10.11.12

6: Granada

Granada era un tappa non prevista nell'itinerario iniziale.
Poi Monica e Tereza hanno chiesto di poterci fermare - almeno a pranzo - e fare un giretto per il centro, e così abbiamo rinunciato ad Almeria e abbiamo deciso di fare una breve tappa lì.
Io di Granada mi ero innamorata nel Novembre del 1999. Dell'Alhambra, الحمراء, la Rossa,  per precisione, acciambellata come un gatto sul colle della Sabika. Misteriosa, labirintica, dove l'acqua la fa da padrona, e canta e danza nei palazzi e nelle sale, nei giardini e nel Patios de los Leones.
Ora la paragono al Castello di Edinburgo, e scrivo mentalmente una storia d'amore, in cui i protagonisti non sono uomini e donne, ma muri e torrioni, e passaggi segreti e chiari di luna.
L'Alhambra viene considerata una delle 7 meraviglie del mondo moderno, e per entrarci bisogna fare i biglietti con largo anticipo, e dedicarle un giorno intero, a passeggiare, sedersi ed ascoltare gli uccelli che si nascondono fra gli intarsi arabi delle pareti, scoprirla, fotografarla e sognare ad occhi aperti di non essere nel XXI secolo, ma alla corte di Nazar il Rosso.
Andateci in inverno, quando non è così piena di turisti, senza sciarpa e senza guanti, e sentite come il freddo vi entra nelle ossa, eppure non potete abbandonarla, vorrete scoprirne ogni angolo.
All'Alhambra non ci siamo andate, ma l'abbiamo ammirata da lontano, dal Mirador de San Nicolàs, pieno di hippy - i perroflautas di cui ho parlato qui -, coi loro cani e le loro bancarelle di chincaglieria.
Prima avevamo passeggiato per il centro fra souvenir e banchetti di spezie, poi per l'Albaicin, il quartiere arabo (qua le info in spagnolo), con le sue viuzze piene di teterias (sale da tè) e di negozietti, in cui ho comprato dei pantaloni bragaloni di cui non pubblico foto per non far prendere un accidente a mamma. L'Albaicin odora di incenso e purtroppo anche di pelle, e di cucina d'oriente.
Per pranzo Tereza ed Elisabet approfittano delle offerte della cucina locale. A Granada infatti, nella maggior parte dei locali, si ordina una bevanda e si riceve gratis una tapa (guardate qualche foto qua). Spesso è il locale a decidere che tapa regalare, nel nostro caso un panino carnivoro e delle patatine. Io ho scelto invece di mangiarmi una pitta con falafel buonissimi, in un microlocalino di cibo da asporto in una delle viuzze. La signora sdentata che lo gestiva mi ha chiesto perché ero vegana, perché non usavo più neppure i latticini, e alla mia spiegazione ha annuito pensierosa.
A Granada non ci tornavo dal 2004.
Granada l'ho amata poeticamente e poi l'ho anche un po' odiata, perché ha coinciso con una fase della mia vita non proprio facilissima.
A Granada vivevo sul balcone verandato di un appartamento sgangherato, lavoravo in un ristorante italiano i cui padroni mi avevano assunta per pietà, a Granada ho imparato i nomi di un sacco di piatti di pasta, ho dato fondo a tutta la mia fantasia per rallegrare i clienti e farmi lasciare buone mance, ho dormito con materasso per terra, che fa molto hippy e fa pure freddo, ho giocato milioni di partite di parchìs.
A Granada al ristorante non ho riconosciuto un cantante famoso spagnolo e dato che i padroni lo chiamavano Miguel, Miguel, Miguel, ed era venuto fuori dall'orario di lavoro, ho pensato che fosse un loro cugino, e gli ho detto: Miguel, dato che qua sei di casa, la bottiglia di vino apritela da solo, che il cavatappi non è per mancini e io sono impedita.
A Granada dei clienti americani mi hanno chiesto manzanilla e io ho pensato che fosse camomilla, non sapendo che si trattava anche di vino!
Granada è il mio passato e su Granada c'è un detto:
(Fagli l'elemosina, donna, che non c'èe niente di peggio nella vita
che la pena di essere cieco a Granada)
Infine,tutte le foto del mio viaggio le trovate qua.

2 comments:

  1. Oh dio mio Stella (Stella= Cecilia Christine), per me Granada è la mia adorata mamma, che convinceva (47 anni fa, allora la Spagna era moooolto barata) mio papà a prendere una stanza nel Parador Nacional che era nell'Alhambra, per permettere alla loro figlia (io) di vivere in un ambiente di favola. E papà, normalmente una peste, accettò. Oh! Granada! Granada è un piccolo prezioso pezzo del mio passato.... come mi mancano... tutti e due, mamma e papà.
    Lo so, alla mia età fa ridere. A me no. No fa ridere. Mi mancano! Tutti e due!
    E tieni presente che per le loro faide interne io ho patito (anni dopo) anche la fame... Ma li amo, mamma, papà e tutto quello che abbiamo fatto e vissuto assieme...

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    1. Beh, sono contenta di averti fatto ricordare momenti magici della tua infanzia! :-)

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