12.4.15

Il karma, i buoni samaritani, l'italianità


Sono partita. 
Senza organizzare, senza pensare, senza leggere, senza prendere appunti.
È la norma degli ultimi anni, parto all'avventura e con molta KARMA.

Avevo un volo di andata e uno di ritorno.
Nessuno ostello prenotato, nessun itinerario definito.
Solo una valigia da 10kg con il minimissimo indispensabile.
E la speranza che anche questa volta, come l'estate scorsa, tutto andasse bene.

Questo viaggio ha superato le mie aspettative a livello umano.
E allora più che ai luoghi d'Irlanda, il primo post voglio dedicarlo alle persone.
Agli sconosciuti, ai conosciuti, ai conoscenti, ai passanti, a tutti quelli che lo hanno reso più vivo e più vero.

Nessuno ostello prenotato, come ho detto.
Perché da tre anni ormai mi affido al couchsurfing e all'ospitalità di sconosciuti. Se non lo conoscete, beh, consiste nel dormire sui divani (ma anche letti o pavimenti) di persone iscritte alla pagina che offrono - gratis -  ospitalità. Se non vi fidate posso solo dire che bisogna leggersi bene i profili e le recensioni che altri ne fanno e capire se una persona e il suo stile di vita sono adatti a noi.

Io finora, a parte uno strano personaggio comunque innocuo, non ho avuto alcun problema. Da vegana prediligo couchsurfers vegani o vegetariani (abbiamo una pagina facebook internazionale), ma poi non importa l'età, il ceto sociale, la nazionalità. È una maniera incredibile per conoscere gente che normalmente non incrocerebbero mai il nostro cammino.

Ho conosciuto anarchici rifugiati, padri single, istruttori di bici per ciechi, giovani vichinghi, ufologi in erba, ricchi e poveri, dottori e manager, disordine ed estrema pulizia. 

Poi ci sono gli amici che si fanno in 4 per aiutarti. 
A Dublino c'è Filippa, conosciuta su facebook quando entrambe eravamo Comenius (per chi non lo sapesse, la mia vita per un anno è stata questo incredibile sogno www.comeniusinslovenia.blogspot.com). Comunione di anime da prof., esperienze di vita, la sua preoccupazione di vederci dormire sotto un ponte a Dublino che la porta a cercarci un tetto a casa di una sua amica e - quando il mio volo è cancellato per gli scioperi - ad ospitarmi a casa sua. Eppure la sua amica non ci conosce e neppure ci sarà. Eppure io e lei ci eravamo viste prima solo un giorno fugace a Roma, ma c'erano stati mesi di chiacchiere didattiche e di ogni tipo via facebook.


 E sono chiacchiere e risate e allora pare di essere amiche da chissà quanto. E Dublino attraverso i suoi occhi e il suo vissuto è anche un po' la mia città.

Io mi sono scordata come sono gli italiani. Non sono più tanto italiana in certe cose. 
Così quando Filippa ci dice che dei suoi amici hanno organizzato un picnic per Pasqua e anche io e Marghe siamo invitate, penso bene di mettermi due pacchi di cous cous liofilizzato nello zaino, in caso non ci fosse nulla da mangiare per noi.
Perché avevo scordato che significa un pranzo di Pasqua tra italiani, un'abbuffata mascherata da picnic in giardino. In cui i padroni di casa, Alessandro e Caterina, ci accolgono come se a quello si dedicassero, a ricevere i profughi appena arrivati in un Paese nuovo e a farli sentire a casa.

Credo sinceramente che questa domenica di Pasqua sia stato uno dei giorni più profondi della mia vita, chissà se gli altri se ne sono accorti. Sembra assurdo, ma stare fra italiani come da tanto non mi succedeva mi ha fatto fare pace con la mia italianità. Ricordare cosa c'è di bello nelle persone del Paese dove non vivo da tanti anni.

Quel calore, quel senso immediato di famiglia, quel pensare sempre agli altri e a farli sentire a proprio agio, quelle chiacchiere che scorrono naturali come se fossimo tutti stati compagni d'asilo che non si vedono da anni.

 Una torta vegana fatta apposta per noi ...

...  un cuoco instancabile con due barbeque separati così le verdure non si mischiano con altro ...


... la caccia agli ovetti di cioccolata nascosti in giardino, godendoci un sole tiepido che inaspettatamente ci riscalda e ci coccola.


Una giornata che pare durare secoli, e un certo punto non mi ricordo più neppure che siamo a Dublino, mi pare di essere a casa, poter tornare a piedi, e pensare che in ogni Paese ci dovrebbe essere un comitato di accoglienza così, come forse c'era quando la gente emigrava in ben altre condizioni.

Grazie Fili e grazie ragazzi/e, vi aspettiamo a Murcia.


19 comments:

  1. Che bello questo post!!!
    Anche io ho conosciuto tante persone diverse (che probabilmente non avrei mai incontrato) girovagando per l'Europa,anche se sempre in compagnia.

    Baci
    Gilda di www.nonpuoesserevero.blogspot.it

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    1. Accogliere ed essere accolti, creare ponti fra le culture, uscire dalla propria zona di confort ... Che bello!

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  2. Che bella sensazione mi hai trasmesso!

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    1. Ero lì, una settimana fa, e davvero mi sono sentita 'in pace', in un mondo buono!

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  3. Sará per il nostro modo di fare che tutti gli altri ci sembrano freddi e chiusi? Lo dobbiamo ammettere, quando siamo in gruppo accogliamo la gente in maniera stupenda facendola sentire sempre a proprio agio! :)

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    1. Che poi sicuramente lo fanno anche le persone di altre culture, ma questa accoglienza di 'sei parte di una famiglia' è molto italiana.

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  4. Bellissimo, davvero. Mi sono quasi commossa perché il calore che hai raccontato è arrivato anche a me attraverso le tue parole.

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    1. Io poi non sono emotiva, a questa giornata mi ha proprio emozionata!

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  5. Bello che ogni tanto ci si possa anche trovare bene tra italiani. Io ho notato spesso che mi trovo molto piu' a mio agio tra compatrioti espatriati che non tra quelli rimasti... non so se sia una mia percezione o l'atteggiamento sia davvero diverso!

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    1. Beh, forse perché il vissuto e le difficoltà sono comuni, chissà ...

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  6. E lo posso dire a gran voce: io c'ero!! Evviva i cittadini liberi del mondo :)

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  7. Io provo una sensazione simile quando mi trovo con la mia unica amica italiana che ho vicina... ma non credo sia solo perché e' italiana. C'e' molto di più che ci lega. Mi chiedo che esperienza avrei io, tornando, dopo così tanti anni lontana...

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    1. In questo caso per me è stato una sorta di studio antropologico sulla mia nazionalità ... Dopo tanti anni a interagire con gruppi di spagnoli o di stranieri, ritrovarmi fra italiani mi ha fatto capire che ci sono atteggiamenti e modi - molto belli e positivi - che sono prerogativa degli italiani, conosciuti o sconosciuti!

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  8. Neanche a dirlo, ho adorato questa scorpacciata di vita che hai raccontato... non so se siano gli Italiani ma penso che possa essere cosi' come dici tu e mi piace. :)

    W LA PAPPA

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    1. E l'idea del cibo legato all'accoglienza, alla famiglia, agli affetti, allo stare bene. Le persone di altre culture sono accoglienti in modo diverso, credo che gli italiani abbiano questo di bellissimo, di accoglierti attraverso lo stomaco e il rituale del preparare, del mangiare, del tenerci ad organizzare, anche se poi tutti gli sforzi fatti sembrano naturali, quasi genetici.

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  9. Siamo geneticamente portati all'accoglienza sono d'accordo! all'abbraccio! E si ho l sensazione di conoscerti da sempre Ceci! :) ed è una bellissima sensazione! Grazie a te!

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  10. E comunque questa cosa del coachsurfing è bellissima! Io che non posso dormire sui divani o non mi rialzo più cerco quando posso di fare scambio casa, che non è la stessa cosa ma ha uno spirito simile :-)

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  11. La tua apertura verso gli altri è bellissima. Come si dice "inspiring" in italiano? Comunque, hai capito.

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