8.8.13

Day 4 bis: Strasburgo

L'itinerario del nostro viaggio io ed Eva l'abbiamo scelto guardando a occhio le distanze su google maps e pensando: chi conosciamo lì? Chi sarà l'anima pia che ci accoglierà in queste nostre peripezie alla Jack Kerouac?


Perché all'inizio l'idea di Eva era portarsi la tenda e piazzarla sotto un ponte? Dietro un autogrill? Nella piazza principale di qualche paesino? Allora a quel punto ho pensato che era meglio fare ricorso alla mia proverbiale faccia tosta e a couchsurfing e trovare qualcuno che ci ospitasse.

E allora si comincia con Paolo, un mio vecchio compagno di classe, che non vedevo praticamente dal liceo e poi da una pizza-rincontro di qualche anno fa.
Passiamo dalle tue parti, non è che hai un pavimento o divanetto da offrirci?

Paolo ci offre un tour della città, il suo letto e un frigo in cui fa capolino un litro di latte di soya e vari yogurt pure questi di soya e biscottini vegani. E io penso che menomale che si è dimenticato com'ero al liceo, insopportabile e mentalmente perturbata, che io se avessi quel ricordo di una persona non so se vorrei ospitarla a casa mia dopo 100 anni che non la vedo.

Lo aspettiamo facendo un picnic con couscous comprato al Lidl in Francia e una baguette che Eva mangia a mozzichi, una breve sosta in un parco con gli alberi tutti in fila, e poi via, a scoprire Strasburgo chiacchierando in inglese e italiano, una città che io immaginavo - al pari di Bruxelles - modernissima e internazionalissima. Invece Paolo ci racconta che è piuttosto un grosso paesotto, dove gli abitanti alsaziani purosangue lo guardano storto perché non si è ancora sposato e riprodotto.

E ci racconta un sacco di dettagli, ma nella mia mente vegana rimane quello del ponte accanto alla vecchia macelleria da cui affogavano le adultere, rinchiudendole in gabbie e gettandole nel fiume insieme a tutti gli scarti della macellazione.
A Strasburgo poi si può lavorare come 'chiudi-catenella-del-ponte-rotatorio', cioè come addetti a non far passare nessuno quando uno dei ponti viene girato per far passare le barchette turistiche e non. Ecco, insomma, il mio cervello cattura dati davvero storici.

E poi le strade sono pulite e ben tenute, alcune stradine del quartiere La PetiteFrance (chiamato così perché fu costruito per accogliere i malati di sifilide, anche detto il male francese) a tratti sembrano Disneyland, con le casette di legno con il telaio a vista, c'è un negozietto che fa la piazza al taglio romana, la birra è buona, ci sono tanti bei localini e piazzette, la cattedrale gotica alta 142 metri di sera viene illuminata con un bellissimo gioco di luci e colori e al supermercato trovo i biscotti (vegani) alla cannella di cui parlano in tanti e una specie di nutella della stessa marca.

Insomma, Strasburgo meriterebbe una visitina più approfondita, ma per questa volta il viaggio è un assaggino di tante città e allora alla prossima, Paolo, e grazie mille per l'ospitalità!

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