7.10.13

Buon lunedì

Altro giro, altra corsa.

I lunedì si susseguono come cagnolini che si mordono la coda.

Mi addormento il fine settimana ed è già lunedì, e il fine settimana di mille cose mi sembra una serie televisiva vista con un occhio chiuso e uno aperto all'uscita di classe il giovedì sera, quando stramazzo sul letto come uno spaventapasseri, dopo essermi pesata ed aver scoperto che in 4 giorni di lezione ho perso 1kg.

Venerdì non ho lavorato, ultimo venerdì del vecchio contratto che ci concedeva un weekend più lungo e 200 euro in meno. Non so se 180 euro per la precisione valgono una giornata in più in ufficio, dove ho già spazzolino da denti, spazzola, maglietta di ricambio, crema idratante, ciabatte e deodorante.
Ma so che se dico di no mi fregheranno comunque, mettendo le riunioni i venerdì e i non dovrei si trasformerebbero in devo, e allora accetto i 180 euro e riempio il frigo della sala prof di banane.

Venerdì non lavorativo vado a donare il sangue, per vedere se dopo un anno da vegana è ancora rosso, e per finire a dare consigli di salute alle due mediche che mi chiedono ma allora che mangi, oddio, ma come fai ad aver l'emoglobina a 13? Oddio, ma il cuore ti batte, oddio, ma davvero non ti ammali mai?
Mi sento wonderwomanvegan, stavolta non mi viene neppure il livido, mangio come una sfondata per recuperare e me ne vado a letto sognando un infartuato trasfuso che all'improvviso si risveglierà vegano, perché i miei globuli sono più cazzuti  forti dei suoi.

Sabato mattina mi sveglio e mi ricordo che devo fare lezione/ripetizioni, ho promesso, e poi all'ultimo minuto con un altro vegano, Jose, si decide che però c'è pure tempo di andare alla Ecoaltea, che è questa roba qua, una sorta di sagra/festa/fiera vegana vegetariana bio hippy musica massaggi reiki rasta piedi scalzi e mamme che allattano mentre camminano.

Ci arriviamo all'ora di pranzo e ci fiondiamo immediatamente nella zona cibarie. 
Io sospettosa ho lo zaino pieno di frutta e invece in uno stand su due vendono roba vegana.
Presi dal delirio per la troppa scelta vaghiamo fra gli stand sniffando l'aria, è vegano? Oh mio dio, lo voglio, e questo? Pure? Fame, panino, dolce, cous cous, cibo indiano, giapponese, torte ...

Alla fine mi mangio un hamburguerozzo di seitan, e poi condividiamo un piatto di robe indiane e un altro di tagliatelle giapponesi. Vorrei convincere il mio stomaco che non è pieno, ma non ci riesco, e allora cominciamo a vagabondare hippescamente, circondati da bimbi che corrono scalzi e spericolati e genitori sdraiati sull'erba, stranieri bruciacchiati dal sole e carnivori sospettosi.

Finiamo per vedere uno spettacolo di un mimo e poi andare a una charla sull'importanza delle api, vaghiamo come palline pigre in questo biliardino multicolor in cui un po' mi ritrovo e un po' no, perché certa gente fa dell'essere hippy una professione e poi sicuro che a casa hanno il maxi schermo e la BMW.

Ma non è finita.

La domenica comincia con un trueque, che in italiano è baratto, ed è la mia nuova maniera di combattere il consumismo. A Murcia i negozi dell'usato non ci sono, la gente compra magliette di seconda mano a London pagandole oro, però poi se gli dico che a cambio della mia cyclette mai usato ho ottenuto un carrello per andare a fare la spesa e una pentola di ceramica mi guardano di traverso, e io penso alle case piene di roba inutile e depressa che vorrebbe essere usata da qualcuno e non finire morta di polvere.

(Con il mio carrellino ora sono una vera nonnetta)

La domenica si conclude con le nuvole, e mi vedo con Louisa, di Glasgow. Non piove ma l'accento glaswegian mi riporta alla patria del mio cuore, che quest'anno non ci sono stata ancora neanche una volta, comincio a soffrire di nostalgia e come un segugio cerco su facebook scozzesi a Murcia, in vista della festa di Saint Andrew's a novembre. 

Ed è di nuovo lunedì, e carica come un mulo arrivo di nuovo in ufficio prima dell'alba, che ci sono lezioni da preparare, lavagne da montare, libri da consegnare, video da vedere, compiti da correggere, training autogeno da fare per sopportare le señoras delle mie classi, che sono tutte ripetenti e hanno tutto il libro già fatto e ci manca poco che si alzano e si mettono loro a fare lezione.

Buon lunedì.

3 comments:

  1. anche io ho un carrellino spagnolo da nonnetta, comprato in un mercato di barcellona, a quadrettoni come il tuo ma sul blu! non me lo tiro dietro da quando spingo passeggini ma quando andranno entrambe all'asilo ritornera' in auge :-) nel frattempo ce l ho nel bel mezzo del salotto tipo installazione e mi fa da portasacchetti di tela e varie ed eventuali :-D

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    1. Facciamo a cambioooo ... Dammi quello blu! In realtà anche questo è blu verdolino! Non vedo l'ora di inaugurarlo!

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  2. il mio anzi e' blu viola perche l ho tenuto un sacco sul balcone quando abitavo in francia :-) magari se metti il tuo fuori all aria tra qualche mese ti torna piu' verde chiaro?

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