Questi ultimi tempi parlo spesso con Serena, romana pure lei, trasferitasi dalla Caput Mundi all'Australia e da lì in Scozia. Lei è dove io vorrei essere e dove lei non vuole essere (perché se ne sarebbe rimasta felice fra i canguri) e così mi sento come l'onere e il dovere di farle amare la mia Scozia dell'anima e la bombardo di messaggi di cose da fare, da vedere, da comprare, da mangiare.
Lei dice piove e fa freddo e io, che sono appena tornata nel deserto spagnolo, sogno uomini in kilt, verdeverdeverde, superoffertone dei supermercati, tea time, grigio e poi quegli sprazzi di sole e quella luce scozzese che non l'ho mai vista altrove.
Parlando e raccontandole le mie peripezie in terra di Wallace, Serena un giorno mi fa: dovresti però scrivere queste storie di espatrio pre-internet.
Effettivamente all'epoca internet c'era, ma solo in biblioteca, i cellulari pesavano 'na quintalata ed era l'anno che Ryanair fece BOOM.
Il mio espatrio - come quello di tanti altri è quindi stato un'avventura un po' solitaria/lonely planet nella preparazione, piena di malintesi nello svolgimento, eppure con nostalgia ripenso a quelle prime sfide, a quelle prime scoperte.
Missione # 1 dell'espatriato non tecnologico
Altro che googlemaps! Toccava trovare un posto dove vendessero una mappa della città per poi potersi orientare nella ricerca di una casa. La prima sera, arrivata a Glasgow verso le 7 di sera, mi toccò prendere un taxi per arrivare in ostello. Ci ripenso ora, che a Glasgow ci ho vissuto e ci ritorno e ci ritorno, che ero a circa 3-4 minuti a piedi, ma chi lo sapeva?
Il giorno dopo, mentre con la mia compagna di avventura basca compravamo qualcosa nel tipico negozietto aperto 24h, il pakistano alla cassa vedendoci disperate, ci regalò un tuttocittàglaswegian, che qualcuno aveva dimenticato nel suo negozio. E cominciò l'avventura di cercare un appartamento.
Quel tuttocittà scozzese ce l'ho ancora, spiegazzato e con qualche strada sottolineata e tanti punti interrogativi. Perché gli appartamenti mica si cercavano su internet, noooo!
Bisognava comprarsi il giornale o guardare nelle vetrine dei newsagent's, in cui c'erano fogliettini scritti a mano dai proprietari o da gente che cercava coinquilini. La basca aveva insistito che attaccassimi noi cartelli ai pali della luce - cosa comune in Spagna -, ma in Scozia dopo mezzora già li avevano tolti.
E così noi scarpinavamo su e giù, segnando numeri e facendo telefonate dalle cabine.
Ma chi li capiva, 'sti scozzesi? (che poi erano tutti indiani, ma vabbè)
Episodio significativo - dopo un tira e molla di chiama tu, chiamo io, speriamo che non sia un altro indiano incomprensibile, infine telefonata:
- Buongiorno, mi chiamo Cecilia (pronunciato Sesilia). Chiamo per l'annuncio della casa, bla bla bla ... quando ci possiamo vedere bla bla bla ... siamo in questa zona qua ...
- Anche subito, fra 15 minuti, siete in zona ... l'indirizzo è SISAIL Street ...
Ecco, lui lo pronunciava così, e noi, ok, vabbè, ci vediamo lì, ora cerchiamo sul fedele tuttocittà.
Ha detto Sea Sile? Seaside? C - Sigh?
Cerca, cerca, sfoglia, sfoglia, 'sta via non la trovavamo.
Richiama tu, no, richiama tu.
E di nuovo, SISAIL, fammi lo spelling. Oddio, non ti capisco comunque.
Vi vengo a prendere, gli abbiamo fatto proprio pena, aspettatemi alla fermata taldeitali della metro.
Menomale che la metro di Glasgow è una linea sola e poche fermate, quella almeno l'avevamo capita.
Arriva Mr Bollywood, ci porta a vedere la casa.
Vabbè, la solita stamberga piena di muffa, con l'umidità che manco nella foresta amazzonica.
Però c'è il microonde - ci dice - vabbè, ci penseremo.
In realtà io non è che lo stessi molto ascoltando, perché pensavo solo a scoprire come cavolo si chiamasse 'sta benedetta via. Scarpina scarpina fino alla fine della strada per beccare il cartello con il nome.
Indovinate un po' qual era?
...
...
...
...
Cecil Street.
Cioè, io mi ero presentata come Cecilia/Sesilia, glielo avevo mandato scritto in un sms, e questo il mio nome quindi come cavolo lo avrebbe pronunciato?
Mai neim is SISAILHEEA.
Che scritto così sembra pure un po' indiano.
Quel tuttocittà scozzese ce l'ho ancora, spiegazzato e con qualche strada sottolineata e tanti punti interrogativi. Perché gli appartamenti mica si cercavano su internet, noooo!
Bisognava comprarsi il giornale o guardare nelle vetrine dei newsagent's, in cui c'erano fogliettini scritti a mano dai proprietari o da gente che cercava coinquilini. La basca aveva insistito che attaccassimi noi cartelli ai pali della luce - cosa comune in Spagna -, ma in Scozia dopo mezzora già li avevano tolti.
E così noi scarpinavamo su e giù, segnando numeri e facendo telefonate dalle cabine.
Ma chi li capiva, 'sti scozzesi? (che poi erano tutti indiani, ma vabbè)
Episodio significativo - dopo un tira e molla di chiama tu, chiamo io, speriamo che non sia un altro indiano incomprensibile, infine telefonata:
- Buongiorno, mi chiamo Cecilia (pronunciato Sesilia). Chiamo per l'annuncio della casa, bla bla bla ... quando ci possiamo vedere bla bla bla ... siamo in questa zona qua ...
- Anche subito, fra 15 minuti, siete in zona ... l'indirizzo è SISAIL Street ...
Ecco, lui lo pronunciava così, e noi, ok, vabbè, ci vediamo lì, ora cerchiamo sul fedele tuttocittà.
Ha detto Sea Sile? Seaside? C - Sigh?
Cerca, cerca, sfoglia, sfoglia, 'sta via non la trovavamo.
Richiama tu, no, richiama tu.
E di nuovo, SISAIL, fammi lo spelling. Oddio, non ti capisco comunque.
Vi vengo a prendere, gli abbiamo fatto proprio pena, aspettatemi alla fermata taldeitali della metro.
Menomale che la metro di Glasgow è una linea sola e poche fermate, quella almeno l'avevamo capita.
Arriva Mr Bollywood, ci porta a vedere la casa.
Vabbè, la solita stamberga piena di muffa, con l'umidità che manco nella foresta amazzonica.
Però c'è il microonde - ci dice - vabbè, ci penseremo.
In realtà io non è che lo stessi molto ascoltando, perché pensavo solo a scoprire come cavolo si chiamasse 'sta benedetta via. Scarpina scarpina fino alla fine della strada per beccare il cartello con il nome.
Indovinate un po' qual era?
...
...
...
...
Cecil Street.
Cioè, io mi ero presentata come Cecilia/Sesilia, glielo avevo mandato scritto in un sms, e questo il mio nome quindi come cavolo lo avrebbe pronunciato?
Mai neim is SISAILHEEA.
Che scritto così sembra pure un po' indiano.
Miimmaginavo che fosse Cecil st. :D Che bello questo racconto, io me lo ricordo bene il pre internet, i pellegrinaggi in biblioteca per poter leggere le email una volta a settimana. Comunque sta vita per cercare gli appartamenti l'avevo fatta anche quando vivevo a Firenze, con La Pulce in una mano e la cornetta nell'altra. Bei tempi.
ReplyDeleteIo proprio no, perché cavoli, il mio primo sms x lui pre-telefonate veniva firmato CECILIA, al telefono ti dico che mi chiamo SESILIA, vedi che nun te capiscoooo, dimme: come er nome tuoooo!
Deleteahahaahahahhha
ReplyDeletemi hai fatto ricordare il mio arrivo a dublino nel 2005: avevo un mazzo di chiavi, un foglietto con l indirizzo dove andare e nessuna idea della citta' perche' salii sul bus in aeroporto senza trovare nessuna mappa ..scesi a oconnoll con una valigia enorme (senza rotelle, non avevo ancora il trolley) e mi dissi: e ora?
s fermo' un tassista rosso pieno di lentiggini e mi grido' Honey where are you going with that fockin heavy sack? e io gli porsi il bigliettino con l indirizzo...I have just 10 euros cash.
Chin up Honey, we ll make it
arrivai 10 minuti e 6 euro in meno dopo.
thanks a lot!
honey you're in Dublin, we say thanks a million
:-D :-D
Le valigie senza rotelle, che mi hai fatto ricordareeeee ... i miei anni negli USA li ho fatti sempre con quelle, ma come facevamooooo?
DeleteMenomale che i Dubliners e i Glaswegian perlomeno sono simpatici e alleggeriscono lo stress da arrivo!
Tu lasci la Spagna ad una ragazza tutta caliente, io ti lascio la Scozia e qualcun'altra mi rida' Melbourne. XD
ReplyDeleteDEAL!
Ma no, dai, son carini... ma CHE FREDDO non smettero' mai di dirlo!! GIAMMAI!!
Ciao SISALliona!
Quindi ci serve una Melbourniana che voglia venire in Spagna, poi veloce veloce facciamo uno scambio di identità!
DeleteLa croce dei nomi storpiati... non tanto in Scozia, ma quando vivevo in Inghilterra, nessuno, e dico NESSUNO, capiva il mio nome. Sono diventata: Magda, Maria, Mamta (perche' giustamente ho l'accento indiano) e persino Mark o Martin. Pero' una persona in Scozia, per email, mi ha chiamato Scott aggiungendo: "We have an issue in our shop and I believe you are the man who can help". Evviva :DD
ReplyDeleteContinua a raccontare...non vedo l'ora di leggere il resto
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