Il sesto giorno ci si sveglia con tranquillità, e perlomeno Eva e Konrad, perché io potrei essere la loro mamma e alle 8 già non dormo più pur essendomi addormentata verso le 3.
Il fatto che non ci siano persiane o tende in camera non aiuta, e mi chiedo se i nordici abbiano le palpebre più spesse perché non li sveglia manco il sole a picco sul letto. Allora cerco di rificcare tutto nel trolley, in cui i vestiti zozzi si riproducono e il sacco a pelo, tirato fuori dal suo sacco non ha molta voglia di riessere compresso.
Poi mangiamo pane e patè al curry per colazione, perché lo stomaco di noi veri vegani non ha limiti, tritura il cibo cruelty-free ed eccoci di nuovo pronte a partire.
Oggi, per la felicità di mamma che non ha di certo amato i miei due ultimi autostoppost, prendiamo il pullman, che ci porterà da Frankfurt a Hamburg in 6 orette, attraverso un bel tocco di Germania. Abbiamo avuto la fortuna delle viaggiatrici disorganizzate, e per 18€ macineremo più di 500km, fornite di internet, film di Mr Bean, tè, caffè e robe varie per cui vuole comprarsele, un autista che non sta zitto un secondo e alla fine mi sembra quasi troppo facile viaggiare così.
Il viaggio è verde verde verde, come la compagnia dei pullman http://meinfernbus.de/ che se viaggiate in Germania è una sorta di Ryanair terrestre ma coi sedili belli comodi.
Davanti a noi sono seduti una tedesca trentenne tutta in tiro e un tedescone Paperone sessantenne e lei non smette di sbaciucchiarlo e scompigliargli i capelli, sotto lo sguardo di disapprovazione di una coppia di nonnetti vecchio stampo che tracannano bottiglie di birra manco fosse acqua.
Nel dormiveglia mi rendo conto che mi fa pure un po' male il pollice, e che oltre al gomito del tennista e il ginocchio della lavandaia, nei libri di medicina dovrebbero aggiungere il pollice dell'autostoppista e il polso dell'ipaddaro.
Arriviamo a Amburgo sul calar della sera e ci accoglie un bel temporale che ci obbliga a rinunciare alla passeggiata prevista e a prendere la metro. Senza pagare. Poi dicono che in Italia non paga nessuno. Beh, noi abbiamo fatto le portoghesi sia a Francoforte che a Amburgo, sfidando la sorte e i controllori in borghese.Non si fa, non si fa.
A Amburgo ci ospita l´amico di Eva, un altro couchsurfer vegano che ha un´ascia attaccata dietro la porta. Menomale che non è uno sconosciuto, mamma stai tranquilla, e io me ne vado a letto prima di tutti i giovincelli presenti, perché alle 7 dovremo svegliarci, Flensburgo e Geschedicesempredisì ci aspettano e ad Amburgo mi toccherà tornarci in futuro.
Ma lo sai che scrivi proprio bene!3 un piacere leggere questa miniodissea!
ReplyDeleteGrazie ... e non finisce qui, ma ho scordato il carica ipad a Amburgo e per questo sto ritardando un po´ il resoconto delle successive avventure ...
DeleteCiao, piacere Giulia. Sono arrivata qua dal blog di Tina. Sarà un piacere leggerti e conoscerti. Mi sono incuriosita per tutti i posti che hai e stati visitando ancora.
ReplyDeleteE devo ancora scrivere parecchi post, ma avevo lasciato il carica ipad a Amburgo e non potevo aggiornare.
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