13.2.13

Casa dolce casa

Quando annuncio che torno a Roma si levano facebookiani cori d'invidia dai quattro angoli del globo.
La gente mi immagina in sella a una vespa tipo Audrey, a vivere la Dolce Vita, a ingozzarmi di pizzaspaghettigelati, a farmi dire galanterie da fascinosi uomini ingelatinati e con occhialidasoleperenni dalla lingua sciolta, a girare per musei, gallerie, foriromani.
Niente di tutto questo.
Io quando torno a Roma a malapena esco di casa, e raramente dai limiti del mio quartiere.
Quando ci torno in periodi festivi perché c'è LA FAMIGLIA che chiama e reclama.
Quando ci torno in periodi di crisi come ora, perché nonmivanonpossononvoglio.
Fra l'altro ora non è che io sia in vacanza. Come d'abitudine all'università, per risparmiarsi una settimana di stipendi ci licenziano, e ci riassumeranno da lunedì. Questa settimana però non è che non ci sia da lavorare, anzi. Vista la fantastica organizzazione ispanica ho dovuto prevedere più o meno quali saranno i corsi a me assegnati, portarmi nel trolley le fotocopie dei primi capitoli dei libri e appunti vari, e insomma, lavorare non pagata alla programmazione ed organizzazione del prossimo quadrimestre. Così mi diletto spaziando fra l'italiano A1 e l'inglese C1, in attesa di notizie certe sul mio destino/orario.

Di occasioni mondane non ne cerco, vago per i supermercati italiani adocchiando veganità e poi ogni tanto ci scappa un biglietto per teatro.
Mia mamma è abbonata con due sue cugine, ma una da spesso forfait e allora è diventata quasi una teatrale coincidenza che io mi trovi a Roma proprio quando c'è un pomeriggio a teatro.

Ieri è stato uno di quei giorni, mia madre mi aveva anticipato che sarebbe stato uno spettacolo circense, un'amica mi aveva detto ma che sono i Karakasa Circus,? e io avevo sbirciato notizie su internet, scoprendo che Casa Dolce Casa sarebbe stato uno spettacolo di teatro acrobatico dell'Europa dell'Est. E già quello per me era sufficiente.

Appena entrata in sala poi ho capito che lo spettacolo sarebbe stato uno di quelli che ti sorprendono, ti ammaliano, ti fanno ridere e pensare, ti fanno venire voglia di mettere 4 cose in uno zaino e scappare con loro, i protagonistiequilibristi, che senza parole sanno trasmettere echi di mondi diversi, in cui la musica è più intensa, le emozioni più forti, i sentimenti più profondi.
Un turbinio acrobatico che ti lascia senza fiato, e che mi ha riportata indietro di un anno, a quell'Est che ha accompagnato la mia trasformazione in ciò che sono ora.

Quando ero piccola il mio sogno, fra i tanti, era fare l'equilibrista.
Quando vivevamo tutti nello stesso palazzo, io e i miei cugini allestivamo un circo estivo sul terrazzo del palazzo, con tanto di biglietti a pagamento, per cui ci organizzavamo ed allenavamo per mesi. Io domavo un leone (mio cugino, che ne approfittava per darmi zampate in abbondanza) e camminavo su un immaginario filo sospeso.
Fra gli altri miei sogni quello di fare il veterinario o il marinaio sono ormai svaniti, però quello di sapere fare acrobazie (perlomeno camminare a testa in giù, sulle mani) resta, chissà perché, e spesso compare nei miei sogni notturni, in cui so fare cose come quelle del video qui sotto.
 
 
 
Nel Casa Dolce Casa si susseguono le stagioni con folate di vento, foglie, neve, pioggia, una luna che spunta, dei topi che volano, il fuoco, le luci, gli scherzi e le macchiette, e le incredibili acrobazie dei ragazzi dell'Est. Che mentre volano sul palco sorridono, e mi chiedo come facciano, per più di un'ora senza sosta, a raccontare con il corpo tante storie, fuori dall'ordinario, sgangherate, euforiche e a tratti magiche.

Casa Dolce Casa fa parte del progetto Homeless, un teatro-circo che viaggia, che mescola artisti di varie nazionalità e che attraverso il teatro-circo apre un dialogo interculturale sull'emarginazione sociale, sull'espressione, sull'integrazione, sul dare un nuovo significato alle rovine del nostro mondo.
(Una critica più dettagliata la trovate qui)

DA NON PERDERE, se passassero dalle vostre parti. Le date le trovate qui.

Una parte del pubblico presente in sala ieri poi è stata la degna antitesi a questa iniziativa.
Signore impellicciate ed ingioiellate, dai capelli vaporosi e la puzza sotto il naso, di quelle che tirano dritte quando vedono qualcuno in difficoltà o guardano con disprezzo agli stranieri. Mi è dispiaciuto per gli artisti, che cercavano nella platea un po' di coinvolgimento e collaborazione e che purtroppo hanno trovato un sacco di facce inamidate e persone-cadaveri.

Io invece andandomene ho guardato al palco, ho incrociato lo sguardo di uno degli acrobati e gli ho fatto un cenno, per dirgli grazie, ora me ne torno alla mia di casa dolce casa, ripensando ai Giganti della Montagna di Pirandello.

... E solo quando non hai più casa, tutto il mondo diventa tuo. Vai e vai, poi t'abbandoni tra l'erba al silenzio dei cieli; e sei tutto e sei niente... e sei niente e sei tutto ...

8 comments:

  1. Tu sueño se ha hecho realidad y se ha spreada'o para muchos de tus compatriotas italo-españoles: ¡todos hacemos equilibrios para llegar a fin de mes!
    Your old friend A.G.

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    1. Nell'equilibrismo si vede la volontà e la creatività di ognuno ... ;-)

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  2. E" vero che "tornare in Italia" significa stare "a casa" per la durata della "vacanza"... cosa che mio marito odia sempre!! :) Almeno sei riuscita a vedere un bellissimo spettacolo... e la tua cagnolona!!

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    1. A me in fondo piace tornare, anche se penso sempre che farò mille cose e invece alla fine niente!

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  3. Mi hai fatto commuovere con la citazione di Pirandello. Ho la lacrima facile da qualche giorno...

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  4. Cecilia, non so che rapporto hai coi premi, ma io te ne ho appena appioppato uno. Passa a prenderlo!

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    1. Grazie per il premio, ma in genere non partecipo a questo tipo di iniziative per mancanza di tempoooooo!

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