Un milione di anni fa, quando vivevo in Scozia e internet esisteva appena, sognavo di viaggiare verso nord, su pullman coi vetri appannati dalla pioggia e dall'umidità, infagottata in tutti i miei vestiti e coi piedi un po' bagnati, per arrivare infine alle Orcadi via mare e visitare Skara Brae.
Non ricordo perché volessi andare proprio lì, dati gli innumerevoli altri posti e ritrovamenti archeologici delle isole - che però forse all'epoca non erano ancora stati ritrovati! -, forse perché a casa si mangiava pane e archeologia ed era una sorta di pulsione genetica.
E una quindicina di anni dopo eccomi, infine alle Orcadi, a cercare di quadrare gli orari degli autobus per vedere tutto il possibile, a desiderare di avere più giorni, più tempo e una macchina per girare tranquillamente.
Skara Brae me la immaginavo più grande, una sorta di Pompei gelida rimasta per centinaia di anni sepolta sotto strati di sedimenti che facevano credere fosse una collinetta. Una furiosa tempesta provocò nel 1850 degli smottamenti che portarono alla luce parte degli insediamenti, ma le ricerche e gli scavi veri e propri non cominciarono fino al 1928, diretti da un archeologo australiano, Vere Gordon Childe (che fra l'altro scrisse diverse opere per controbattere ai supposti fondamenti archeologici della superiorità
razziale tedesca e aiutò nell'espatrio archeologi e
studiosi avversi al regime).
Più vecchio di Stonehenge e delle Piramidi, Skara Brae è il villaggio neolitico più completo d'Europa, e anche se costituito solo di 10 abitazioni (occupate all'incirca tra il 3100 a.C. ed il 2500 a.C.) è stato dichiarato - per le sue peculiarità e per l'ottimo stato di conservazione - Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. Sicuramente molte altre costruzioni sono andate perse nel corso dei secoli a causa dell'erosione del mare, ma si ipotizza che il villaggio arrivo ad ospitare una cinquantina di abitanti.
Addirittura Indiana Jones, nel film "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo", parla di Skara Brae ai suoi studenti e ci hanno ambientato un paio di romanzi e un videogioco.
Gli abitanti di Skara Brae, per proteggersi dal clima delle Orcadi (che però all'epoca non era mica freddo come oggi) costruivano ripari usando gli avvallamenti nel terreno e le collinette createsi per l'accumulo di sedimenti e rifiuti. Le case interrate, di circa 40m², avevano un focolare al centro, letti (a destra della porta quello del marito, a sinistra quello della moglie) e armadi incassati o accanto alle pareti e i tetti costruiti con tronchi e legna trascinati dalle mareggiate ed ossa di balena, ricoperti di zolle d'erba (alle Orcadi infatti crescevano davvero pochi alberi).
Ora, a parte l'abilità nel costruire anche un sistema di drenaggio e dei bagni preistorici, la domanda che sorge spontanea è: perché mai qualcuno avrebbe potuto decidere di vivere in un posto così speduto, con scarse risorse, freddo e umido, quando altri contemporanemanete vivevano e prosperavano nelle prime civiltà in Egitto, o in Sumeria o in India?
Cosa spingeva queste persone a ritirarsi così lontano da tutto, cosa li portò poi in fretta e furia ad abbandonare Skara Brae? Così in fretta che fra i resti ritrovati spiccano un'ultima cena non consumata e una collana impigliata in una porta ... Varie teorie hanno cercato di spiegare questa fuga improvvisa, ma non ci sono prove definitive che ne dimostrino la validità.
E chissà se fra 5000 anni qualcuno scriverà di noi, abitanti della Murcia quasi desertica (che fra 5000 anni si sarà del tutto desertificata) e cercherà di immaginare la nostra vita, a 45-48 gradi d'estate, e trovando i resti di casa mia, senza aria condizionata si chiederà: cosa portava queste persone a ritirarsi nel deserto? Emigrare da Roma Caput Mundi e venirsene qua, fra campi di arance e limoni?
Più vecchio di Stonehenge e delle Piramidi, Skara Brae è il villaggio neolitico più completo d'Europa, e anche se costituito solo di 10 abitazioni (occupate all'incirca tra il 3100 a.C. ed il 2500 a.C.) è stato dichiarato - per le sue peculiarità e per l'ottimo stato di conservazione - Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. Sicuramente molte altre costruzioni sono andate perse nel corso dei secoli a causa dell'erosione del mare, ma si ipotizza che il villaggio arrivo ad ospitare una cinquantina di abitanti.
Addirittura Indiana Jones, nel film "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo", parla di Skara Brae ai suoi studenti e ci hanno ambientato un paio di romanzi e un videogioco.
Gli abitanti di Skara Brae, per proteggersi dal clima delle Orcadi (che però all'epoca non era mica freddo come oggi) costruivano ripari usando gli avvallamenti nel terreno e le collinette createsi per l'accumulo di sedimenti e rifiuti. Le case interrate, di circa 40m², avevano un focolare al centro, letti (a destra della porta quello del marito, a sinistra quello della moglie) e armadi incassati o accanto alle pareti e i tetti costruiti con tronchi e legna trascinati dalle mareggiate ed ossa di balena, ricoperti di zolle d'erba (alle Orcadi infatti crescevano davvero pochi alberi).
Ora, a parte l'abilità nel costruire anche un sistema di drenaggio e dei bagni preistorici, la domanda che sorge spontanea è: perché mai qualcuno avrebbe potuto decidere di vivere in un posto così speduto, con scarse risorse, freddo e umido, quando altri contemporanemanete vivevano e prosperavano nelle prime civiltà in Egitto, o in Sumeria o in India?
Cosa spingeva queste persone a ritirarsi così lontano da tutto, cosa li portò poi in fretta e furia ad abbandonare Skara Brae? Così in fretta che fra i resti ritrovati spiccano un'ultima cena non consumata e una collana impigliata in una porta ... Varie teorie hanno cercato di spiegare questa fuga improvvisa, ma non ci sono prove definitive che ne dimostrino la validità.
E chissà se fra 5000 anni qualcuno scriverà di noi, abitanti della Murcia quasi desertica (che fra 5000 anni si sarà del tutto desertificata) e cercherà di immaginare la nostra vita, a 45-48 gradi d'estate, e trovando i resti di casa mia, senza aria condizionata si chiederà: cosa portava queste persone a ritirarsi nel deserto? Emigrare da Roma Caput Mundi e venirsene qua, fra campi di arance e limoni?
Consigli di viaggio:
Se non disponete di una macchina, una buona possibilità per visitare Skara Brae (e il Ring of Brodgar/ Standing Stones of Stenness) nella stessa giornata è prendere questo bus della Stagecoach. Nonostante dicano che è il tipico pullman aperto per turisti, quando l'abbiamo preso noi era un pullman normale.
All'inizio il tempo per visitare Skara Brae ci sembrava troppo poco (e non sapevamo neppure che fosse inclusa gratis la Skail House di cui parlerò altrove), invece è stato sufficiente. Bisogna andare a passo spedito ovviamente se si vogliono vedere entrambe le cose.
Anche la sosta al Ring of Brodgar (mezzora) va bene, ma ricordate che, se volete rimanerci più tempo, al Ring potete arrivarci facilmente a piedi se siete alle Standing Stones of Stenness.
Skara Brae è gestito dall'Historic Scotland, potete comprare i biglietti anche online oltre che direttamente lì, e oltre al villaggio includono un interessante museo e la Skaill House.
Anche ad agosto fa parecchio freddino (a meno che non siate proprio fortunati), copritevi bene! Tnato vento!
Skara Brae è gestito dall'Historic Scotland, potete comprare i biglietti anche online oltre che direttamente lì, e oltre al villaggio includono un interessante museo e la Skaill House.
Anche ad agosto fa parecchio freddino (a meno che non siate proprio fortunati), copritevi bene! Tnato vento!
Cavolo, che posto sperduti che vai a scovare! Il paesello preistorico! Secondo me sono scappati per la noia, te lo immagini vivere in cinquanta su quell'isoletta?
ReplyDeleteMa no, guarda, l'isola è grande, c'erano un sacco di altri insediamenti, i cerchi di pietre, insomma, si intrattenevano ... e non faceva neppure il freddo che ci fa oggi ...
DeleteForse sarà stato perché c'era un vicino con il tagliaerba che faceva troppo casino!
Arrivano dappertutto, maledetti.
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