29.3.13

Ritorno a scuola

Riprendere quel treno a tre vagoni che serpenteggia fra le montagne e i paesini.
Correre dalla stazione innevata, su per la salita, per esserci proprio durante l'intervallo.
Arrivare a scuola e venire salutata dalla finestra di un'aula da un gruppo di ragazzine che mi hanno riconosciuta, mirtillo su un monte di panna.

(Se qualcuno non lo sapesse, se qualcuno mi legge solo da quest'anno, io l'anno scorso vivevo in Slovenia, e la mia vita era questa qui www.comeniusinslovenia.blogspot.com)

È stata una sorpresa. Sapevano che tornavo solo 3 prof e la preside.
Gli altri li ho colti di sorpresa, abbracci, strette di mano, bentornata, resti, no, perché no, come va.
Tante facce nuove, a chiedersi, ma chi è questa? Perché le fanno le feste? Chi è questa učiteljica di cui parlano i ragazzini?

E poi loro, i ragazzini.
A cui era stato annunciato via altoparlanti scolastici che se italianospagnoloinglese e blu insieme gli dicevano qualcosa di speciale, beh, ci sarebbe stata una sorpresina. Io.

Erano lì, ad aspettarmi, ma la sorpresa è stata anche mia.
Cresciuti un palmo, o anche due.
Come se li avessi lasciati ieri eppure con quasi un anno in più.
Con le facce diverse, ma con quella sorpresa negli occhi e gli Hello sulle labbra.

Sono stata solo in 6 classi. Il tempo è limitato, neppure ero riuscita a preparare uno dei miei rinomati PPT. Però come sempre abbiamo riso e scherzato, abbiamo parlato inglese e poi io ho sparato le solite scemenze in sloveno. Tutti si ricordavano qual era la parola più difficile per me da pronunciare: železniška postaja. Mi hanno chiesto di Aika, hanno detto mi dispiace quando hanno saputo che nonna Margherita non c'era più, mi hanno detto Oddio, da vegana, come sopravvivi senza gelato.

E nella mia classe preferita, la ex 6ª C ora 7ª C mi hanno dato questo.

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