18.9.16

The Italian Chapel

Credo che la Italian Chapel meriti un post a parte.
Che se fosse stata chessò, French Chapel o Russian Chapel magari non avrebbe avuto lo stesso significato o impatto su di me, ma è italiana ed è scozzese e allora devo andarci.

Come al solito tocca incastrare gli autobus per arrivarci e, non sapendo cosa aspettarci, non sappiamo neppure quanto tempo ci passeremo.

L'Italian chapel è ciò che dice il nome, una cappella. Su un'isoletta. Non una cattedrale, non una chiesa, ma una cappellina nel mezzo dei campi verdi dove brucano le mucche e vicino al mare.

E che ci fa una cappella italiana nel mezzo del niente?
Incredibilmente alcuni prigionieri italiani, catturati in Africa durante la II guerra mondiale, furono spediti all'inverno delle Orcadi a una sorta di campo di lavoro.
Con gli stessi materiali usati per la costruzione delle Churchill Barriers antisottomarini tedeschi, usando due hangar metallici di scarto, legno recuperato da una nave naufragata e autofinanziandosi, questo gruppo di 550 uomini con tanta nostalgia di casa, decise di costruire questo luogo di raccoglimento spirituale e sociale.

Grazie alle abilità artistiche di Domenico Chiocchetti e al lavoro di tanti altri prigionieri, eccola che ci aspetta, questa piccola gemma.

Da lontano ti accoglie la bandiera italiana e una statua di San Giorgio e il Drago, che emoziona un po'.














Cartelli appannati di pioggia raccontano la storia dei prigionieri


















It was the wish to show to oneself first, and to the world then, that in spite of being trapped in a barbed wire camp, down in spirit, physically and morally deprived of many things, one could still find something inside that could be set free.

Era il desiderio di dimostrare a se stessi in primo luogo, e poi al mondo che, nonostante la prigionia in in campo circondato da filo spinato, nel profondo dello spirito, seppure fisicamente e moralmente privati di molte cose, si poteva ancora trovare qualcosa nel profondo che rendesse liberi.

















Un inno alla libertà e alla speranza, un modo per andare avanti e non dimenticare, per essere comunità ed fratelli nonostante il freddo, la prigionia, le ristrettezze, la mancanza di luce in inverno, la pioggia battente, il mare in tempesta.

Il tutto al di là della religione, perché nonostante i simboli siano quelli cattolici, la madre e il bimbo sono valori umani, di famiglia (che manca ed è lontana) e i santi sono ciò di buono che potrebbe e dovrebbe esserci negli uomini al di là delle guerre.  Un messaggio di pace.


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Consigli di viaggio:

Controllate sempre gli orari di apertura sul sito qui, entrata 3 pound nel 2016.

Occhio ad aspettare l'autobus fuori, guardate bene l'orario, noi avevamo fatto male i calcoli e siamo rimaste 15 minuti a fare penitenza sotto la pioggia.

C'è un negozietto-baretto prima di arrivarci e tenetelo presente se venite investiti da un uragano di pioggia e mare come è successo a noi. Che stoiche abbiamo deciso di aspettare comunque l'autobus fuori, in mezzo alla strada. Non c'è una fermata/pensilina e ovviamente c'eravamo solo noi e l'acqua che ci flagellava da tutte le parti.

Pare che ci faranno anche un film basato sulla storia d'amore fra un prigioniero e una donna delle Orcadi.

4 comments:

  1. Ho letto un romanzo sulla Italian Chapel, ce l'avevo sul Kindle, comprato in una delle svendite di Amazon. Credo il film che gireranno sia basato su quello.

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  2. Che meraviglia queste esplorazioni di posti remoti!

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