Tornata indietrissimo ero.
E lo vedevo dalla scarsità dei post, dal non portare più la macchina fotografica in giro, dall'avere scritto roba cattivella, poi tornata in bozza.
Ecco, dato che il futuro si prospetta complicato, perché dove lavoro le cose vanno così, che pare che abbiamo raggiunto il limite di umana sopportazione e poi invece andiamo oltre, questo lungo fine settimana (oggi è festa, benedetto Santo Tomás, patrono dell'università) spina staccata.
Zainetto minimalista, zero piani.
Sono stata a Cartagena, in uno dei soliti momenti clù della vita della solita persona che vengo a trovare in questo porto di mare.
E, non nell'ordine, ho ...
- dormito in un letto scomodissimo, - la viscoelastica gelatinosa non fa per me, - ma con tante di quelle finestre in stanza ed alberi e pappagallini liberi fuori, che mi è sembrato di essere a millemila km da ...
- scordato di pettinarmi e lasciato che fosse il vento ad asciugarmi/scompigliarmi i capelli. Chiamatemi Re Leone.
- accettato che cucinassero per me, - non sono proprio entrata in cucina finché non era pronto, - e fatto molteplici strappi alle regole salutari (biscotti, frutta ricoperta di cioccolato, altri biscotti natalizi, incredibilmente vegan, trovati al Lidl), in preparazione per il mese di febbraio che vorrei fare un esperimentino detox.
- penzolato dalle liane di alberi giganteschi, mai viste prima, anzi mai notate.
- sognato ad occhi aperti i viaggi che voglio fare, le storie che voglio raccontare.
- origliato conversazioni di attempati machos spagnoli, sul lungomare, seduta al sole, a fare il pieno di vitamina D e ad aspettare la partenza di un giroincatamaranoperturisti, che però non è partito.
- passeggiato su e giù, posti già visti e qualche nuovo angoletto: un caffè che ha due tapas vegane, una salita popolata di lavanda, graffiti di facce che spuntano quando meno te li aspetti, un bar de tapas dove su una parete fanno mostra quadri di donne nude e su quella accanto crocifisso e madonne.
Io adesso mi organizzo.
E chi s'è visto s'è visto.