27.5.13

Esiste! Esiste!

Sono a Roma, toccatissima e fuga.
Di quelle talmente veloci che stanotte mi sono svegliata e non sapevo proprio assolutamente dove fossi, sforzo sovraumano, ma niente, ho deciso di riaddormentarmi senza saperlo, ho anche pensato "potrei essere sul Titanic che affonda", ma poi ho deciso di non preoccuparmi e stamattina mi hanno svegliato i gridolini della vicina giapponese e il rumore di un trapano dietro la mia zucca e allora davvero ho temuto per la mia incolumità.

Sono a Roma perché oggi dovevo fare l'esame finale di un Master, e mi sono resa conto di varie cose:

- sono troppi anni che non studio e memorizzo un sacco di roba, che non siano liste di Jose Lopez, Juan Perez, Maria Torres e nomi e cognomi spagnoli.
- la mia memoria, prima formidabile, ora mi permette di memorizzare al massimo 2 paginette, in cui non ci siano più di 4-5 nomi o robe strane (ecco, fra ieri e oggi ho memorizzato Jones, Young, Renfrew, dispersione neolitica e continuità del paleolitico ... Indovina indovinello, su cosa verteva il mio esame? Chi lo sa? Chi lo sa?).
- il gelato vegano esiste.
- ripeto: IL GELATO VEGANO ESISTE.

Io ho lo stomaco geneticamente predisposto ad accogliere gelati delle dimensioni della mia capoccia e non ingrassare. Ho questa fortuna. Quando sono diventata (quasi) vegana, ma non avevo deciso di esserlo, ad agosto 2012 dopo 1 mese di astinenza avevo mangiato un gelato. Che non mi era piaciuto e mi aveva fatto malissimo. Perché il latte se smetti di berlo poi lo riassumi in una qualsiasi delle sue forme e ti fa male. E così addio gelato.

Io sono una persona al 99% felice. Anzi ERO al 99% felice.
Quell'1% era il dolore derivato dalla perdita del piacere di mangiare gelato.
Pensavo di averci messo una pietra sopra.
Niente più cioccolato, gianduia, torroncino, pistacchio, crema, panna.

A me i gusti alla frutta non sono mai piaciuti.

Sono sempre stata del parere che esistano due tipi di gelato: il gelato serio (al cioccolato e affini) e il gelato non serio (limone e 'ste robe da bambini).
Io ero una paladina dei coni da 3-4 euro, che mangiarteli è come correre i 100metri, devi farlo di corsa e con un'arte speciale per evitare di perdere (gelato sbrodoloso sulle scarpe, sulle mani, avambraccia, gomiti, marciapiede ...).

Ecco, oggi avevo l'esame del Master e per curiosità, prima di uscire, ho riguardato su un gruppo di facebook di vegani a Roma una domanda che avevo posto qualche settimana fa, in cui chiedevo nomi di gelaterie con gusti vegani a Roma.
Scorro le risposte, clicco su un link a caso e scopro che questa gelateria, http://www.gelarmony.it/ è in una parallela (Via Marcantonio Colonna 34) della strada dove devo andare a sostenere l'esame. A 2 minuti a piedi, 2.

Decido di prendermi un gelato come premio dopo l'esame, ma arrivo con 1 ora di anticipo e allora opto per farci un salto prima, per dare un'occhiata, vedere gli orari. Entro e timidamente dico al tipo che è alla cassa: "mi hanno detto che qui avete il gelato vegano". Lui se la ride e mi dice: "Certo, è quel BANCONE là in fondo". Per un momento penso che mi stia prendendo in giro, o che forse non capisco più l'italiano, ma effettivamente c'è un bancone in fondo, effettivamente ci sono una quindicina di gusti, mi si annebbia la vista, sparo pistacchio e gianduia e quando poi la tipa mi dice "Con panna?" io la guardo con gli occhi sbarrati e lei aggiunge "È di soya, non ti preoccupare" e a me viene da ringraziare tutti, da baciare quello della cassa che se la ridacchia e mi pento di non aver portato la macchinetta fotografica per immortalare il mio livello di felicità, che raggiunge il 100% dopo mesi di 99.

Ma la magia del gelato vegano non finisce qui.

Trovo l'edificio dove devo sostenere l'esame senza perdermi, entro, mi siedo e ... rimorchio!
E non uno, ma ben due fustacchioni italiani. Io, che a volte addirittura mi scordo di essere femmina. Risplenderò di vegana sexy-felicità?

E all'improvviso la memoria comincia a carburare, mi ricordo tutto, non mi scappa nulla, né Jones né Young, né il neolitico né il paleolitico, scrivo, scrivo, veloce veloce e sono la prima a finire l'esame e se lo passo giuro che mi segno a un altro Master, in quello stesso posto, giusto per avere la scusa di tornare dalla Spagna a fare un esame e andare a mangiarmi un gelato, o anche 2.

19.5.13

Guarda che scrivo il tuo nome sul libro nero

Oggi è successa una cosa che mi ha fatto venire voglia di parlarvi dei miei alunni.

Ma non di quelli divertenti, di quelli carini, di quelli simpatici, di quelli che mi regalano le arance, di quelli che mi portano la verdura del loro orto, di quelle che mi regalano formaggio e muffin vegani, di quelli che col passare del tempo sono diventati amici, e andiamo al cinema, o usciamo, o addirittura ci facciamo un viaggetto insieme in Scozia. Non quelli con cui rimango in contatto su facebook, o via mail. Non quelli che se li incontro per strada è un piacere. Neppure quelli che se me li ritrovo al livello successivo sono felice, c'è complicità, e un vissuto di classe insieme che permette battute e scherzi reciproci. E neppure di quelli per cui il passato del verbo begin è ormai diventato VEGAN e non began.

Oggi vi vorrei parlare degli alunni che butterei volentieri dalla finestra.

L'episodio incriminato è stato questo:

Gli alunni di una certa classe dovevano consegnarmi una composizione, più specificamente un articolo. Avevano una traccia e dovevano scrivere 250 parole di opinioni personali, di esempi, di ricordi (dato che si trattava di fare un paragone fra un aspetto della società moderna e com'era la situazione in passato).

Comincio a leggere e correggere e arrivo alla composizione del tipo in questione.
Le prime 4-5 righe parlavano con vari errori del tema che gli avevo assegnato. Poi all'improvviso cambia tema, seguendo un'altra traccia che c'era sul loro libro, che però gli avevo detto espressamente di non prendere in considerazione. Ma che fai, non mi ascolti quando do le istruzioni?

Comincio a leggere e vedo che una frase ha un errore madornale e poi per il resto è perfetta.
Un'altra frase in cui sembra che manchi la punteggiatura e per il resto perfettissima.
Una frase che nemmeno io avrei saputo scriverla così bene.

ALLARME PLAGIO ATTIVATO.

Io ho insegnato negli Stati Uniti, dove le università hanno delle regole antiplagio anticopiato come bimbi delle elementari che vengono ripetute in tutte le salse agli studenti da quando sono piccoli. Quando arrivano all'università sanno che fare il copiato può portare all'espulsione. Una mia studentessa all'epoca aveva copiato da una pagina web la recensione di un libro che doveva consegnare come compito ed erano venuti giù lampi e saette e io stessa mi ero trasformata nel dragosputafuocoantiplagio.

Ecco, insomma, tornando al tizio spagnolo, prendo la frase scritta perfetta perfetta e la copio su google.
Ed eccotela là, con le precedenti e le successive. 
Questo tipo, che ha la bellezza di 50 anni, se è dedicato a fare un bellissimo copia incolla da una pagina web, e poi ha fatto un taglia e cuci a casaccio. 
In tutto ha sostituito una decina di parole, tutte sbagliate, e ha eliminato 3-4 paragrafi e righe, rendendo il testo totalmente privo di coerenza e coesione.

E me lo sarei pure potuto aspettare dai due adolescenti che ho in classe, una sedicenne e un diciassettenne che sono finiti in un gruppo di inglese di livello alto, però gli manca la maturità necessaria per poter parlare dei contenuti di cui tratta il libro che usiamo (l'ultimo cronologicamente: i mutui, le ipoteche, i prestiti etc).
E me lo sarei potuto aspettare da alcuni studenti univesitari, che vengono a lezione perché hanno bisogno dei crediti, del certificato, del livello linguistico per fare un master o andare in erasmus.

Però tu, caro 50enne, che ti passa per la zucca quando decidi di copiare paro paro un articolo da una pagina web? Credi che non ti scoprirò? Non ricordi che i compiti non sono obbligatori, che non fanno media con il voto finale, che in fondo tu sei qui per imparare, per migliorare?

Dalla rabbia gli ho sottolineato in giallo fosforescente tutto quello che aveva copiato e ho consumanto un evidenziatore intero.

E mi è venuto da pensare a tutti quegli studenti che meglio perderli che trovarli.

Quelli che arrivano sempre tardi e che durante la lezione guardano il cellulare, pur sapendo che fra le mie regole di classe c'è quella di spegnere i cellulari quando si entra.

Quelli che traducono con il google translator parola per parola e quando un compagno di classe gli dice no, guarda, non si dice così, fanno gli stizziti e chiamano me, che confermo che il compagno di classe ha ragione e allora ribattono sì, ma google translator dice che come se non gli avessi MAI detto che non voglio che usino il google translator, che guardino wordreference e si leggano le discussioni infinite su certe parole, ma no, sono troppo pigri.

Quelli che vogliono fare l'esame finale un giorno più tardi di tutti gli altri, adducendo le scuse più assurde e pagano/ricattano/offronochissàche a un compagno di classe perché si copi le domande su un fogliettino e gli passi le soluzioni. Beh, cari miei, da quest'anno potete tremare, perché anche se ci devo perdere un sacco di tempo libero in più, farò due versioni diverse dell'esame, e allora non vi servirà a niente ritardarlo di un giorno, la versione 2 fra l'altro sarà leggermente più cattivella.

Quelli che non fanno i compiti e poi interrompono mentre li correggiamo perché dato che non li hanno fatti ci mettono molto di più a scrivere degli altri che devono solo controllare che tutto sia giusto più o meno.

E poi le signore. 
Mamma e signore ultrasessantenni, non vi offendete.
Però Murcia pullula di scuole di lingue, piccole, grandi, in ogni quartiere. 
Ed è piena di madrelingua che possono dare ripetizioni. 
E ci sono i corsi del comune e dell'aula de mayores
E allora voi, signore mie, perché vi ostinate a iscrivervi al nostro centro linguistico, popolato soprattutto di universitari, i cui ritmi e stili di apprendimento sono completamente diversi dai vostri?

Perché perché perché vi spendete 20-30 euro in più e vi comprate il libro del professore, per avere tutte le soluzioni, e vi fate quatte quatte tutti gli esercizi in anticipo a casa e poi quando in classe metto un ascolto passate 10 minuti a guardarmi, perché voi lo avete già fatto? E quando dico di paragonare le risposte con gli altri che ovviamente non lo hanno mai ascoltato prima, voi vi vantate di aver capito tutto? 

Care signore, sapete benissimo che a me questi atteggiamenti non piacciono, che ho cento occhi e vi scoprirò, e allora un giorno a sopresa, invece di fare il capitolo 8 come voi vi aspettavate, io salterò al capitolo 10, e voi a casa non lo avete guardato, e non ci capirete assolutamente niente, e guarderete il cielo e sospirerete dicendo questi ascolti sono così difficili, questo parla strano, parla troppo veloce, facendo perdere la concentrazione a tutti gli altri?

E perché mie care signore, quando vi correggo una composizione, ritorcendomi per il vostro inglese traduzione diretta di uno spagnolo pomposissimo e barocco, non mi direte altro che sì, però in spagnolo non si dice così?

Poi ci sono quelli che vengono a lezione per rimorchiare. 
Non per rimorchiare me, che anche senza plagio sono un drago sputafuoco, ma per trovare l'anima gemella fra i compagni di classe. Ecco, io capisco che frequentare un corso di lingua può essere anche un'occasione per socializzare, fare nuove amicizie, frequentare un nuovo circolo di persone. Ma ce ne sono certI soprattutto che sembrano avvoltoi, arrivano il primo giorno e inquadrano la preda. E si incavolano con me perché li obbligo a cambiare posto ogni giorno, e arrivano apppppposta tardi per sedersi in fondo come adolescenti teppistelli a 30 anni. E cominciano la loro opera di conquista, per poi indignarsi quando scoprono che la malcapitata è sposata e non glielo aveva detto. E quando te lo avrebbe dovuto dire? Quando vi ho accoppiati per parlare dell'inquinamento? O forse quando te la sei ritrovata vicina e in gruppi parlavate delle zone pericolose della vostra città?

Poi ci sono quelli che pare che non capiscono mai niente, e mi guardano con aria interdetta, come se li stessi prendendo in giro. E fanno domande assurde della serie: Scusa, ma perché si dice gelato alla nutella e non di nutella? e io mi prendo pure la briga di spiegare, sapendo già che la domanda successiva sarà qualcosa del tipo: vabbè, e allora perché si dice sono di Roma e non sono alla Roma? che sarebbe da chiedersi, ma un'oretta di grammatica alle elementari l'hai fatta?

Poi ci sono le coppiette che non si possono separare, quelli che ridono come se fossero posseduti dal demonio, quelli che puzzano (ebbene sì, e nessuno vuole sedersi vicino a loro), e quelle che vogliono diventare mie amiche per forza perché chissà che idea di me si fanno vedendomi in classe.

Ecco, a tutti voi studenti fetenti, sappiate che tutti i miei sforzi di creare attività divertenti, accattivanti, utili, interessanti, non sono diretti a voi, e che il mio peggiore incubo è bocciarvi e ritrovarvi l'anno successivo nello stesso livello, come mi è successo con una delle signore, che non so se lo shock è stato peggio per me quando l'ho saputo o per lei, che il primo giorno mi ha detto subito che voleva cambiare gruppo. 
Poi è rimasta, io per pietà e per togliermela dalle scatole l'ho promossa e per legge di Murphy elevata al cubissimo mi hanno assegnato un livello che normalmente non mi davano e me la sono ritrovata di nuovo in classe.

Fra esattamente 18 giorni la boccerò, e raccomando la mia anima a Jeanne-Baptiste de la Salle, che a quanto dice wikipedia è il santo patrono dei prof.

13.5.13

Sai che vivi in Spagna da anni quando ...

Oggi, come tutti gli italiani che si trovano all'estero fanno almeno una volta nella vita, riflettevo per l'ennesima volta sulla mancanza e sul mancato uso del bidè negli altri Paesi del mondo. E ho deciso di condividere le mie osservazioni con voi.

Ci siamo passati tutti, molti ne rimangono davvero scioccati, io fortunatamente il bidè a casa ce l'ho perché vivo in un appartamento vecchiotto (in quelli moderni non ce lo mettono più). Non ce lo avevo in Scozia, né negli USA, e neppure in Slovenia, seppur così vicina all'Italia. 
Certo ci sono soluzioni alternative, doccette, doccini, farsi la doccia, salviettine, ma io rimango affezionata al bidè, ora che non mangio neppure più la mozzarella e il gelato il bidè rimane lo stendardo della mia italianità.

Così quando vado a casa altrui sbircio sempre nei bagni, per vedere se il bidè c'è e soprattutto se viene usato e come.
Che venga usato nella maniera corretta lo dimostra la presenza di asciugamanetti e saponi intimi.
Che venga usato nella maniera scorretta lo dimostra l'assenza dei suddetti e la presenza di altri articoli, quali rotoli di carta igienica, prodotti delle pulizie, straccetti, calzini e mutande sporche e, nei casi più estremi e creativi, pesci rossi, piante grasse, e lattine di birra nel ghiaccio durante una festa.

Immaginatevi un po' la scena.
- non c'è più birra in frigo.
- è di là.
- di là dove?
- in bagno, nel bidè ...

Mi sono abituata a fare import-export di saponi intimi dall'Italia, a trovare gli asciugamanetti piccoli nel reparto asciugamani per mani e a disquisire di questo tema nelle conversazioni intime e a consigliare a ragazze, prese da frequenti attacchi di cistite, che forse è il caso che il pesce rosso lo tengano altrove e comincino a dare a questo sanitario la giusta importanza.

Ciò mi ha portato a riflettere su altre cose a cui mi sono abituata da quando vivo all'estero e in particolar modo in Spagna.
Alcune ormai le faccio anche io, per altre - come nel caso del bidè - escono fuori le mie origini altre. Alcune mi fanno sorridere e penso a quando i miei studenti di italiano in partenza per l'Erasmus le scopriranno in Italia all'inverso. Altre mi fanno venire il latte alle ginocchia, ma comunque ogni Paese ha i suoi difetti e se non volessi vivere in Spagna non ci starei a fasi-alterne dal 1999.

Quindi eccovi una minilista, che probabilmente capiranno meglio quelli che in Spagna ci hanno vissuto. 
Se vi va di aggiungere e commentare fatelo pure, i commenti sono aperti a tutti. Se non vedete il vostro commento comparire subito è perché ho il potere di moderare ed evitare spam!

Eccovi la mia top 30! 
Di alcuni di questi argomenti ne ho già parlato più dettagliatamente in vari posti, quindi vi metto il link, di altri ne parlerò in post futuri!

1) Mangiare patatine crik crok tutti i giorni (e metterci sopra succo di limone, pepe e olive se si vive a Murcia) ti sembra la cosa più normale da fare prima di un pranzo o cena con gli amici. Le patatine crik-crok ce le hanno nei bar de tapas e a me fanno pensare ai compleanni di V elementare.


2) La parola cagna (caña) smette di essere un insulto o un animale e si trasforma in una minibirretta fresca.


3) Cominci a mangiare semi di girasole a go-go manco fossi un canarino. Il reparto della frutta secca al supermercato sostituisce il reparto delle merendine che in Spagna (quasi) non esistono.


4) Ti perdi in infiniti dibattiti su cosa è meglio: la Nutella o la Nocilla, il Nesquik o il Colacao.


5) Mischiare vino e coca-cola e bere il calimocho in bicchieroni da mezzo litro è la forma di idratazione più comune del giovedì sera.

6) Se esci a cena un fine settimana non sarà mai prima delle 10 di sera.

7) Ti abitui a vedere bambini svegli fuori coi genitori fino alle 3 di notte.

8) Smetti di credere che tutte le spagnole si vestano a pois e sappiano ballare il flamenco.

9) Ascolti la frase 'Studi o lavori?' in discoteca dalla bocca di uno spagnolo ubriaco che sta cercando di rimorchiarti. E capisci che gli italiani rimorchiano tanto perché ci sanno fare con le parole. Merito delle poesie che ci fanno imparare a memoria da piccoli?

10) Il giovedì, venerdì e sabato sera sai che i parchi e le piazze cittadine si convertiranno in luoghi di botellón e sembreranno mondezzai a cielo aperto. Vedere gente che fa pipì per strada come se fosse a un campo-scout non è così raro.

11) Se chiedi un bocadillo vegetal (panino vegetale) ci sarà il tonno, perché il tonno è una verdura.

12) A colazione niente cappuccino e cornetto, ma succo d'arancia e una bella similbruschetta al pomodoro con olio d'oliva a crudo.

13) Mangiare aglio a go-go non ti impedisce di sentirti sexy.
14)Ti abitui a mangiare biscotti dai nomi religiosi, tipo Galletas Maria e a riempire la valigia di Pan di Stelle quando torni in Italia. Sarà anche per questo che gli italiani rimorchiano tanto? Perché i nostri biscotti hanno nomi romantici tipo Abbracci, Batticuori, Incontri?

15) Cominci a chiamare tutta la pasta o 'macarrones' o 'espaguetis'.

16) Sacrilegio dei sacrilegi, invece di preparare il sugo al pomodoro, usi una scatola di tomate frito.

17) In pizzeria non ti fa più strano trovare la pizza hawaiana con l'ananas.

18) Vai dal cinese sotto casa a comprare il pane all'ultimo minuto.

19) Vai dal cinese sotto casa a comprare i litrozzi di birra o di vodka e simili quando dalle 10 di sera sarebbe proibito vendere alcool.

20) Non ti stupisce più vedere bambini e grandi comprare chuches (caramelle, caramelline, gelatine ecc) scegliendole 1 per 1 dai contenitori dei soliti negozietti cinesi.

21) Ti abitui a mangiare le lenticchie anche ad agosto, ma il 31 dicembre mangi 12 chicchi d'uva della fortuna, rischiando di morire soffocato la prima volta che lo fai.

22) Ti abitui a che i tuoi studenti ti diano del tu, ti chiamino per nome o per nomignolo e a uscire con loro di sera l'ultimo giorno di lezione e vederli tutti ubriachi.

23) Invece di dire Hola (Ciao) quando incontri qualcuno per strada, gli dici Hasta luego (A dopo) anche se sai benissimo che questo dopo non ci sarà. Io a questa qua ancora non mi ci sono abituata dopo 14 anni!

24) Il pomeriggio (la tarde) smette di significare le 4.30-5 e comincia ad identificare un orario indefinito dalle 6-7 in poi.

25) Almeno una volta ti è finita a bombola del gas mentre ti facevi la doccia e ti sei congelato per risciacquarti e hai maledetto i coinquilini che non ti hanno avvisato che stava finendo. Io dei motivi per cui sono così attaccata a questa casa è che non abbiamo bombole, ma gas diretto.

26) Hai mangiato frittata di patate a colazione, pranzo e cena. E i vegani spagnoli si fanno in 4 per riprodurre la tortilla de patatas anche senza poter usare uova.

27) A Pasqua le processioni, che la prima volta che ne hai vista una quasi scappi per la paura, non ti sembrano più sfilate del Ku Klux Klan.

28) Ti sono venute le vene varicose a causa del  brasero, il braciere elettrico che si mette sotto i tavoli in inverno per riscaldarsi. E ormai ti sei abituata alla vestaglia da bisnonno che i maschi spagnoli si mettono dopo le notti di passione invernali. (la vestaglia/bata)

29) Nacho (Ignacio) è un nome da maschio, non da patata messicana. Se una ragazza si chiama Maria Dolores,  la sentirai chiamare Lola, Loli, Lolita, Loles Doly, Maru. Chelu (pronunciato Celu) è Jose Luis, ma Chelo (pronunciato Celo) è Maria de la Consolación. E così via ...

30) La Vergine Maria in Spagna soffre di iperattività e fa mille cose. Ciò si riflette nei nomi delle femmine spagnole: Maria del Mar, Maria de los Llanos (delle pianure), Maria de la Sierra. Maria Sol, Maria Nieves. Maria Angeles, Milagros, Victorias, Rosario, Concepcion, Pilar. 

E il mio nome preferito di tutti i tempi, Maria de la O. All'inizio pensavo ci fosse una Maria per ogni lettera dell'alfabeto: Maria della A, Maria della B, Maria della C, poi ho scoperto che Maria della O è la Maria dalla pancia tonda, cioè Maria incinta.

Mi piacerebbe che gli spagnoli che vivono in Italia e gli Italiani che vivono in Spagna commentassero e condividessero aneddoti. Ripeto che non penso che un Paese sia meglio dell'altro, quindi non c'è bisogno che mi diciate se la Spagna non ti piace tornatene a casa tua.

Ironia, gente, ironia.



11.5.13

La pioggia dentro

 In giro negli ultimi giorni/anni ho sentito cose così:

- Perché porti gli stivali dentro casa, anche se fa più di 30 gradi? Non hai le ciabatte?
- Sì, ce le ho, ma in caso ci fosse il terremoto sono pronta.

- L'uovo sodo se non si mangia veloce veloce (ustionandosi le mani appena fatto), poi ridiventa liquido. E le patate lesse se non le sbucci veloce veloce (ustionandoti i polpastrelli) poi diventano amare/tossiche.

- Per friggere bene bisogna aspettare che dall'olio bollente cominci a uscire il fumo nero.

- Le mandorle bisogna friggerle perché così si elimina l'arsenico.

- Perché metti il ciclo della lavatrice da 2 ore?
- Perché devo andare al supermercato.

- Per produrre il latte la mucca deve essere messa incinta. Poi le viene tolto il vitellino che se è maschio finirà nel piatto e se è femmina diventerà un'altra latteria per uomini. Non esistono le mucche da latte.

Ah, no, che quest'ultima è vera!
Ci avevate mai pensato? Io da vegetariana no! Per ben 18 anni sono vissuta nell'ignoranza, pensando (o volendo credere) che alle mucche il latte avanzasse. Che esistessero le mucche da latte.

Scusate il piccolo inganno che ho usato per rifilarvi veganità.
Anche se tutte, TUTTE, le frasi prima di quella sulle mucche sono vere e sentite da ex coinquilini, ex colleghi, ex suocere e genteingiro.

L'altro giorno guardavo un documentario (lo trovate qui) molto interessante, e mi ha fatto ridere (o forse piangere dentro) quando la presentatrice ha spiegato che le mucche sono state scelte perché sono animali tranquilli. Che il latte di iena ha il contenuto di proteine più alto di tutti i latti di tutte le mammifere. Cosa pensereste se al supermercato trovaste litri di latte fresco di iena? Yogurt all'ananas di iena? Philadelphia al latte di iena?
 E allora perché non vengono allevate le iene?? Beh, non credo sarebbero così pacate come le mucche quando gli attaccano i succhialatte.

 Meditate, gente, meditate.

Io sul libro di grammatica che uso nelle mie lezioni ho trovato questo bel testo, pensavo fosse un estratto di un libro, invece era solo un brevissimo paragrafo pubblicato da Repubblica nel 2003, autore Gabriele Romagnoli.

Cominciò una sera di settembre. Tornò a casa, appoggiò la valigia a terra e disse: "Piove". Lei lo guardò perplessa: non aveva visto cadere una sola goccia. Lui precisò: "Mi piove dentro". Lei accostò l'orecchio al suo petto e sentì il rumore di una pioggia leggera, coda di un temporale estivo, che ticchettava dentro di lui.
"Come è successo?", chiese.
"Ho visto un cane abbandonato, ferito, che guaiva a un angolo di strada. Mi è venuto da piangere, ma le lacrime non sono uscite, è cominciata invece questa pioggia dentro. Ora, però, rallenta".

Rallentò, sì, ma poi riprese: impetuosa quando vide suo fratello ammalarsi, insistente quando lesse la tragedia del gatto delle nevi, inevitabile a ogni riflesso dolore. E poiché era una persona molto sensibile, ma per quarant'anni si era travestito da cinico, dentro di lui pioveva di continuo. Si fece visitare, esaminare, radiografare. Il medico concluse: "Si sta allagando".
Non propose cure, le riteneva inutili: troppe cose nella vita scatenavano quella pioggia, l'acqua impregnava ormai il suo fisico. Era fradicio e sempre più pesante. Fu costretto a mettersi a letto. Ormai non riusciva più a spostarsi, tanto era gonfio. Lei lo vegliò. Cercò di escluderlo dal mondo, perché non avesse traumi, ma lui adesso soffriva per il dolore che vedeva negli occhi di lei. Questo, più di ogni altra cosa, produsse lo scroscio che lo inondò.

Lei lo guardò affogare, poi gli chiuse gli occhi e restò con la testa sul suo petto, mare infine calmo. Quando udì lo scoppio del temporale andò alla finestra, ma vide il sole. Si accorse di non avere lacrime. Non all'esterno.

 Forse converebbe cominciare a riflettere.

Nel frattempo per smentire la tipica frase voi vegani mangiate solo lattuga e pomodori ieri sera sono andata a una degustazione gratuita di salciccie e altri insaccati vegani. Io non ho mai provato gli insaccati spagnoli fatti con la carne, perché in Spagna ci sono arrivata già da vegetariana e comunque salami e salamelle non mi piacciono troppo. Ma ci sono voluta andare per vedere cosa ne diceva la gente vegana (ex carnivora) e i carnivori presenti, ed eventualmente poter consigliare questi prodotti a chi volesse provare a cambiare la sua dieta.

Beh, i vegani (ex carnivori) tutti molto soddisfatti.
E poi c'erano 3 signore di 60-80 anni, portate dalla nipote non ancora vegana ma curiosa di provare.
Mi hanno fatto troppo ridere. Quella di 80 anni sospettosissima.
Al ragazzo che produce i salumi diceva: non me la racconti giusta, i pezzetti bianchi sono grasso di maiale. Non mi freghi.

E poi si è incuriosita, perché non aveva mai conosciuto un vegano.

Che mangiate? Ma tu non sei rachitica! Ma tu non sei basso! Avete una bambina? Vegana? E cresce? Ma davvero non c'è la carne qua dentro?E non svieni in mezzo alla strada? Neppure le uova? E nei dolci che ci metti? E tu neppure lo zucchero? Agave? Buono 'sto pane ai cereali? Dove si compra? Tu, ragazzì, che vendi le sarcicce, dammene 2 di questa. Anzi, 3. 

E alla fine quella di 60 anni, dopo averci ascoltati per una ventina di minuti ci fa: 
ma se divento vega... vegastra? Vegetale? Come glielo dico ai miei figli?

Prossimamente la gente comincerà a fare coming-out vegano.



E allora se ci state pensando, e se credete che sarebbe difficile o impossibile, sappiate che non dovrete rinunciare (quasi) a nulla, e sarà giusto questione di abituarsi a sapori leggermente diversi.

Perché anche questi sono ombrelli contro la pioggia dentro.
Perché ogni nostra decisione contribuisce a indirizzare il mondo in un modo o nell'altro.




4.5.13

Sarà amore?

A quanto pare il giorno del mio compleanno è venuto a cercarmi.
Non lo aspettavo, voleva farmi una sorpresa suppongo.

Ok, gli avevo dato l'indirizzo leggermente sbagliato, terzo piano al posto di primo, ma io in effetti ero al terzo piano, non mi trovi e non mi chiami? ma che moda è? Non chiedi a nessuno, non bussi alle porte?

Poi è rivenuto il giorno dopo, e in questo caso è stato un problema di orario, io c'ero di mattina, lui è venuto di pomeriggio. Di nuovo stessa storia, non avvisa, non chiama, il mio numero ce l'ha, ma niente, lascia un bigliettino alla persona sbagliata che si scorda volutamente di darmelo.

E io mi preoccupo pure un po'.

Poi il fine settimana (scorso) per festeggiare il mio compleanno me ne sono andata al mare.
In tempesta.
Qua non piove mai, ma proprio quando decido di andarmene in gita (a Cartagena) il fine settimana casca giù il diluvio universale. Che il mare alla fine non l'ho neppure visto, sono arrivata fino al Teatro Romano, e sono tornata indietro.

Una nota positiva è che ho scovato un dolce vegano, senza tracce di nulla, al supermercato normale.
Se ne era parlato nel mio gruppo vegano, come se si parlasse di un unicorno, un mitico dolcetto senza tracce di, a prezzo normale, con calorie ciccionissime, e quei grassi che io rifuggo. 

(Si tratta dei tipici ventaglietti ricoperti di cioccolato, confezione da 18 mangiata a metà in 5 minuti e lingua in fiamme e stomaco sottosopra dopo 20 minuti. Ulteriore conferma che questi dolci artificiali ce li mangiamo solo per dipendenza, per lo zucchero, neanche tanto per il sapore, ma proprio per il mix esplosivo di grassi e zuccheri, che attivano nel nostro DNA ricordi atavici di caverne e scarsità di cibo e inverni freddi e tempestosi).


Che ne penserà lui?
Lui che è nato contrario a queste cose?
Lui che è veganissimo, molto più di me.
Lui a cui piacciono solo 3-4 tipi di verdure e basta, e frutta chissà.
Lui che vuole che la gente si mantenga in forma, che mangi crudo e senza grassi.

Passato il fine settimana lui non si fa sentire.
Lo aspetto ma non si ripresenta.
Comincio a pensare che se ne deve essere tornato nella sua città
E mi rendo conto di non sapere esattamente quale sia.

Lo ammetto, io e lui ci siamo trovati su internet, nel cuore della notte.
Ed è stato una sorta di amore a prima vista da parte mia.
Che gli ho detto che volevo che venisse a stare da me.
Troppo presto.
Senza pensarci.
Senza sapere esattamente com'era.

Lunedì, martedì, mercoledì, alla fine ho deciso di chiamare.
Non è qui, hai chiamato il posto sbagliato.
Ma chiama quest'altro numero.
Sì, è qui.
Dice che è venuto a cercarti due volte, e che non ha intenzione di riprovarci.
Vabbè, posso passare io allora?

Certo, passa, anche perché sennò fra pochi giorni se ne va via.
E chi s'è visto s'è visto.

E così mi tocca mettermi un marcia, di venerdì mattina, per andare io a prenderlo.
Mi hanno detto che mi aspetta alla reception.
Fra l'altro il posto non è neppure troppo lontano da dove lavoro.
Faccio prima un salto in ufficio.
Non voglio mica sembrare una disperata che si presenta alle 9 di mattina.

Preparo una lezione e poi è ora di andare.
Alle 11 sono lì.
Aspetta un momento.
Cecilia Constantin?
(Come al solito scrivono il mio nome sbagliato).
Sì.

E infine eccolo, più piccoletto di come me lo aspettavo.
Nero.

Vi presento il mio nuovo amore, Mr Spiralizer.


Si tratta della macchinetta di cui avevo parlato qui, per fare 'simil-pasta' usando verdure tipo carote e zucchine. A parte il fatto che per mancini non è proprio facilissimo usarlo, devo dire che in 3 minuti ho preparato un piatto di 'tagliatelle' con una zucchina e una carota crude, ho messo in padella un po' di pomodoro a crudo con peperoncino ed altre spezie piccanti, ripassato il tutto e via, pranzetto veloce e ipocalorico! Che a Mr Spiralizer non piacciono le ciccione!

Per chi fosse interessato il nome è GEFU SPIRELLI, costa una ventina di euro, è manuale (non a pile), l'unico inconveniente è che le lame sono orientate per destri e non per mancini, e che delle verdure che si usano rimane sempre l'ultimo pezzetto (io me lo sono mangiato). Se non fossi stata così impulsiva forse ne avrei comprato uno a manovella, più grande, ma questo è comodo perché occupa poco spazio, anche se essendo fornito di lame non credo di potermelo portare nel bagaglio a mano!