13.9.14

La mia vita inscatolata

Beata teeee, che vacanze lunghe che ti sei fatta quest'anno - dicevano ieri e l'altroieri i miei colleghi, al mio ritorno al lavoro l'inferno (42º gradi a Murcia, just saying!).
Specifichiamo: a settembre io non ho ferie, quindi mi sono dovuta prendere una settimana senza stipendio e 3 giorni di permesso (ne abbiamo 5 all'anno).

Non mi bastava agosto? Non ero stanca dopo tre settimane di  avventure fra Spagna e Regno (forse prossimamente dis-)Unito? Non erano sufficienti un po' di giorni di tranquillità al paesino?

NOOOOO! Quest'estate ci siamo concessi anche un doppio trasloco.

Non miomio, cioè non in Spagna. Resto nell'appartamento di sempre, addirittura con le coinquiline di sempre (era da 3 anni che non succedeva). L'ammazzata è stata a Roma, perché dopo anni e anni di titubanze, ripensamenti, vorreimanonposso, scuse, temporeggiamenti, ecco, infine i miei genitori hanno deciso che era il momento di fare i fantomatici lavori a casa, nella speranza di godersi la pensione in un appartamento più moderno, più funzionale, più adatto alla loro vita senza figlie fra i piedi.

Però in quella casa io ho ancora tutte le mie cose pre-Spagna. 
Accumulate in 23 anni di vita a Roma e innumerevoli mesi passati negli USA, più tutti i viaggi in giro per il mondo. Sono quintali di roba.
E non scherzo. QUINTALI.
Dunque dovevo esserci.

Credo però che sia stata un'ottima terapia familiare.

Salve a tutti, siamo la famiglia Costantini, e siamo degli accumulatori.
Non mi ero mai resa conto che il fatto di essere un po' shopaholic e collezionatrice mi venisse di famiglia.
Siamo bravi a risparmiare e a trovare superoffertone, ma allo stesso tempo siamo una famiglia di immagazinatori. 

Vestiti, scarpe, borse, decorazioni, quaderni, agende, diari, librilibrlibrilibrilibri.
 Solo per muovere tutta la mia collezione di fumetti di Topolino e libri ci sono voluti non so più quanti scatoloni e quanti viaggi in macchina, trolley su e giù per le scale con l'ascensore e lividozzi su braccia e sugli stinchi.


Fumetti, libri, e la collezione di tazze ... con pause per provarmi vestiti che appartenevano a mia nonna.


Camicia da notte della bisnonna, foto dell'adolescenza, maschera di carnevale della terza (che ancora mi entra!) e quinta elementare, maglietta XXL della mia epoca rapper.


Ecco, leggevo robe sulle Harley Davidson, sui tatuaggi, e sugli impressionisti ... 

Svuotando ci sono stati momenti di crisi, di ansia e di profonda riflessione.
Io credo che, anche se ora soprattutto mia madre ancora non veda la lucina alla fine del tunnel, questo processo di inscatolamento e trasferimento della nostra vita ci abbia fatto bene.

Perché ci siamo resi conto di quante cose abbiamo ammassato nel corso degli anni, e di quante non ne usiamo, non ci ricordavamo, non ci piacciono neppure più.
Se mi seguite sapete che io da 3 anni a questa parte ho cominciato il mio cammino minimalista (anche se a vedere camera mia in Spagna non si direbbe, è ancora pienissima rispetto a quando vivevo in Slovenia con il contenuto di una valigia da 20kg e di un trolley da 10kg). E credo che ora anche i miei genitori seguiranno la mia strada.

Perché gli oggetti spesso si trasformano in una zavorra, sono lì a chiedere di essere spolverati, messi a posto, lavati, considerati. Ci ricordano i soldi che abbiamo speso - chissà perché un sacco di volte -, il tempo che non li usiamo, quanto occupano. Conquistano il nostro spazio vitale e lo rendono un percorso ad ostacoli.
Quando le cose prendono il sopravvento e la casa si trasforma in magazzino, è naturale provare ansia, senso di oppressione, soffocamento. 

Perché tutti quegli oggetti sono frutto del lavoro di qualcuno, e seppur inanimati contengono l'afflato vitale di chi li ha prodotti, di chi li ha inventati. Vogliono essere usati, apprezzati, consumati.

E quando se ne stanno lì fermi, dentro un armadio, su uno scaffale, in un angolo, sono il simbolo dell'ingiustizia del mondo, in cui io ho 30 borseborsettezainetti, e qualche bambino in India va a scuola portando i pochi quaderni che ha in una busta di plastica o in mano. Perché se io ho 15 giacche, altrove ci sarà qualcuno che ha freddo. E le 10 paia di scarpe che non uso potrebbero essere ai piedi di qualcuno che è scalzo.

Abituati al troppo ci circunnavighiamo intorno, perché abbiamo perso la mappa del senso di ciò che siamo, trasformati in ciò che abbiamo. 

E allora sono contenta di aver inscatolato la mia vita. Non so cosa uscirà da quelle scatole a dicembre quando ci sarà il trasloco di ritorno. Non so cosa tornerà ad abitare gli armadi, i pensili, gli scaffali. Per tutto il resto cercherò una nuova vita, vendendo, regalando, barattando.

Spero solo che questa esperienza ci trasformi in individui accumulatori di esperienze più che di oggetti.
Di cene fuori, di cucinare a casa, di passeggiate, di chiacchierate, di tè seduti comodi in salone quando sono a Roma. E non è che queste cose non si facciano, ma si potrebbe avere molto più tempo per se stessi senza il peso delle cose inutili.

Quindi coraggio a mamma e papà che sono rimasti a Roma, con il casino dei lavori e delle ultime cose da spostare. Ora sembra un incubo, ma poi sarà tutto più facile!

E se qualcuno è interessato a borse e vestiti vintage, libri, tazze, scarpe che batta un colpo. Venghino, signori, venghino, abbiamo di tutto da vendere!

 
 

13 comments:

  1. Come sai, condivido...ma purtroppo anche se noi rinunciamo a qualche oggetto, non e' detto che qualcuno lontano da noi ci guadagni. ..e' ad alti livelli che servono rinunce.

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    1. In realtà non è rinuncia, ma grandissima liberazione!

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  2. Cecilia, sono d'accordissimo con te.
    In quattro anni che sono qui ho traslocato 6 volte (o forse 7 non mi ricordo) e ogni volta ho tolto di mezzo cose che non usavo.
    I miei, ma specialmente i miei nonni, appartenevano alla generazione del "metti via che poi ti servira' ". Io voglio appartenera a quella del "se mi dimentico di una cosa perche' sta in uno scatolone in un armadio, non mi serve".

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    1. E non solo quello ... Io sono anche dell'ottica: nuova vita alle vecchie cose (soprattutto se sono vestiti, che si possono sempre modificare, accorciare etc) e per il non comprare più nulla, a meno che non sia necessarissimissimo!

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  3. Anch'io ho un'enorme collezione di topolini! E quelli guai a chi me li tocca!

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    1. Io invece credo che cercherò di venderli ... Ecco, l'ho detto!

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    2. No, io non ce la posso fare, la mia collezione di Topolini giace nella soffitta dei miei e non posso neppure pensare di separarmene!!!

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    3. Se avessi figli la terrei e gliela passerei, but it's not going to happen ...

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  4. Approvo e conduco una vita minimalista. Non voglio passare la vita ad accumulare cose e spolverarle. Ogni tanto faccio un repulisti, senza accorgermene accumuliamo oggetti inutili, tipo i vasetti di vetro! Potrebbero servire, una decina certo, non cinquanta!

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    1. Io cerco proprio di non comprare più nulla, eccetto le cose proprio proprio proprio necessarie, tutto il resto cerco di ottenerlo via scambi o seconda mano ... ma in un anno intero ho avuto bisogno SOLO di un paio di scarpe!!!

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  5. In altre parole… garage sale? :)

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    1. Magari, però in Italia non si fa, quindi ci tocca la vendita via internet, molto più lenta ... Qui a Murcia è più facile e piano piano sto svuotando il mio appartamento di tutto l'inutile ... Che bello!

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  6. Questo è uno dei post più belli che ho letto ultimamente. Hai ragione, a volte quando provo a mettere un po in ordine penso che devo smettere di accumulare cose di cui non ho bisogno.

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