madre Teresa?
Macché, mi ha regalato un poster di questo qua.

14.12.12

SCOTLAND, I LOVE YOU!

Sono tornata ed è stato un susseguirsi di lavoro lavoro lavoro. Ne avrò fino a oggi all'ora di pranzo, poi oggi pomeriggio sarà la volta dei regali di Natale (a questo dedicherò un post a parte), stasera un invito a cena con cuoco preoccupato per ciò che mangio, sabato vorrei riposarmi ma non so se sarà possibile perché devo preparare un sacco di esami e lezioni e iniziare a fare la valigia e domenica forsre cena di Natale con le coinquiline.

Però ora, approfittando del fatto che ho 15 minuti liberi prima di andare al lavoro, voglio raccontarvi un po' di come è andata la Scozia. 

Sto cercando di riprendermi, convincendomi che posso sopravvivere a Murcia, che fa caldo, che in questi giorni in classe ero in maniche corte, che dei pakistani hanno aperto una frutteria vicinissima a casa mia, che con meno di 7  euro ho comprato una bustona di mandarini, banane e susine, cipolle, pomodori, cavolo rosso, avocado, uva ...  eppure ...

La Scozia, come vi ho detto, è la casa del mio cuore.

Un po' di fatti sparsi:

- Ho mangiato in un ristorante vegetariano/vegano buonissimo e bellissimo.
 Ci sono stata con Riru, primo incontro blogger della mia vita.
Era la prima volta che ci vedevamo ma ci siamo riuscite ad incontrare nel mezzo della folla alle prese con lo shopping natalizio. Riru ha un accento del nord con le vocali al contrario rispetto alle mie, e cammina veloce veloce, ma per il resto è come se ci conoscessimo già e dovevamo andare a un altro ristorante e alle fine invece abbiamo scelto il the 13th note.

 




Decorazione e mobili 'ndo cojo cojo, cibo vegano, dolci vegani, addirittura vino e birra vegani. Dopo esattamente 1 anno di astinenza, ho deciso di bermi una pinta, perché chissà quando ci ricapito a Glasgow (presto, presto, per favoreeeee). 
C'era anche una tavolata di bei giovini maschioni scozzesi, che mangiavano falafel e veggieburgers e quasi quasi gli avrei fatto una foto, da mostrare a tutte quelle che mi dicono che i maschi vegani devono essere rachitici.

- Ho fatto lezione di italiano, alla fine da sola, in una scuola moquettata ed antica, e gli studenti sono stati tutti molto contenti. Potrei fare la pendolare Murcia-Glasgow, dal venerdì al lunedì all'alba ... perché no?

- Sono andata alla cena della scuola della mia amica Giovanna. Tutte in ghingheri meno io, che però sono stata l'unica a cenare decentemente. Mentre per i carnivori-onnivori c'era un buffet di panini-tramezzini (che in Scozia tutti mangiano giornalmente all'ora di pranzo), io avevo il piatto speciale vegano: una bella patata al forno, con i miei amati baked beans, varie polpettine indiane e anche olive, pomodori etc. A quel punto tutti volevano essere vegani! Per la prima volta nella mia vita non mangiare carne mi è convenuto!
Sul tavolo c'erano i Christmas Crackers, che non sono i crackers da mangiare su cui spalmare il Philadelphia, ma questa roba qua. Dei tubi di cartone, ricoperti di carta natalizia, incartati a caramella, con dentro una miccetta che scoppietta quando si aprono, e che contengono sorpresine, un corona di carta dorata e di solito un foglietto con barzellette ed indovinelli.
La cena era in una specie di ristorante-capannone-capanna dello zio Tom vicino a un Loch (lago scozzese) ma essendo sera l'acqua non si vedeva e il tassista che ci ha portato fin là si è pure perso.

- Sono passata davanti alla mia vecchia casa, che è un rudere decadente, stanno facendo i lavori nel palazzo, le finestre erano chiuse, e mi sono fatta a piedi la strada che ero solita percorrere fino in centro. Non tornavo in Scozia da giugno 2011 e devo dire che mi pare che da quelle parti la crisi è stata superata, hanno aperto un sacco di nuovi negozi, i bar e ristoranti sembravano abbastanza pienotti, le strade brulicanti di gente.

- Mi sono unita a Riru e Colino nella scalata di una montagna collina. Nonostante gl ultimi mesi di esercizio fisico abbastanza intenso, scarpinare in salita non è il mio forte. E non per mancanza di fiato (semmai per fiato comgelato), e non per il ginocchio della lavandaia, quanto piuttosto per gli occhi.
Sì, a parte che mi fermerei ogni due secondi a fare foto, al verde, al paesaggio, alle pecore e pecoroni, diciamo che il mio astigmatismo mi mette in serio pericolo su per i monti.
Infatti non calcolo bene le distanze, non vedo se uno scalino è ino o one, il mio mondo in movimento è come un film in 3D. Però nonostante tutto ce l'abbiamo fatta e in cima alla montagna collina eccomi qua con Riru.


Notare la differenza di giacche fra lei, che vive in Scozia fissa, ed io, con la giaccobesa che piace tanto alla mia mamma. Quello che porto in testa è un cappello con la faccia di Babbo Natale ma in questa foto non si capisce bene.

Poi dopo la scalata siamo tornati a Glasgow, e siamo andati dallo spacciatore rivenditore di Estathè di Riru. Ognuno ha le sue dipendenze alimentari. Io in Scozia ho fatto scorta di Flapjacks, Riru si droga di zuccherosissimo tè italiano. A pranzo siamo andati a un supermercato che potrebbe essere il mio paradiso, pieno di roba vegana, biologica, di soya, tofu, zuppe appena fatte con il simboletto suitable for vegans. Insomma, anche in Scozia, checché ne dica la gente, si può mangiare bene.

Ho anche avuto il piacere di visitare la nuova casa di Riru+Colin. E che posso dire? Che bella l'architettura dei palazzi vecchi scozzesi, senza ascensore, con i pavimenti un po' in pendenza, e con quei soffitti alti e quei finestroni e la moquette e il fatto che in casa non ci si congeli come in Spagna.

E poi di sera sono pure uscita, a farmi un'altra Tennents, perché per caso c'era un ragazzo sloveno che avevo conosciuto a Ljubljana di passaggio a Glasgow. Siamo andati in un pub del centro pieno di gente di mezza età mezza ubriaca e poi a letto giusto 4 ore, perché dovevo prendere il pullman per l'aeroporto alle 4 di mattina.

Un'ammazzata, di quelle che quando torni ti senti fuori dalla realtà, come se ti stessi svegliando da un'anestesia. E tiro avanti, e mi consolo con il nuovo fruttivendolo, e con i miei flapjack e la scorta diminuisce a vista d'occhio.

6.12.12

Piani di viaggio!

Che strana sensazione.
Svegliarmi alle 6.30 e potermi riaddormentare.
Fare uno sforzo per rimanere a letto fino alle 9, che qua a casa il riscaldamento non c'è (ne ho già parlato qui )e fuori dal letto fa un freddo cane. Dormire fino a dopo che è sorto il sole, non so da quanto non lo facevo.

Poi preparare una bella zuppa vegana, con spinaci, spezzatino di soya, pomodoro, curry, peperoncino e erbette varie.

E tirare un sospiro di sollievo, perché oggi tutto quello che devo fare è preparare la valigia.
Domani Scozia!

Questa settimana ho fatto il lavoro più noioso del mondo.
L' invigilator.
Che è praticamente il controllore durante gli esami ufficiali di Cambridge, quello che controlla che nessuno copi, che nessuno tiri fuori cellulari per dare un'occhiata a wordreference, che nessuno abbia appunti etc. Che nessuno usi il bianchetto per correggere, che nessuno mangi o beva altro che acqua durante l'esame. Una ventina di pagine di regole fitte fitte da leggersi e da leggere a chi si presenta all'esame.

5 ore in piedi, senza poter far nient'altro che guardare i candidati che sudano le sette camicie, soffrono, si illuminano, si stressano, cancellano, scrivono, riscrivono, meditano.

L'unica interruzione in cui l'invigilator può parlare è durante i 5 minuti di pausa fra una parte all'altra, mentre gli studenti sono fuori e tu alla velocità della luce devi distribuire i fogli e librettini della successiva prova e i 20 minuti di pausa più lunga verso la metà dell'esame, n cui però tocca pure fare il sound-check dell'ascolto.

Sulle istruzioni c'è scritto che se ci sono 2 invigilators nella classe possono pure parlare, ma il primo giorno non conoscevo l'altra tipa, e il secondo giorno ero con un mio collega ma ci siamo resi conto che anche bisbigliando davamo fastidio ai poveracci che cercavano di concentrarsi.

E poi di pomeriggio fra le 4 e le 5.30 di lezione, questa settimane incentrate però sulla Scozia.
Ho decorato la classe con poster, bandiera scozzese, foto di castelli. Mi sono vestita con kilt e armamentario vario (tipo questo qui) anche se in realtà non è un costume tradizionale per ragazze, ma non ce l'avevo quest'anno lo scozzesino a disposizione (l'anno scorso sì, e potete leggervelo qui e vedere le foto qui).

Entusiaste soprattutto le giovincelle (delle foto degli scozzesini in kilt) e le signore di una certa età (che stanno pensando di abbandonare i mariti per un mesetto per quest'estate e andarsene in Scozia!). I maschi tutti scioccati dal fatto che io portassi la gonna, e un po' impauriti dallo sgian dubh nel mio calzino.

Abbiamo parlato delle tradizioni scozzesi, di alcuni dati generali della Scozia e li ho messi in gruppi a scrivere loro le stesse informazioni sulla regione in cui viviamo (Murcia).
Secondo loro l'animale simbolo di Murcia (quello della Scozia è l'unicorno) è il chato murciano. Io non sapevo cosa fosse fino all'altro ieri, eccovelo qui). E mentre il simbolo della Scozia è il thistle , secondo i miei alunni erano indecisi fra un limone, un peperone, una bottiglia della birra Estrella Levante e un paparajote per rappresentare questa regione.
Poi abbiamo pure ascoltato canzoni che mi fanno quasi commuovere ogni volta che le sento e così il mio cervello era già in Scozia.


Così il mio piano di battaglia è questo:

domani parto alle 10 e arrivo all'1, arriverò a Glasgow verso le 2, giusto il tempo di comprarmi qualcosa da mangiare ed andare a casa della mia amica Giovanna.
La sera andremo alla cena della suo scuola, fosse che conosco il preside e decide di assumermi! (che in Scozia i concorsi non esistono!)

Sabato mattina lavoro. Proprio così! Poi vi racconterò nei dettagli al ritorno.
All'ora di pranzo e primo pomeriggio girovagherò per Glasgow, comprerò qualche dolcetto di Natale vegano, e ciò che il mio bagaglio 10kg/Ryanair mi permetterà. Poi ho un'altra cena, con Giovanna e un'altra prof. Vorrei capire come diventare prof. in Scozia, incrociate le dita.

Domenica se tutto va bene vado in gita con Riru e il suo scozzfidanzato Colin(o), che era ora di vederci di persona dopo qualche annetto di contatti online. In realtà per me è come se la conoscessi già, l'unica sorpresa sarà l'accento nordico. Non so esattamente dove andremo, cosa faremo e dove troveremo cibo vegano per me, ma sono fiduciosa, in Scozia c'è sempre almeno un'opzione per vegani in tutti i ristoranti.

E poi domenica sera dormo in ostello, ma dormo si fa per dire, perché il bus per l'aeroporto parte alle 4. Insomma, un viaggetto rilassante, con neve inclusa.

Sto cercando di far quadrare l'abbigliamento che mi porto.
Della serie, i pantaloni che uso per pigiama me li posso pure mettere sotto i pantaloni bragaloni durante il giorno e così non mi congelo le chiappette.
E non volendo portare due paia di scarpe ho optato per gli scarponi da montagna, e un paio di pantaloni belli lunghi per la cena scolastica, in modo che non si veda che tipo di scarpe ho sotto.
E poi magliette a strati e il fantastico giaccone che mia madre odia, perché mi fa sembrare l'omino Michelin. Essendo ora le mie gambe dimagrite, sembrerò piuttosto uno struzzo.

Torno lunedì mattina alle 10.45 e spero di riuscire a prendere il pullman delle 11.15 dall'aeroporto, perché sennò il successivo e alle 13.15 e arriverei giusta giusta per andare direttamente al lavoro!

Un ponte di tutto riposo!




Sono innamorata

Ci sono i Paesi in cui uno nasce e i Paesi in cui evidentemente uno è nato nella vita precedente, o sarebbe dovuto nascere nella sua vita ma la cicogna ha sbagliato strada.

Il mio cuore è qua, in Scozia.
Me ne convinco sempre di più.
Atterro a Prestwick e quasi mi scende una lacrima, e non piove e non nevica e non fa neppure freddo, la Scozia mi accoglie con il sole e già l'odore dell'aeroporto mi fa sentire a casa.

Prendo il treno per Glasgow, un treno nuovo tutto blu che ha sostituito i treni vecchi color ruggine dei miei 10 anni di viaggi qua al Nord e guardo il paesaggio dal finestrino meravigliandomi di come quel verde, quel mare, quell'architettura io ce l'ho impressa nella retina eppure mi sorprende e mi fa sorridere ogni volta.

Sorrido al controllore, ascolto le conversazioni degli altri passeggeri e le erre scozzesi sono musica per le mie orecchie. Non tornavo da giugno 2011 eppure esco dalla stazione ed è come non essermene andata mai.

Sono innamorata.
Di Glasgow.

Amo i suoi difetti, la sua decadenza quasi più che tutte le bellissime cose che pochi turisti scoprono.
Mi mangio un flapjack che mi fa andare via il mal di testa da volo, e chiacchiero con la commessa del negozio che penserà che sono mezza matta, in diretta dall'aeroporto a mangiarmi un flapjack e a comprarne altri 7-8 e poi a cercare la fermata dell'autobus, perché mica prendo un taxi, non sono una turista.

Torno a Glasgow e noto i negozi che hanno chiuso, quelli che hanno aperto, un nuovo edificio in centro, e i ristoranti dove vorrei mangiare perché hanno le opzioni suitable for vegans.

La mia con questa città è una storia d'amore, Glasgow è uno di quei maschiacci cattivi, con una cicatrice sul sopracciglio, di quelli che fumano sigarette puzzolenti, portano la giacca di pelle che una vegana non ci si avvicinerebbe mai, però poi ti sorride e allora non lo posso evitare.

Arrivo a casa della mia amica Giovanna e pensiamo che sono passati già 10 anni da quando vivevo qui, da quando preparavo i materiali per le lezioni a mano, senza internet, usando i cartoni della pizza surgelata per fare tabelloni dei giochi.

E pensiamo pure che sarebbe ora che io tornassi, che questo amore a distanza è durato abbastanza, che neppure la fugace relazione con Ljubljana mi ha fatto passare questa passione per questa città e che dovrei trovarlo il tempo per capire come fare a coronare questo amore.

Intanto mentre ci pensiamo mi mangio il budino vegano che Giovanna mi ha comprato.

Semplice felicità.


1.12.12

Caro Babbo Natale, portami un po' di ...

Latito un po' dal blog perché:
 
- lavoro
- lavoro
- lavoro
 
So che mi ero detta che non sarei ricaduta in questa spirale di casa-lavoro-lavoroacasa-ilmiolavoroèlamiacasa però è successo.
Ma non durerà. Sono queste settimane, con gli esami di Cambridge extra, i test di accesso, le lezioni da preparare prima del ponte (qua è festa sia il 6 che l'8 dicembre,  il 6 è la festa della Costituzione spagnola), un sacco di roba da corregere, le ripetizioni a go-go.
 
Ma tutto questo perché venerdì prossimo me ne vado in Scozia.
Così, giusto per gradire.
Perché io non sopravvivo un anno senza la mia dose di Glasgow.
(Riru, allora, riusciremo a vederci?)
Perché nei miei piani futuri c'è anche quello di tornarci a vivere un giorno.
Perché voglio camminare per le vie natalizie di una città del nord e portare i guanti e la sciarpa, che qua in classe spesso sto ancora in maniche corte.
 
Così la prossima settimana a lezione festeggerò Sant'Andrea, (St. Andrew), patrono della Scozia che si festeggia il 30 novembre (ma io ieri non lavoravo) e mi agghinderò come al solito con kilt e robe varie. E poi venerdì Ryanair mi porta al freddo e al gelo e saranno giorni intensi e poi vi racconterò perché ho un po' di cose in ballo.
 
Nel frattempo ho realizzato che non mi sto trasformando in Paulo Coelho come molti temevano.
Ieri sono andata a vedere uno di quei film stile la forza dell'amore, della volontà, la fede ... bla, bla, bla ... La vita di Pi ... terribile! Terribile! Non capisco come possa piacere alla gente.
 
Sono andata al cinema a vederlo con una ragazza che non sta attraversando la fase più facile della sua vita, e fra lei che è davvero confusa e a volte mi pare di parlare al vento, e 2 ore e mezza di barchetta in mezzo al mare e una tigre arrabbiata, sono uscita dal cinema con la stessa sensazione che provo quando compro un prodotto pensando che sia vegano e invece può contenere tracce di derivati del latte.
Io preferisco decisamente i film tipo I mercenari - The expendables. Più autoironici, più movimentati, di quelli che puoi spegnere il cervello e rilassarti davvero.
Quindi altro che Paulo Coelho, mi sto trasformando in una coattona che fa le flessioni di prima mattina.
 
Poi è dicembre. Toccherebbe fare un po' di bilanci dell'anno.
 
Una cosa bella è pure successa, ma sarebbe un sacco complicato spiegarla, quando la racconto la gente dopo 2 minuti perde il filo, quindi vi dico solo che il tempo ha messo le cose al suo posto, che alcuni diritti calpestati in passato sono stati garantiti e che alla fine mi pare che il karma stia riequilibrando delle cose che andavano un po' storte.
 
Ah, dato che è dicembre tocca scrivere la letterina a Babbo Natale!
 
Caro Babbo Natale, quest'anno vorrei:
 
- Eliminare roba dalla mia stanza e da casa in generale, regalandola a persone che la possano usare.
 
- Comprare regali di Natale che la gente userà ... calzini per tutti? Mutande? Canavacci?
 
Per me:
1) questi qua per le possibili escursioni in montagna
2) queste scarpe qua che da quando le ho viste ai piedi di un tipo all'aeroporto me ne sono innamorata
3) un frullatore perché da quando cucino mi tocca frullare sfracellare tutto a mano
 
(Mamma, a parte il # 1, le altre due cose le ho scritte per scherzo!)
 
Vorrei anche:
 
- avere il tempo di fare qualcosa di creativo. Ho trovato una pagina di facebook (questa) con delle foto bellissime, con delle idee geniali e semplici da realizzare e mi addormento felice guardando immagini (Tina, devi farti il facebook perché ci sono un sacco di idee di lavoretti che potresti fare coi tuoi ragazzini a scuola!)
 
- avere il tempo di fare corsi online di una pagina che ho scovato per caso che offre corsi gratis www.coursera.org - dateci un'occhiata, sono davvero interessanti e totalmente gratis!
 
E ora rispetto il mio buon proposito di oggi e dopo aver cenato alle 7, me ne vado a dormire alle 9 e qualcosina.
 
Prometto post più entusiasmanti prossimamente su questi schermi!
 
 
 
 
 
 

24.11.12

Di sangue, aquile e mafia

Ultimamente alcuni amici scherzando mi chiedono
1) ti droghi? (ma se non bevo neppure alcool!)
2) hai intenzione di fare concorrenza a Paulo Coehlo? (nooo, neppure mi piace!)
3) fai parte di una setta? (No, della Mafia Vegana)

Questo perché sono sempre felice.
Sorprende anche me, che due anni fa ero Miss Stress e Miss Incavolatura, a volte addirittura Miss Miesceilfuocodagliocchieilfumodalnaso.

Sarà davvero il karma?
Sarò stata miracolata?

Lunedì sono andata a donare il sangue.
La mia prima donazione di sangue vegano al 100%.
Valori dell'emoglobina di 2 punti più alti di quando ero vegetariana.
Mamma, sei più tranquilla? Il sangue è uscito bello rosso, non verde!
C'era un'infermiera nuova, e così dopo avermi chiesto svienitifaschifoilsanguetifapauratifamale, hanno deciso di farle fare il suo primo prelievo. Mi ha leggermenete sfondato il braccio, ora ho un livido nero che sembra che ho pulito la lavagna col gomito, e mi da l'impressione che mi abbia levato più sangue del dovuto (2 sacche?) ma vabbè, mi sono ripresa velocemente e se il mio sangue light e senza grassi può servire a diluire il sangue di qualcuno con il colesterolo alle stelle, ben venga, e magari i miei globuli vegani convincono i suoi a cambiare vita ed alimentazione, chissà!

Martedìmercoledìgiovedì sono passati in un soffio, lezioni lezioni lezioni, ripetizioni ripetizioni ripetizioni, cinemacinemacinema, comprato biglietto di ritorno a Roma a Natale rendendomi conto che è già Novembre e non Ottobre come il mio cervellino pensava e che quindi il prezzo del biglietto equivale a una quindicina di ore di ripetizioni e non una decina.

Però venerdì avevo una bella attività a cui partecipare, la visita al Centro di Recupero Animali Selvatici di Murcia.

Lì erano finite (spero) le tartarughine che il mio ex coinquilino aveva comprato per sua figlia per poi capire che anche degli esserini così piccoli hanno bisogno di attenzioni quotidiane.
Io le avevo curate tutta un'estate, quando a una era venuta una specie di congiuntivite e non mangiava più, e io le facevo gli impacchi di camomilla e le preparavo colazioni speciali.
Li ci sono una capra altezzosa e un caprone innamorato.
Lì vive un riccio dormiglione che soffre il solletico.
Lì hanno accolto un cinghialetto-baby parzialmente cieco che non faceva altro che scodinzolare.
Lì vengono portati gufi, civette ed altri volatili che si sono scontrati coi fili dell'alta tensione.
Li c'è un'aquila con un'ala spezzata, che però ci prova tutti i giorni a volare.
 
 
Chissà se un giorno ci riuscirà.

Ieri sera poi sono andata a cena al ristorante vegano con un'amica, che è rimasta sorpresa dalla bontà delle minestre, dalla varietà delle tapas (ceci siciliani, frittelle di zucca, seitan impanato, torta rustica alla verdure, crocchette di soya e spinaci, verdure ripassate in padella) e arrivate al dolce (torta al limone e crema con uvette) mi ha detto: ma allora non è vero che questa roba vegana non ti riempie lo stomaco!
Io ero troppo occupata a mangiare e mi sono scordata di fare foto!
Ma intanto ci torno stasera, con altre 2 amiche, le mie coinquiline, e 2-3 ragazze che non conosco ma che hanno aderito al invito su facebook.
Stasera riceverò anche la prima consegna della mafia vegana: un chorizo vegano, un insaccato tipico di queste parti che però io non ho mai provato nella versione carnivora, dato che sono arrivata in Spagna già vegetariana.

Giusto per confermare che mi sto trasformando in Paulo Coelho, vi lascio un bel video e vi auguro buon weekend!


17.11.12

MI HANNO INTERVISTATA ...

Alcuni di voi avranno già letto uno stralcio dell'originale in inglese di questa intervista.
Un paio di settimane fa ho dato ai miei studenti di inglese intermedio, come compiti a casa, da scrivere un'intervista. A me. Dovevano inventare le domande e le risposte.
La maggior parte di loro mi hanno chiesto le stesse cose:
Perché sei in Spagna? Tornerai mai in Scozia/Italia? Qual è il tuo cibo preferito?
Le risposte sono state alcune azzeccate, altre molto fantasiose.
Poi c'è stato lui, Javier, che ha capito in pieno qual era lo spirito di inventare un'intervista e avere la possibilità di far dire alla propria prof. tutto ciò che voleva. Eccovela qua, tradotta dall'inglese. Certo, il tema potrebbe ferire la sensibilità di qualcuno, ma prendiamola nella sua ironia, ok?
Ieri è stato un giorno felice per Cecilia Costantini. Ieri Cecilia ha lasciato la prigione dove è stata rinchiusa per 20 anni.
Oggi, 2 novembre 2032, è una giornata fredda, piove senza sosta e Cecilia è qui, seduta davanti a me. Porta una maglietta blu e dei jeans, gli stessi vestiti che portava tanto tempo fa. Ma oggi non è più la stessa donna di allora, i suoi occhi non brillano più, ha i capelli cortissimi e il suo sorriso è scomparso.
Cecilia divenne tristemente famosa il 20 novembre 2012, quando uccise 20 dei suoi studenti all'Università di Murcia.
J: Salve Cecilia, come si sente?
C: Salve. Sto bene. Mi sento molto bene.
J: Che piani ha per il futuro?
C: Ho moltissimi piani. Voglio fare tutto ciò che non ho potuto fare durante tutti questi anni. Voglio viaggiare, tornare in Scozia, vedere la mia famiglia, passare del tempo con i miei amici.
J: Com'è stata la sua vita in prigione?
C: Preferisco non pensarci. Ho passato tanto, troppo tempo lontana dalla mia famiglia e dal mio fidanzato ed è stato molto difficile. Come ho detto, non voglio più pensarci.
J: Ora che il tempo è passato, tutti vogliono capire perché ha fatto ciò che ha fatto.
C: Nessuno mi capirà, ma le mie ragioni erano estremamente serie. I miei studenti del gruppo B.1.3 erano terribili, scrivevano composizioni noiose piene di errori, non le rileggevano, dovevo correggere e correggere.
Dovevo comprarmi una penna rossa nuova ogni settimana. Passavo il tempo a leggere stupide storie. E un giorno non ce l'ho fatta più e ho deciso di darci un taglio.
J: Si pente di ciò che ha fatto?
C: Sì ... e chiedo perdono per tutte quelle morti ... mi dispiace.
Che ne pensate?
1) Quando avevo riconsegnato le precedenti composizioni corrette devo averlo traumatizzato ripetendo svariate volte che per correggerle avevo usato una penna rossa intera!
2) Il 20 novembre 2012 è martedì e ho appena finito di correggere le composizioni della classe di Javier, tutte piene di errori e tutte uguali ... e ho finito una penna rossa intera per correggerle.
.... ecco, se mi vedere al telegiornale della sera del 20 novembre, saprete perché ...
(Ovviamente scherzo, non vorrei che qualcuno mi mandasse la polizia in classe! Javier verrà pubblicamente premiato per questa composizione, gli regalo un apribottiglie scozzese, anche se mi chiedo cosa potrebbe scrivere se si beve una birrozza la prossima volta che gli do da fare una composizione).


13.11.12

Zucchero, ti odio!

E non mi riferisco al cantante!

Non sarà un'apologia dell'essere vegani ... anche se da quando lo sono non ho più mal di testa, non ho preso il solito raffreddore con i primi freddi, faccio un sacco di esperimenti culinari, sono sempre felice, dormo meno ma più profondamente, la cellulite sparisce, non ho l'abbiocco dopo pranzo, né la pancia gonfia e potrei continuare per un'altra ventina di righe ed è solo passato un mese e poco più dal mio cambiamento di vita alimentare.

Però dato che tutti erano un po' preoccupati che la mia vita sociale ne risentisse, e c'è ancora chi mi chiede: ma che mangi allora, solo insalata e pomodori?, volevo condividere con voi le mie ultime scoperte ed avveganture.

A Murcia c'è un ristorante vegano. Non c'era quando me ne sono andata nel 2011, non so quando è stato aperto, e non avevo avuto occasione di andarci fino a venerdì ... e sabato. Ero stata in vari ristoranti vegetariani in giro per il mondo, ma un vegano mai.

(Per esempio, in Australia, a Melburne, vi consiglio questo http://lentilasanything.com/, in cui fra l'altro è il cliente a decidere quanto pagare. E a San Francisco questo http://www.anandafuara.com/index.html, in cui l'atmosfera è rilassata e i piatti abbondanti. A Glasgow invece prossimamente tornerò qui, http://www.monocafebar.com/, dove oltre a mangiare vegano si può ascoltare musica; a Edinburgo c'è invece questo take-away di patate al forno ripiene, buonissime e giganti http://www.yelp.co.uk/biz/baked-potato-shop-edinburgh).

Ho deciso di proporlo a un'amica, incrociando le dita affinché fosse buono come me lo aspettavo. E sì, lo è stato. Cibo delizioso, ambiente rilassante, un ristorante con i bicchieri spaiati e in cui si entra e si lascia la frenesia del mondo fuori. Ho mangiato  la zuppa di amaranto, la pizza alle verdure (senza formaggio ovviamente!), il crumble e chiacchierato con Isabel come se fossimo nel salotto di casa mia. Abbiamo parlato di viaggi, di libri, di quanto sono belli e tosti i Sikh.

Sono tornata a casa con una bustona di melanzane, mandarini e insalata regalo fresco fresco dell'orto di Isabel e con la sensazione di aver fatto proprio la scelta giusta, sia riguardo al ristorante che alla scelta di vita.

Ci sono tornata sabato sera, perché attraverso il gruppo facebook vegetariani/vegani di Murcia avevamo organizzato un incontro, e il ristorante aveva chiuso le sue porte al pubblico per accogliere noi. La cena è stata di tapas vegane, e per la prima volta nella mia vita ero seduta a un tavolo dove la maggior parte della gente mangiava quotidianamente ciò che mangio anche io. 
Insomma, nessuno mi chiedeva: ma perché lo faiiiii? Nessuno mi diceva: ma come fai a vivere senza prosciutto? Nessuno mi offriva tonno spacciandomelo per verdura.

So che a voi sembreranno cretinate, però è come stare in un Paese straniero per tanto tempo e alla fine ritrovarsi con una persona che parla la propria lingua. Anzi, con 25. 

Dato che a voi di queste farneticatizioni forse non importa poi molto, bel, vi lascio un link di un po' di foto foto foto. Sono sia cose cucinate da me, che piatti vari provati al ristorante. Così vi fate un'idea più precisa di ciò che un vegano può mangiare, anche in abbondanti quantità (dato che si tratta di tutti cibi poco calorici).

E parlando proprio di questo argomento, vorrei riconoscere sulla pubblica piazza che ho scoperto l'acqua calda. Per essere una brava vegana pensavo di dover rinunciare ai dolci. Anche perché la maggior parte di quelli confezionati, biscotti, merendine, tortine, contengono ingredienti che sono off-limits per me.

E invece no.
È da circa 1 mese che a cadenza settimanale faccio plum-cake alla frutta (nelle foto sono quelle specie di pani allungati da colore marroncino) che hanno la metà della calorie di quelli che vendono.
Come? Non ci metto l'olio, e soprattutto non ci metto lo zucchero (e neppure l'aspartame, la saccarina o il fruttosio!).
Ora, io prima ritenevo questa cosa impossibile.
Un dolce senza zucchero? E che dolce è?
Beh, è un dolce buonissimo, e che non ci porterà sulla strada del diabete!

Insomma, la società ci frega e ci porta a pensare che solo lo zucchero è dolce.
Ma non è per niente vero. Ci condannano a essere ciccioni e dipendenti da sostanze, tipo zucchero, sale e compagnia bella, che non sono per niente necessari per cucinare bene.

Volete la ricetta?
Eccovela qua, sono le quantità per fare un dolce piccolo, di circa 4 porzioni.
Io ai tempi vegetariani facevo il tipico dolce dei vasetti di yogurt, così ho provato a farlo in versione vegana.

Vi serve un vasetto di yogurt di soya, possibilmente al cioccolato ... gnam gnam!
Poi riempite il vasetto per tre volte di farina e la mischiate con lo yogurt. Io ho usato la farina di spelta, di cui non avevo mai sentito parlare fino a un paio di mesi fa. Poi vado su wikipedia e scopro che altro non è che farina di farro spelta!!!
Poi, dato che ne avevo in abbondanza, ho preso 3 mandarini (circa 150 grammi), li ho spremuti, ho aggiunto il succo al mix e con quello che rimaneva della polpa ho fatto una pappetta e pure questa è finita nell'impasto.
Ho aggiunto circa 30 grammi di datteri (ma qua potete sbizzarrirvi con uvetta, prugne secche, noci, nocciole) e due cucchiaini di non-uovo, che sarebbe questo. Lo avevo comprato online, ed era ora di usarlo! E poi una bustina di lievito e il gioco è fatto!

Ne è venuto fuori un dolce buonissimo, sofficissimo e che ha solo poco più di 200kcal per 100g (e il fatto di aver aggiunto i datteri ha contribuito a questo innalzamento calorico!)  .... così buono, così buono che fra colazione, pranzo, cena, merenda in un paio di giorni è finito!

Menomale che ne ho fatti due! L'altro in una versione un po' diversa, con a farina integrale, il latte di soya, la papaya e il mandarino, e senza no-uovo.

Che aspettate? Provateci anche voi!
La vostra curva glicemica vi ringrazierà!






10.11.12

6: Granada

Granada era un tappa non prevista nell'itinerario iniziale.
Poi Monica e Tereza hanno chiesto di poterci fermare - almeno a pranzo - e fare un giretto per il centro, e così abbiamo rinunciato ad Almeria e abbiamo deciso di fare una breve tappa lì.
Io di Granada mi ero innamorata nel Novembre del 1999. Dell'Alhambra, الحمراء, la Rossa,  per precisione, acciambellata come un gatto sul colle della Sabika. Misteriosa, labirintica, dove l'acqua la fa da padrona, e canta e danza nei palazzi e nelle sale, nei giardini e nel Patios de los Leones.
Ora la paragono al Castello di Edinburgo, e scrivo mentalmente una storia d'amore, in cui i protagonisti non sono uomini e donne, ma muri e torrioni, e passaggi segreti e chiari di luna.
L'Alhambra viene considerata una delle 7 meraviglie del mondo moderno, e per entrarci bisogna fare i biglietti con largo anticipo, e dedicarle un giorno intero, a passeggiare, sedersi ed ascoltare gli uccelli che si nascondono fra gli intarsi arabi delle pareti, scoprirla, fotografarla e sognare ad occhi aperti di non essere nel XXI secolo, ma alla corte di Nazar il Rosso.
Andateci in inverno, quando non è così piena di turisti, senza sciarpa e senza guanti, e sentite come il freddo vi entra nelle ossa, eppure non potete abbandonarla, vorrete scoprirne ogni angolo.
All'Alhambra non ci siamo andate, ma l'abbiamo ammirata da lontano, dal Mirador de San Nicolàs, pieno di hippy - i perroflautas di cui ho parlato qui -, coi loro cani e le loro bancarelle di chincaglieria.
Prima avevamo passeggiato per il centro fra souvenir e banchetti di spezie, poi per l'Albaicin, il quartiere arabo (qua le info in spagnolo), con le sue viuzze piene di teterias (sale da tè) e di negozietti, in cui ho comprato dei pantaloni bragaloni di cui non pubblico foto per non far prendere un accidente a mamma. L'Albaicin odora di incenso e purtroppo anche di pelle, e di cucina d'oriente.
Per pranzo Tereza ed Elisabet approfittano delle offerte della cucina locale. A Granada infatti, nella maggior parte dei locali, si ordina una bevanda e si riceve gratis una tapa (guardate qualche foto qua). Spesso è il locale a decidere che tapa regalare, nel nostro caso un panino carnivoro e delle patatine. Io ho scelto invece di mangiarmi una pitta con falafel buonissimi, in un microlocalino di cibo da asporto in una delle viuzze. La signora sdentata che lo gestiva mi ha chiesto perché ero vegana, perché non usavo più neppure i latticini, e alla mia spiegazione ha annuito pensierosa.
A Granada non ci tornavo dal 2004.
Granada l'ho amata poeticamente e poi l'ho anche un po' odiata, perché ha coinciso con una fase della mia vita non proprio facilissima.
A Granada vivevo sul balcone verandato di un appartamento sgangherato, lavoravo in un ristorante italiano i cui padroni mi avevano assunta per pietà, a Granada ho imparato i nomi di un sacco di piatti di pasta, ho dato fondo a tutta la mia fantasia per rallegrare i clienti e farmi lasciare buone mance, ho dormito con materasso per terra, che fa molto hippy e fa pure freddo, ho giocato milioni di partite di parchìs.
A Granada al ristorante non ho riconosciuto un cantante famoso spagnolo e dato che i padroni lo chiamavano Miguel, Miguel, Miguel, ed era venuto fuori dall'orario di lavoro, ho pensato che fosse un loro cugino, e gli ho detto: Miguel, dato che qua sei di casa, la bottiglia di vino apritela da solo, che il cavatappi non è per mancini e io sono impedita.
A Granada dei clienti americani mi hanno chiesto manzanilla e io ho pensato che fosse camomilla, non sapendo che si trattava anche di vino!
Granada è il mio passato e su Granada c'è un detto:
(Fagli l'elemosina, donna, che non c'èe niente di peggio nella vita
che la pena di essere cieco a Granada)
Infine,tutte le foto del mio viaggio le trovate qua.

9.11.12

5: Malaga

Malaga è stata la sorpresa del mio viaggio.
Nel corso degli anni avevo visitato Granada, Cordoba, Siviglia, però la città di Antonio Banderas e di Pablo Picasso no, l'avevo sempre ignorata.
Ma dato che volevo vedere qualcosa di nuovo, ho proposto di fare tappa in questa città, un po' timorosa che, se si fosse rivelata come la immaginavo, avrebbe deluso e magari fatto arrabbiare le mie compagne di viaggio.
Io mi aspettavo tutta un'altra cosa, decisamente più negativa.
E allora penserete: ma che questa è masochista, che pensando che un posto è brutto a priori vuole comunque andare a vederlo?
Sì, lo sono.
Per Malaga mi aspettavo quello che Gibilterra è stato.
Una città decadente, un po' zingara, un po' sporca, un po' sgarrupatella.
E anche arrogante, rumorosa, magari puzzolente.
Sensuale, fumosa, sudata.
Ho temuto quando lungo la strada siamo passati Marbellabrutta, così coatta e boriosa.
Ho temuto quando il navigatore ci ha condotte sotto la pioggia fuoricittà, perché a Malaga è difficile parcheggiare e così eravamo apparentemente lontano da tutto.
Poi però siamo arrivate all'hotel, che paragonato a quello di Ronda, per lo stesso prezzo era nuovo, moderno, silenzioso.
Poi però abbiamo preso un autobus che fermava proprio a pochi metri e in 10 minuti eravamo in centro, senza doverci stressare a cercare il parcheggio.
Cercavamo un posto per mangiare e io temevo già che avrei digiunato.
E invece un'amica di Elisabet ci ha consigliato un bel posticino, non proprio economico, ma di qualità, dove mi sono avvicinata di soppiatto al cameriere e gli ho spiegato che nonmangionécarnenépescenéuovanélatticini e una soluzione l'abbiamo trovata: un buonissimo salmorejo e a delle verdure al sugo con picos y colines (simili ai grissini, ma corti o a ciambellina). E addirittura ho invogliato Monica, che queste cose non le aveva mai provate, ad ampliare i suoi orizzonti alimentari!
Dopo pranzo abbiamo girato a caso per le vie della città, ammirando la Cattedrale dell'Incarnazione (eccola qua) con i giardinetti pieni di gatti, le viuzze del centro, e poi la salitona fino al castello a bruciare le calorie del pranzo e in anticipo della cena e ad ammirare il mare e la zona bassa della città, con il Comune (l'edificio giallo nella foto) e il porto.
Poi siamo scese dall'altro lato della collina, e ci siamo dirette proprio verso la zona portuaria.
El puerto de Malaga è stato un'altra bellissima sorpresa. Una zona curata, pulita, dove passeggiare piacevolmente, prendersi un bel tè caldo, ammirare le imbarcazioni, riposarsi dopo la lunga camminata, godersi la brezza marina.
Immaginare come sarebbe vivere la propria vita sul mare, pensare che prima o poi dovrò farmi una vacanza in barca.

Chiacchierare fra donne di relazioni amorose e di errori del passato, e riderci su e pensare che potrei continuare a viaggiare all'infinito, che quando sono on the road mi scordo del mio appartamento, del mio lavoro, dei vestiti stipati nell'armadio, dei quintali di libri e oggetti che riempiono la mia stanza e vivo felice con il contenuto di un trolley.
Proprio al porto e sul lungo mare ho pensato che a Malaga potrei viverci, per qualche anno almeno, io che la Spagna è da un po' di anni che non la sopporto più. Vedremo ... di sicuro vorrei tornarci, perché il pomeriggio è passato veloce, e abbiamo trovato un supermercato giusto poco prima dell'orario di chiusura, dove abbiamo fatto approvvigionamenti per una cena al sacco.
Abbiamo sbagliato fermata dell'autobus al ritorno, ma fortunatamente non ci siamo perse. Ci siamo rintanate in hotel e abbiamo fatto una cena al sacco in stanza con il cartello Vietato mangiare o cucinare nelle camere in bella vista sulla porta.
Eravamo troppo esauste per uscire e poi ci rimaneva ancora qualcosa da vedere la mattina dopo, la spiaggia di Malaga, a pochi minuti a piedi dal nostro hotel.
Il giorno dopo sveglia all'alba,  il richiamo del mare o della colazione, si scende al lungomare, pieno di gente che fa jogging, padroni e cani, e zero turisti. L'autunno ha chiuso i bar e ristoranti, ce ne sono giusto due aperti e vuoti, non ci sono i venditori di sardine che le arrostiscono direttamente sulla spiaggia, c'è solo silenzio, vento e blu.

(Le sardine - poverine - vengono arrostite direttamente dentro queste barchette lontane dai ristoranti, in modo da non affumicare i clienti)
Ed è ora di rimettersi in marcia verso casa, e si nota che non ci va proprio, ci tratteniamo con le nostre tazze di caffè qualche minuto più del dovuto, e poi di nuovo in macchina per concludere il nostro tour-de-force con una toccata e fuga a Granada.

(Tutte le foto del viaggio le trovate qua)

8.11.12

4: Ronda


Dopo la spiaggia solitaria, ci addentriamo nell'entroterra e Elisabet, che è l'unica che guida, si ritrova ad affrontare due delle sue paure al volante: guidare in salita E guidare con la nebbia.
La cittadina di Ronda (che già avevo visitato nel 2000) si trova sul cucuzzolo della montagna, e come Budapest è divisa in due parti dalla gola di un fiume, il Guadalevìn, con uno strapiombo di più di 150 metri.
Ci arriviamo in un piovoso pomeriggio che ci ricorda che siamo ormai in autunno inoltrato, e mi rallegro di essermi portata una giacca impermeabile, gli scarponi da montagna e i calzini pelosi.
Ronda in un grigio giorno di festa è una città abbastanza deserta.
Il nostro hotel è in realtà una pensione ferma negli anni '70, dipinta di lilla e con dei terribili fiori finti appesi al muro della stanza e una tenda coi coniglietti nella doccia. Il riscaldamento/aria condizionata non funziona, perché siamo nella stanza 11 ma sul telecomando c'è scritto Habitacion 3.
A Ronda passeggiamo come cani bagnati a tarda sera, sperando che il giorno successivo il tempo migliori. A Ronda mi siedo in un baretto e poi in un altro, e mangio peperonata a pranzo e patate lesse coi peperoni a cena. Accompagnati da un tè caldo, che provoca l'ilarità del cameriere, che mi ha già guardata di traverso quando gli ho detto che no, non mangio neppure le uova.
A Ronda dormo raggomitolata con il pigiama felpato e i calzini umidi, e qualcuno bussa alla nostra porta dopo mezzanotte. Saranno quelli della stanza 3 alla ricerca del loro telecomando? Però fa troppo freddo per alzarsi dal letto, e così condanno anche loro a una notte d'inverno.
A Ronda la mattina dopo piove ancora, ed è un peccato perché le mie compagne di viaggio non possono apprezzare la bellezza del paesaggio di montagna e combattono il freddo mangiando zuccherosissime ciambelle.
A Ronda gironzoliamo per le strade della parte vecchia e mi sento in Scozia, e mi sento in Slovenia, e mi sento in Umbria e bevo caffè americano perché il latte di soya non ce l'hanno.
Da Ronda ce ne andiamo che sembra il Signore degli Anelli, la nebbia avvolge le montagne ed Elisabet le maledice tutte mentre guida.
A Ronda, città di bandoleros, mi viene in mente questa canzone qua



dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove...
dov'è silenzio,
dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove...

(Tutte le foto del viaggio le trovate qui)

7.11.12

3: Playa de Bolonia


Questa foto riassume la mia impressione della spiaggia di Bolonia.
Tranquillità, pace, silenzio, come fosse quell'altro mondo in cui non esistevano i cellulari, i bimbi giocavano nudi sulla spiaggia, le mamme non avevano le tette siliconate e i microbikini e al mare ci si andava a respirare l'aria buona.

A Bolonia ci siamo capitate per caso.
Quando ho annunciato che avrei fatto un tour dell'Andalusia, in molti mi hanno dato consigli e dritte. Io però non ho avuto tempo di organizzare niente, e così questo era l'unico nome che mi era rimasto in mente, solo perché Bolonia è anche il nome spagnolo della città di Bologna, e mi pareva strano.
Non ho cercato informazioni, e come spesso succede è stato meglio così.

Wikipedia me la sono letta dopo, http://es.wikipedia.org/wiki/Playa_de_Bolonia e in spagnolo ci racconta che questa spiaggia è lunga quasi 4km e larga una settantina di metri. Che è riserva naturale, ed una delle ultime spiagge vergini della Spagna meridionale.
Che ci sono sul cucuzzolo della collina delle rovine romane, e che là intorno dopo i Romani c'è andata a vivere poca gente, e per questo le dune si sono conservate.

Ci si arriva per stradine perse nel verde e tappezzate di campi di mucche, pecore, tori e mulini.
Si parcheggia e ci sono poche case bianche, un baretto, un ostello e nient'altro.

E poi si scende sulla spiaggia, che sonnecchia pigra in un giorno di novembre che sembra giugno, e ci si libera delle scarpe, e della maglia a maniche lunghe, e si sguazza nell'oceano fino alle ginocchia, e si affondano i piedi nella sabbia, e ci si pente di non aver messo il costume in valigia.
E si sfidano le dune, una salitona che non finisce mai, che ti fa sudare e ansimare e che ti inganna.
Perché poi dopo 20 minuti passati a scalare sabbia, arrivi in cima e il mare non si vede dall'altra parte, ma ti ritrovi perso nel verde e crolli esausto.

E ti siedi insabbiato a guardare il mare e le montagne, a perdita d'occhio, a farti sbaciucchiare dal sole autunnale, a pensare a come sarebbe vivere lontano da tutto, senza supermercati, senza negozi, senza traffico, senza rumore, senza, senza, senza ...

È un sogno a occhi aperti, che dura una tarda mattinata, a pensare a quei romani furbacchioni che se ne andarono dalla capitale Roma Caput Mundi, e arrivarono a questa spiaggia, a questa pace.

(Tutte le foto del viaggio le trovate qui)

6.11.12

2: Tarifa

Come vi ho detto nel post precedente io a Tarifa c'ero già stata 12 anni fa, di passaggio veloce veloce in primavera.

Tornarci in autunno non ha fatto una gran differenza, da quelle parti fa sempre abbastanza caldo e c'è sempre un sacco di vento, e infatti Tarifa è il paradiso dei mulini a vento, dei surfisti e degli amanti del kitesurfing.

Noi, ovviamente, non abbiamo visto neanche mezzo cavalcatore di onde , perché abbiamo beccato gli unici 2 giorni dell'anno senza vento.
Ci siamo arrivate di sera tardi, dopo essere state bloccate alla frontiera di Gibilterra, senza sapere se ciò che vedevamo intorno a noi nel buio pesto era terra o mare.

Tarifa è il punto più a sud d'Europa, dove l'Atlantico e il Mediterraneo amoreggiano e si uniscono, uno verdolino e freddo, l'altro azzurro e pacifico, sotto lo sguardo immobile del Marocco, che si trova dall'altra parte, a soli 14km dalla Spagna.
Si può passeggiare fra le due acque di oceano e mare, su una stradina sgarrupata che unisce la terraferma a La Isla de las Palomas, - che però è chiusa al pubblico -  e ci si può fare una foto con l'Atlantico incavolato da un lato, e il Mediterraneo pacioso dall'altro.


Tarifa è una città consumata dalla salsedine. Credo che abbia vissuto un periodo di gran successo fra surfisti ricconi, e ora invece mi pare in declino.
Quindi ci sono tanti bar e locali chiusi, edifici cadenti (fra cui il Castello di Santa Catalina, abitato da hippy e cani), e nessun turista in giro. Proprio come piace a me.

A Tarifa arriviamo esauste e dormiamo in un appartamento moderno e umidissimo, allietate dal suono notturno delle campane.
A Tarifa io ed Elisabet ci svegliamo presto e ce ne andiamo a passeggiare lungo la spiaggia, e io ritrovo il Castello di Guzmán el Bueno, che ricordo dalla mia ultima visita alla città. Guzmán accettò che suo figlio fosse sgozzato per non abbandonare il Castello in mano al nemico che lo assediava.

A Tarifa trovo una rosa dei venti coi nomi di tutti quelli che soffiano da queste parti, Tramontana, Mistral, Lebeche, Mediodía, Siroco, Levante, Gregal e mi ricordo quando da adolescente volevo entrare in Marina e vivere sull'acqua..
A Tarifa se passeggi sul lungomare il cellulare ti manda un messaggio per darti il benvenuto in Marocco.
A Tarifa ti viene voglia di lasciare tutto, smettere di lavorare, dimenticare gli obblighi, non pettinarsi neppure la mattina, e sedersi davanti al mare a scrivere una storia, di quelle di venti che litigano e di mari che amoreggiano, che però come al solito non finirò mai, perché è già mezzogiorno e ci rimettiamo in marcia verso le dune di Bolonia.

(Tutte le foto del viaggio le trovate qua)
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Per chi fosse wikipedia dipendente come me, i nomi dei venti in italiano sono questi:
La rosa dei venti più semplice è quella a 4 punte formata dai soli quattro punti cardinali:
  • Nord (N 0°) anche detto settentrione o mezzanotte e dal quale spira il vento detto tramontana
  • Est (E 90°) anche detto oriente o levante e dal quale spira il vento detto levante
  • Sud (S 180°) anche detto meridione e dal quale spira il vento detto mezzogiorno oppure ostro
  • Ovest (W 270°) anche detto occidente o ponente e dal quale spira il vento detto ponente

Tra i quattro punti cardinali principali si possono fissare 4 punti intermedi:
  • Nord-est (NE 45°), dal quale spira il vento di grecale (chiamato anche greco)
  • Sud-est (SE 135°), dal quale spira il vento di scirocco (garbino umido);
  • Sud-ovest (SW 225°), dal quale spira il vento di libeccio (garbino secco);
  • Nord-ovest (NW 315°), dal quale spira il vento di maestrale (carnasein).
Punto cardinaleAbbr.DirezioneVento
NordNtramontana
Nord-estNE45°grecale
EstE90°levante
Sud-estSE135°scirocco
SudS180°ostro, austro o mezzogiorno
Sud-ovestSW225°libeccio
OvestW270°ponente
Nord-ovestNW315°maestrale

4.11.12

1: Gibilterra

Frenesia da ritorno post-minimaxiviaggio.

Valigia da disfare, lavatrice da stendere, ore di sonno da recuperare e domani di nuovo al lavoro.
Per cui le mie avventure per l'Andalusia ve le comincio a raccontare oggi, ma poi continuerò durante la settimana.
Sono stata a gironzolare per il sud.
Viaggio organizzato in 4 e 4 8, con Elisabet (mia ex alunna di italiano), Monica (conosciuta nel gruppo facebook dei Comenius italiani di quest'anno) e Tereza (comenius ceca che come Monica vive ad Alicante quest'anno).
Io sono stata parecchio incasinata al lavoro ultimamente e quindi ho lasciato che Elisabet prenotasse tutti gli hotel. L'itinerario l'abbiamo scelto un po' a caso, tu dove vuoi andare e tu dove sei già stata e via.

Io volevo vedere Gibilterra (che geograficamente è in Spagna, ma politicamente è Regno Unito!) e Malaga, e poi siamo passate per Tarifa (dove ero già stata nel 2000), la spiaggia di Bolonia, Ronda (già visitata pure questa nel 2000) e Granada (dove avevo vissuto nel 2003, e dove non tornavo dal 2004).

Oggi vi racconto di Gibilterra.

Ero proprio curiosa di vedere questo pezzo di Regno Unito in terra spagnola.
Di Gibilterra sapevo solo che ci vivono una colonia di scimmie e che la Rocca è al centro di mille contese fra la Spagna e il Regno di sua Maestà Elisabetta.
Me la immaginavo un mix fra Miami, Andorra e San Marino, una specie di terra di nessuno con i casinò, gli uomini con il sigaro in bocca e niente IVA.

Ma non avevo pensato che geograficamente è pur sempre nella penisola iberica meridionale, è quindi questa dipendenza d'oltremare del Regno Unito è uno strano mix culturale e linguistico di inglese, spagnolo ... e ligure. Infatti - l'ho scoperto leggendo wikipedia, - a Gibilterra nel XVI secolo si insediò una comunità di Genovesi, e così il dialetto Llanito che si parla sulla rocca risente anche delle influenze del dialetto genovese.

A Gibilterra si entra mostrando carta di identità o passaporto alla frontiera, e ci si ritrova a attraversare una strada che costituisce anche la pista di atterraggio dell'aeroporto della rocca (per cui se c'è un aereo in arrivo o in partenza il traffico viene bloccato).

Sulla Main Street si ritrovano parecchi negozi britannici in cui si può pagare in euro o sterline, fra cui - per la mia felicità - anche il negozio in cui mi rifornisco di prodotti vegani.
Ma Gibilterra non è Miami, e la crisi si è fatta sentire anche da quelle parti. Ci sono quindi un sacco di negozi chiusi, e l'impressione generale che ne ho avuto è come se fosse un quartiere periferico di qualche città britannica. Che su di me esercita il fascino della urban decadence che tanto amo fotografare, per cui ho fatto come al solito una marea di foto (pubblicherò il link dell'album nell'ultimo post dedicato a questo viaggio!)

E la nostra giornata è andata così:

abbiamo trovato un parchetto dove fare un po' di esercizio, poi una passeggiata per la via principale, e poi alla ricerca delle scimmie sul far della sera ci siamo perse su per la montagna e siamo finite ad attraversare anguste gallerie e a calare giù quando anche il sole era già calato.

Le scimmie non le abbiamo viste (a parte quelle di peluche dei negozi di souvenir), in compenso abbiamo visto maschioni sudditi di sua Maestà tatuatissimi, cannoni, resti di fish and chips abbandonati, navi all'orizzonte e ... fila!
Quella che ci hanno fatto fare, di circa un'ora, per uscire dal Paese.
A causa dei conflitti fra la Spagna e il Regno Unito per il controllo della Rocca e delle acque circostanti, i due Paesi si boicottano in vari modi, fra cui appunto quello di creare ingorghi allucinanti all'uscita dal Paese.
Aggiungiamoci pure che era festa e che noi non sapevamo nulla di nulla della faccenda, ma a un certo punto abbiamo pensato che i poliziotti britannici fossero impazziti, perché hanno deviato il traffico verso la spiaggia, ci hanno fatto fare una sorta di rally, passando a 1 metro dall'acqua, gira di qua, gira di là, per poi tornare al punto di partenza, cioè alla fila per passare i controlli doganali - pur non avendo niente da dichiarare.
Quelli di Gibilterra dicono che è una strategia di vendetta del governo spagnolo, ma chissà chi ha ragione in questo caso. Io non voglio entrare in questioni politiche, perché la sola idea di Nazione e confine è del tutto artificiale e i cittadini hanno votato due volte a favore di restare parte del Regno Unito, avranno i loro motivi.
Avevo però la curiosità di visitare una delle dipendenze di oltremare del Regno Unito e che il mio telefono spagnolo mi dicesse: Benvenuta a Gibilterra


(Tutte le foto del viaggio le trovate qui)